Punteggiatura e virgolette
Moderatore: Cruscanti
Punteggiatura e virgolette
Ci sono varie posizioni sulla questione dell'uso della punteggiatura nel discorso diretto introdotto da virgolette. Alcuni sostengono che i segni d'interpunzione vadano all'interno delle virgolette se fanno parte di un discorso diretto citato e all'esterno se non ne fanno parte. Altri sostengono che i segni vadano sempre ripetuti tranne il caso del punto fermo.
Elenco i possibili casi dubbi:
«Andiamo domenica?»
«Andiamo domenica?».
«Andiamo domenica!»
«Andiamo domenica!».
«Andiamo domenica...»
«Andiamo domenica...».
«Andiamo domenica.»
«Andiamo domenica».
«Andiamo domenica.».
Nei primi tre casi preferisco la forma con il punto interrogativo o esclamativo prima delle virgolette senza ripetere il punto. Nel quarto caso preferisco la seconda forma, con un solo punto fuori dalle virgolette. Ma si tratta solo di un'impressione estetica.
Elenco i possibili casi dubbi:
«Andiamo domenica?»
«Andiamo domenica?».
«Andiamo domenica!»
«Andiamo domenica!».
«Andiamo domenica...»
«Andiamo domenica...».
«Andiamo domenica.»
«Andiamo domenica».
«Andiamo domenica.».
Nei primi tre casi preferisco la forma con il punto interrogativo o esclamativo prima delle virgolette senza ripetere il punto. Nel quarto caso preferisco la seconda forma, con un solo punto fuori dalle virgolette. Ma si tratta solo di un'impressione estetica.
Caro Carnby,
se fa una ricerca (in questo fòro), troverà alcuni interventi sull'uso della punteggiatura con le virgolette.
Riassumendo, e mi correggano i ‘cruscanti’ se sbaglio: la punteggiatura va messa prima della chiusura delle virgolette se essa appartiene alla frase riportata dentro le virgolette stesse. Per esempio: Viene da chiedersi: «È davvero cosí?». Il punto finale della frase, però, resta fuori. Tuttavia, se la frase ‘virgolettata’ costituisce l'intero periodo, si mette il punto finale dentro le virgolette e si può evitare un altro punto finale. Per esempio: «Absit iniuria verbis.» E con questo uscí di scena.
se fa una ricerca (in questo fòro), troverà alcuni interventi sull'uso della punteggiatura con le virgolette.

Riassumendo, e mi correggano i ‘cruscanti’ se sbaglio: la punteggiatura va messa prima della chiusura delle virgolette se essa appartiene alla frase riportata dentro le virgolette stesse. Per esempio: Viene da chiedersi: «È davvero cosí?». Il punto finale della frase, però, resta fuori. Tuttavia, se la frase ‘virgolettata’ costituisce l'intero periodo, si mette il punto finale dentro le virgolette e si può evitare un altro punto finale. Per esempio: «Absit iniuria verbis.» E con questo uscí di scena.
Ultima modifica di Gianluca in data dom, 21 ago 2011 10:18, modificato 3 volte in totale.
Credo che non ci sia nulla da correggere, caro Gianluca: ha fatto un ottimo riassunto della questione.Gianluca ha scritto:Riassumendo e mi correggano i ‘cruscanti’ se sbaglio...

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
In un caso come questo, meglio la chiusura (e riapertura) delle virgolette oppure la lineetta?
«Sono contento di essere qui – ha detto il Presidente della Repubblica – per l'importanza di quest'iniziativa»
«Sono contento di essere qui» ha detto il Presidente della Repubblica «per l'importanza di quest'iniziativa»
«Sono contento di essere qui – ha detto il Presidente della Repubblica – per l'importanza di quest'iniziativa»
«Sono contento di essere qui» ha detto il Presidente della Repubblica «per l'importanza di quest'iniziativa»
Meglio la chiusura e riapertura delle virgolette, perché ha detto il Presidente della Repubblica non appartiene alla citazione.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Non c’è, in proposito, una norma universale, e l’uso può variare da una casa editrice all’altra (l’importante è la coerenza). Osserva Bice Mortara Garavelli nel suo Prontuario di punteggiatura (Roma-Bari, Laterza, 2003, p. 33, sott. mia):
Quando il discorso diretto è seguito o interrotto da didascalie, si possono trovare due o tre segni paragrafematici in successione: in (40) la virgola e la lineetta di chiusura della prima battuta; in (44) il punto fermo dopo il penultimo inserto di discorso diretto; in (45) la virgola dopo le virgolette che all’interno hanno il punto interrogativo.
Direi allora che l’uso delle virgole, nel caso in oggetto, non è obbligatorio ma opzionale.
Quando il discorso diretto è seguito o interrotto da didascalie, si possono trovare due o tre segni paragrafematici in successione: in (40) la virgola e la lineetta di chiusura della prima battuta; in (44) il punto fermo dopo il penultimo inserto di discorso diretto; in (45) la virgola dopo le virgolette che all’interno hanno il punto interrogativo.
Direi allora che l’uso delle virgole, nel caso in oggetto, non è obbligatorio ma opzionale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Umberto Eco, nel suo Come si fa una tesi di laurea (Milano, Bompiani, 1995, p. 221-222) dice questo:
L’esponente di nota va dopo il segno di interpunzione. Scriveremo quindi:
La rassegna piú soddisfacente sull’argomento, dopo quella del Vulpus,¹ è quella del Krahehenbuel.² Quest’ultimo non soddisfa tutte le esigenze che il Papper chiama di “limpidità”,³ ma è definito dal... [Mi fermo qui perché non trovo il 4 esponente nei caratteri speciali...
]
Sceglierei allora l’ultima opzione.
L’esponente di nota va dopo il segno di interpunzione. Scriveremo quindi:
La rassegna piú soddisfacente sull’argomento, dopo quella del Vulpus,¹ è quella del Krahehenbuel.² Quest’ultimo non soddisfa tutte le esigenze che il Papper chiama di “limpidità”,³ ma è definito dal... [Mi fermo qui perché non trovo il 4 esponente nei caratteri speciali...

Sceglierei allora l’ultima opzione.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Se non avessi proceduto alla formattazione del mio portatile, anch’io avrei potuto consultare questo testo…Marco1971 ha scritto:Umberto Eco, nel suo Come si fa una tesi di laurea (Milano, Bompiani, 1995, p. 221-222) dice questo:
L’esponente di nota va dopo il segno di interpunzione.

Cionnonostante, parecchi sono i documenti che invitano alla terza opzione (…chiaramente non avrei risposto in quel modo a Carnby, se non avessi avuto la minima idea…): questo (sotto il titolo «Chiamata di nota», pp. 4-5); questo (sotto il titolo «Note a piè di pagina», p. 4); questo (sotto il titolo «Note a piè di pagina», pp. 3-4); questo (sotto il titolo «CITAZIONI E NOTE A PIÈ DI PAGINA», pp. 6-7); questo (sotto il titolo «LE CITAZIONI», p. 8); questo (sotto il titolo «[1.7.] Note» [...riporto testualmente, anche se sarebbe scorretto il corsivo dentro le virgolette...).
Per contro, invitano all'ultima opzione: questo (sotto il titolo «[1.] COME SI FA UNA NOTA?», p. 2); questo (sotto il titolo «LE NOTE», p. 2 [...anche qui riporto testualmente, sebbene non sia tipograficamente corretto sottolineare una parola in grassetto...]); questo (sotto il titolo «Note»).
La mia risposta, dunque, potrebbe essere accettata?
Come in molti dettagli della punteggiatura, non ci sono sempre norme rigide e universali. Quando feci la mia tesi di laurea, ci fu consigliato il testo di Eco e a quello m’attenni. Poi ci sono altri usi. Basta essere coerenti. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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