Credo che questa sia la tautologia che piú m’infastidisce. Quali altre, di uso comune, vi fanno rizzar sul capo le chiome?[i]Come parlare e scrivere meglio[/i] ha scritto:Requisiti richiesti (specialmente nel linguaggio pubblicitario)
Basta dire requisiti, che vuol dire da sé “cose richieste”: Vorrei farmi assumere in quell’azienda, ma non ho tutti i requisiti. Volete usare in ogni modo l’aggettivo richiesto? E allora dite titoli richiesti, qualità richieste e simili. La tautologia potrebbe essere difesa con il solito discorso delle parole che hanno perduto il loro stretto senso etimologico; ma stavolta non ce la sentiamo di tentare una giustificazione del genere, forse anche perché requisito e richiesto si assomigliano nella struttura e nel suono, sí che è palese la parentela. Abbiamo detto che l’espressione è diffusa nella pubblicità; ma la disse anche un professore, e la disse proprio quando, in una polemica che i giornali riportarono, spiegò che certi candidati a un concorso magistrale non potevano essere promossi perché non sapevano scrivere in buon italiano, che cioè, appunto, non avevano i requisiti richiesti.
«I requisiti richiesti»
Moderatore: Cruscanti
«I requisiti richiesti»
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ecco altri esempi (tratti dallo stesso libro):
Camminare a piedi (un medico, alla televisione)
Collaborazione reciproca (i giornali, uomini politici, anche uomini di cultura, come un rettore di università)
Dedalici labirinti (Indro Montanelli)
Buia oscurità (un giornale)
Caos confuso (un uomo politico)
Subire passivamente (un vocabolario)
I posti del teatro sono stati prenotati in anticipo (il Telegiornale)
Scomparse le salme di due deceduti (da un giornale)
Le cantine si trovano sotto l’edificio (il Telegiornale) [e il tetto si trova sopra?
]
Escalation crescente (un uomo politico)
Indagine conoscitiva (i politici in genere)
Eterogenea mescolanza di elementi diversi (un vocabolario
)
Inedito e nuovo (i giornali, con una certa frequenza)
Il libro postumo del defunto Presidente americano (la radio)
Ovviamente ci sono gradi diversi di tautologia, e alcune rientrano nelle dittologie sinonimiche (auspichiamo e speriamo) oppure servono a dare maggior vigore all’espressione (Scendi giú!), ecc. Non guasterebbe però un po’ di riflessione da parte dei mèdia.
Camminare a piedi (un medico, alla televisione)
Collaborazione reciproca (i giornali, uomini politici, anche uomini di cultura, come un rettore di università)
Dedalici labirinti (Indro Montanelli)
Buia oscurità (un giornale)
Caos confuso (un uomo politico)
Subire passivamente (un vocabolario)
I posti del teatro sono stati prenotati in anticipo (il Telegiornale)
Scomparse le salme di due deceduti (da un giornale)
Le cantine si trovano sotto l’edificio (il Telegiornale) [e il tetto si trova sopra?
Escalation crescente (un uomo politico)
Indagine conoscitiva (i politici in genere)
Eterogenea mescolanza di elementi diversi (un vocabolario
Inedito e nuovo (i giornali, con una certa frequenza)
Il libro postumo del defunto Presidente americano (la radio)
Ovviamente ci sono gradi diversi di tautologia, e alcune rientrano nelle dittologie sinonimiche (auspichiamo e speriamo) oppure servono a dare maggior vigore all’espressione (Scendi giú!), ecc. Non guasterebbe però un po’ di riflessione da parte dei mèdia.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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