«Premier» e «leader»
Moderatore: Cruscanti
- Ferdinand Bardamu
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Riapro questo filone per aggiungere una mia considerazione personale sulla fortuna (immeritata) del termine «leader» e delle sue varie – e aberranti – declinazioni e varianti (come l'orrendo aggettivo ibrido «leaderistico» e l'altrettanto inascoltabile «leaderino»).
Sospetto che, dietro la proliferazione del suo impiego su giornali e tv, si nasconda un vezzo narcisistico, oltre al solito malvezzo modaiolo. «Leader» secondo la celebre definizione di Weber, è, semplificando, chi è dotato del «carisma», di qualità eccezionali che ispirano la fedeltà dei seguaci. Il capo o capetto di questo o quel partito pretenderebbe quindi di essere investito di questa autorità «divina» e di avere un ascendente particolare. La qual cosa sovente genera effetti comici, specie in Italia.
Detto questo, credo che, al di là degli abusi su descritti, «capo» o «dirigente» e sinonimi non soddisfacciano appieno al significato weberiano. Un adattamento «lider» o, meglio, «lídere» (declinabile) sarebbe in questo caso, a mio parere, auspicabile. Che cosa ne pensate?
Sospetto che, dietro la proliferazione del suo impiego su giornali e tv, si nasconda un vezzo narcisistico, oltre al solito malvezzo modaiolo. «Leader» secondo la celebre definizione di Weber, è, semplificando, chi è dotato del «carisma», di qualità eccezionali che ispirano la fedeltà dei seguaci. Il capo o capetto di questo o quel partito pretenderebbe quindi di essere investito di questa autorità «divina» e di avere un ascendente particolare. La qual cosa sovente genera effetti comici, specie in Italia.
Detto questo, credo che, al di là degli abusi su descritti, «capo» o «dirigente» e sinonimi non soddisfacciano appieno al significato weberiano. Un adattamento «lider» o, meglio, «lídere» (declinabile) sarebbe in questo caso, a mio parere, auspicabile. Che cosa ne pensate?
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data mar, 03 ago 2010 1:37, modificato 1 volta in totale.
Concordo in pieno con lei, caro Ferdinand, è un adattamento semplice (anche gli spagnoli hanno líder); non riesco tuttavia a leggere la sua seconda proposta (caratteri illeggibili)...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Epperò, si ricordi il celebre saggio gramsciano che seguí la morte di Lenin (settimanale Ordine Nuovo, 1º marzo 1924), intitolato in modo essenziale e icastico —per l’appunto— «Capo», di cui riporto l’incipit:Ferdinand Bardamu ha scritto:Detto questo, credo che, al di là degli abusi su descritti, «capo» o «dirigente» e sinonimi non soddisfacciano appieno al significato weberiano.
Ogni Stato è una dittatura. Ogni Stato non può non avere un governo, costituito di un ristretto numero di uomini, che a loro volta si organizzano intorno a uno dotato di maggiore capacità e maggiore chiaroveggenza. Finché sarà necessario uno Stato, finché sarà storicamente necessario governare gli uomini, qualunque sia la classe dominante, si porrà il problema di avere dei capi, di avere un capo.
È evidente che capo assume qui tutte le accezioni di leader, compresa quella weberiana di «guida carismatica». Meglio riservare l’adattamento solo ai casi in cui non esiste almeno un traducente che copra tutto o buona parte del campo lessicale del forestierismo.
V’ha grand’uopo, a dirlavi con ischiettezza, di restaurar l’Erario nostro, già per somma inopia o sia di voci scelte dal buon Secolo, o sia d’altre voci di novello trovato.
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Professo la mia ignoranza e ammetto che, in effetto, seguendo l'esempio di Gramsci, «capo» potrebbe benissimo ricoprire il significato di «leader». Chi preferisce sistematicamente il forestierismo dimostra una scarsa sensibilità linguistica, ma questo è senza dubbio l'ultimo dei difetti degli attuali operatori della parola.
Come extrema ratio, se proprio al gazzettiere di turno scappasse l'anglicismo, ammetterei (e qui rispondo, di passaggio, anche a Marco) l'adattamento «lidere», sdrucciolo e numerabile. Ma l'accetterei sconsolato, come esempio della pochezza delle competenze linguistiche dei nostri giornalisti.
Come extrema ratio, se proprio al gazzettiere di turno scappasse l'anglicismo, ammetterei (e qui rispondo, di passaggio, anche a Marco) l'adattamento «lidere», sdrucciolo e numerabile. Ma l'accetterei sconsolato, come esempio della pochezza delle competenze linguistiche dei nostri giornalisti.
Certo che leader non era necessario: la politica ne ha fatto a meno fin verso il 1834. Dobbiamo tuttavia prendere atto della sua diffusione internazionale e della portentosa possa dell’assuefazione. Cosí non rimane altra strada fuor dell’adattamento, e quello di piú probabile attecchimento (registrato nel GRADIT come variante di basso uso) è proprio lider. Lidere/lidero (personalmente preferirei la seconda), benché piú italiani, mi sembrano soluzioni estranee, purtroppo, al «gusto» odierno... 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Decimo ha citato un limpidissimo testo di Gramsci. È vero: per tradurre leader basta capo. (Ci sarebbe da chiedersi il perché di tanta ritrosia nel ricorrere a capo: detto in inglese sembra più gentile? Seguire il leader è elegante e seguire il capo è servile?)
Altrimenti, facciamo come gli ispanofoni: lider.
Altrimenti, facciamo come gli ispanofoni: lider.
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Certamente, ma penso che Carlo intendesse riprodurre la grafia italiana (senz’accento) e non quella portoghese o spagnola.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Ferdinand Bardamu
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- Ferdinand Bardamu
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La stessa improprietà si ritrova quando molti giornalisti definiscono governatori (in questo caso, grazie al cielo, la forma è italianissima, anche se il concetto è tipicamente statunitense) i presidenti di regione.Federico ha scritto:Tecnicamente "primo ministro" non si può dire in Italia (cosí sapevo) perché il Presidente del Consiglio non è gerarchicamente superiore agli altri ministri e non ha certi poteri (anche se in effetti con le ultime modifiche costituzionali li ha eccome: ma non durerà), insomma è "solo" un primus inter pares.
Assolutamente vero. Sarebbe più corretto chiamare un governatore "il presidente della regione [nome]."Ferdinand Bardamu ha scritto:La stessa improprietà si ritrova quando molti giornalisti definiscono governatori (in questo caso, grazie al cielo, la forma è italianissima, anche se il concetto è tipicamente statunitense) i presidenti di regione.
Però io preferisco il termine governatore al posto di "presidente della Regione" ma comunque su questo allora bisognerebbe cambiare la costituzione.
In verità leader è piuttosto banalizzato: non si usa solo per parlare di persone particolarmente carismatiche, ma anche per riferirsi banalmente al segretario di un'organizzazione o semplicemente a un esponente di un'organizzazione o movimento il quale sia di rilievo leggermente superiore alla media.
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