Dittonghi
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Dittonghi
La tradizionale teoria grammaticale sui dittonghi prevede che essi siano la combinazione di una vocale e di "i", "u" non accentate. La mia domanda è questa: sequenze vocaliche come quelle delle parole "lui", "pii" e "friulano" sono considerate dittonghi?
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Re: Dittonghi
Tradizionalmente, no (tranne, forse, in friulano, ma molto dipende da come viene di volta in volta «analizzata» la parola in questione -la definizione tradizionale di dittongo e iato è infatti essenzialmente morfologica: legga qui). Foneticamente, ovviamente, sí, ma questo Lei lo sa di sicuro…Carnby ha scritto:La tradizionale teoria grammaticale sui dittonghi prevede che essi siano la combinazione di una vocale e di "i", "u" non accentate. La mia domanda è questa: sequenze vocaliche come quelle delle parole "lui", "pii" e "friulano" sono considerate dittonghi?
Rimando tutti gl’interessati a un mio vecchio intervento.
- giulia tonelli
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Mi permetto di riesumare questo filone, anche perché tiro in ballo un sito cui qui s'è dato rimando.
Ivi si dice testualmente (corsivi e grassetti nel testo):
P.S.: davvero la 'a' e la 'o' di "straordinario" non si possono pronunciare con un'unica emissione di fiato?
Ivi si dice testualmente (corsivi e grassetti nel testo):
Invece, nel sito dell'Enciclopedia Treccani dell'Italiano (voce "Iato") si legge:Luigi De Bellis ha scritto:Si noti nella parola "straordinario" che la a e la o di straor non costituiscono dittongo perché non si possono pronunciare con un'unica emissione di fiato e perciò danno vita a due sillabe; invece la i e la o di rio costituiscono dittongo e fanno una sola sillaba.
A parte che non ho capito come si giustifica l'affermazione della Marotta (e in "viaggio" lo iato può diventare dittongo per altre ragioni), se si confrontano le parti che ho evidenziato in rosso si nota che sono in contraddizione: -ao- in "straordinario" per il De Bellis non è un dittongo, per la Marotta sì: chi ha ragione?Giovanna Marotta ha scritto:Anche la notorietà della parola costituisce un parametro rilevante: in caso di parole di uso comune, lo iato originario può facilmente diventare dittongo; per es., straordinario, video, viaggio.
P.S.: davvero la 'a' e la 'o' di "straordinario" non si possono pronunciare con un'unica emissione di fiato?

Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Sì, al Nord prevale /'vjaʤʤo/ (bisillabico), in Toscana e altrove /vi'aʤʤo/ (trisillabico; anche in poesia si nota questa differenza).Zabob ha scritto:e in "viaggio" lo iato può diventare dittongo per altre ragioni
In realtà hanno «ragione» entrambi: secondo la «grammatica tradizionale» due vocali adiacenti delle quali nessuna sia o i o u, non possono costituire dittongo. La posizione di Giovanna Marotta è più moderna e realistica: anche in poesia (senza scomodare Canepari e la fonetica moderna) due vocali contigue possono far parte della stessa sillaba a certe condizioni, anzi si può considerare quasi «normale» la sineresi e «marcata» (anche dall'uso dei due puntini presso i curatori più attenti) la dieresi (/di'ɛrezi/, non /'djɛrezi/ – come del resto /i'ato/ – se vogliamo proprio esser precisi).Zabob ha scritto: -ao- in "straordinario" per il De Bellis non è un dittongo, per la Marotta sì
In questa canzone della Mannoia, per esempio (che credo abbia un'ottima dizione), si sente che la cantante dice /vi'aʤʤo/, ma senza che i e la successiva a formino due sillabe (metriche) distinte: «sarai sola nel viaggio» è un settenario come gli altri e quel "viag" viene cantato su un'unica nota.Carnby ha scritto:Sì, al Nord prevale /'vjaʤʤo/ (bisillabico), in Toscana e altrove /vi'aʤʤo/ (trisillabico; anche in poesia si nota questa differenza).
Ultima modifica di Zabob in data dom, 05 mag 2013 23:20, modificato 1 volta in totale.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Penso che gli unici modi di "sentire" uno iato nella parola "straordinario" siano: a) considerarla formata da stra + ordinario, e quindi con un confine morfologico a cavallo del dittongo -ao-; b) declamarla con accento secondario /straˌordiˈnarjo/.
Ultima modifica di Zabob in data dom, 05 mag 2013 23:57, modificato 1 volta in totale.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Non è poi fisicamente possibile eseguire uno iato sulla stessa nota nel canto, visto che lo iato presuppone due sillabe...Zabob ha scritto:In questa canzone della Mannoia, per esempio (che credo abbia un'ottima dizione), si sente che la cantante dice /vi'aʤʤo/, ma senza che i e la successiva a formino due sillabe (metriche) distinte: «sarai sola nel viaggio» è un settenario come gli altri e quel "viag" viene cantato su un'unica nota.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
A proposito di dieresi, sineresi e iati: il verso dantesco «I' vidi un fatto a guisa di liuto» si deve sillabare (metricamente): I-vi-diun-fat-toa-gui-sa-di-li-u-to (pronunciando la terza sillaba /djun/) oppure I-vi-di-un-fat-toa-gui-sa-di-liu-to (pronunciando la penultima /lju/)?
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- Ferdinand Bardamu
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Ma anche -iu- in "vidi un" è un iato...Ferdinand Bardamu ha scritto:In liuto, l’-iu- è in iato (/li'uto/)
Ultima modifica di Zabob in data lun, 06 mag 2013 0:03, modificato 1 volta in totale.
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