Cronoparco
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Cronoparco
Il parchimetro o parcometro, come recitano i vocabolari, è uno strumento che “misura la sosta” di un veicolo in un parcheggio pubblico. La sosta si “misura”, come indica il suffisso “-metro”? A me sembra un termine mal coniato che andrebbe sostituito con “cronoparco”. Il prefisso “crono-” indica, infatti, il “tempo” e il parcometro che, ripeto, è un obbrobrio linguistico, secondo i “coniatori”, stabilisce quanto tempo un veicolo può sostare in un parcheggio. Sotto il profilo strettamente semantico non è cosí. Concordate?
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Re: Cronoparco
Mah?Fausto Raso ha scritto:Il parchimetro o parcometro, come recitano i vocabolari, è uno strumento che “misura la sosta” di un veicolo in un parcheggio pubblico. La sosta si “misura”, come indica il suffisso “-metro”? A me sembra un termine mal coniato che andrebbe sostituito con “cronoparco”.


Re: Cronoparco
È una parola che abbiamo in comune con le lingue sorelle: francese parc[o]mètre, portoghese e spagnolo parquímetro. Non capisco perché sarebbe un obbrobrio: si riferisce al tempo durante il quale un veicolo è parcheggiato in un dato luogo.Fausto Raso ha scritto:Il parchimetro o parcometro, come recitano i vocabolari, è uno strumento che “misura la sosta” di un veicolo in un parcheggio pubblico. La sosta si “misura”, come indica il suffisso “-metro”? A me sembra un termine mal coniato che andrebbe sostituito con “cronoparco”. Il prefisso “crono-” indica, infatti, il “tempo” e il parcometro che, ripeto, è un obbrobrio linguistico, secondo i “coniatori”, stabilisce quanto tempo un veicolo può sostare in un parcheggio. Sotto il profilo strettamente semantico non è cosí. Concordate?
Il francese e le lingue iberiche, che sono molto piú guardinghe e puriste dell’italiano, accettano questo vocabolo. Perché mai noi dovremmo rifiutarlo?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Re: Cronoparco
Perché a mio avviso è coniato male: il suffisso "-metro" è un'unità di misura che indica la lunghezza, non il tempo. Per la "misurazione" del tempo si deve ricorrere al prefisso-suffisso "-crono-": cronometro, cronografo ecc.Marco1971 ha scritto:Il francese e le lingue iberiche, che sono molto piú guardinghe e puriste dell’italiano, accettano questo vocabolo. Perché mai noi dovremmo rifiutarlo?
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Re: Cronoparco
Ma, Fausto, crono- vuol dire «tempo», non «misurazione del tempo», tant’è vero che per «misurare un lasso di tempo» si usa il cronometro.Fausto Raso ha scritto:…il suffisso "-metro" è un'unità di misura che indica la lunghezza, non il tempo. Per la "misurazione" del tempo si deve ricorrere al prefisso-suffisso "-crono-": cronometro, cronografo ecc.

P.S. E -metro vuol dire «misura», non necessariamente «misura di lunghezza».
Ultima modifica di Infarinato in data ven, 04 giu 2010 22:36, modificato 1 volta in totale.
Il suffisso ‘-metro’ non è un’unità di misura, è un suffisso che si riferisce alla misurazione di varie cose. Il tempo, dunque, non si misura né conosce lunghezza?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
‘Cronoparco’ per me significherebbe ‘parco del tempo’. E i puristi non accetterebbero un composto mezzo greco e mezzo francese [parc] (ma noi sí, se fosse acconcio).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Segnalo inoltre che lo stesso Bruno Migliorini, fondatore della glottotecnica, non esprime giudizio sulla fattura del termine (sicché è regolare), ma osserva soltanto:
Non si è ancora giunti (1963) a una scelta definitiva tra parchimetro e parcometro. (La lingua italiana nel Novecento, Firenze, Le Lettere, 1990, p. 137, n. 64)
Non si è ancora giunti (1963) a una scelta definitiva tra parchimetro e parcometro. (La lingua italiana nel Novecento, Firenze, Le Lettere, 1990, p. 137, n. 64)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Perdonatemi, ma sono sempre più convinto che "parcometro" è mal coniato se si legge anche ciò che riporta il Gabrielli in linea:
parchimetro
[par-chì-me-tro]
raro parcometro
s.m.
Contatore a tempo, collocato ai bordi di alcune strade urbane, che in seguito all'introduzione di una certa somma in moneta, misura il tempo di sosta
parchimetro
[par-chì-me-tro]
raro parcometro
s.m.
Contatore a tempo, collocato ai bordi di alcune strade urbane, che in seguito all'introduzione di una certa somma in moneta, misura il tempo di sosta
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
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«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Non ho ancora capito perché le sembra foggiato male... Che c’entra la definizione con la formazione?
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Spero di spiegarmi: il parcometro non "conta il tempo" di sosta...Marco1971 ha scritto:Non ho ancora capito perché le sembra foggiato male... Che c’entra la definizione con la formazione?
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
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Il parchimetro o parcometro è un «apparecchio automatico a orologio, utilizzato nei parcheggi pubblici per determinare il tempo di sosta di un autoveicolo in relazione con l’importo della moneta introdottavi.» (Battaglia)
La formazione è trasparente e si può parafrasare cosí: «misuratore del tempo durante il quale un veicolo è parcheggiato». Ma non solo questo. Vuole anche, caro Fausto, ridefinire l’ossigeno, mal foggiato, ma ormai accettato anche dagli scienziati?
C’è un limite, e lo vedrei proprio in questo: gl’internazionalismi che assumono forma conforme nelle varie lingue hanno ragion d’essere, soprattutto se di lunga data; e temo che dovremo anche farci una ragione di referente, per quanto illogico.
Ma almeno le strutture della lingua rimangono intatte, e non è poca cosa, di questi tempi.
La formazione è trasparente e si può parafrasare cosí: «misuratore del tempo durante il quale un veicolo è parcheggiato». Ma non solo questo. Vuole anche, caro Fausto, ridefinire l’ossigeno, mal foggiato, ma ormai accettato anche dagli scienziati?
C’è un limite, e lo vedrei proprio in questo: gl’internazionalismi che assumono forma conforme nelle varie lingue hanno ragion d’essere, soprattutto se di lunga data; e temo che dovremo anche farci una ragione di referente, per quanto illogico.
Ma almeno le strutture della lingua rimangono intatte, e non è poca cosa, di questi tempi.
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