Sento usare indiscriminatamente entrambi i termini per indicare la medesima cosa, ovvero un riconoscimento di cui si è insigniti per meriti particolari pur senza aver frequentato un corso di studi. Ora, mi sorge un dubbio: ma la laurea ad honorem non si riceve solo dopo la morte? Wikipedia effettivamente mi dà ragione, ma non so quanto la fonte sia autorevole...potreste illuminarmi?
Prisca ha scritto:Sento usare indiscriminatamente entrambi i termini per indicare la medesima cosa, ovvero un riconoscimento di cui si è insigniti per meriti particolari pur senza aver frequentato un corso di studi. Ora, mi sorge un dubbio: ma la laurea ad honorem non si riceve solo dopo la morte? Wikipedia effettivamente mi dà ragione, ma non so quanto la fonte sia autorevole...potreste illuminarmi?
Credo che Wikipedia abbia ragione, anche se di fatto le due espressioni vengono considerate sinonimi. Ciò che so per certo – e glielo dico come curiosità – è che nel mondo anglosassone il titolare d’un dottorato honoris causa che si chiamare dottore commette una «birbonata». Dall’accusa non si salvò neanche il lessicografo Samuel Johnson, autore del primo dizionario dell’uso. Penso che in Italia le gente sia più disinvolta. L’ultima volta che mi sono fatto fare la barba a Roma il barbiere, per il quale potevo pure essere un analfabeta, a un certo punto mi sussurrò: Famo la creta, dottó?
Ad honorem e honoris causa sono due locuzioni che hanno lo stesso significato. E non si riferiscono a titoli conferiti dopo la morte.
Tutto questo si desume dalle seguenti autorevoli fonti lessicografiche: GRADIT, Treccani, DISC, Devoto-Oli 2007.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati. V. M. Illič-Svitič
A questo punto sorge spontanea la domanda: quali sono le differenze fra le due costruzioni latine (intendo ad + accusativo e genitivo + causa), se esistono (o sono esistite)?
Mauro Magni, Dizionario degli errori, De Vecchi, Milano 1971, p. 21, consiglia di distinguere ''ad honorem'' (a onore dei morti) da ''honoris causa'' (a motivo dell'onorabilità, della fama dei vivi).
Riflettendoci, mi sembra sostenibile la distinzione. Nel primo caso si vuole onorare, nel secondo si premia chi già si è fatto onore.