Cittanova e Cittavecchia
Moderatore: Cruscanti
Cittanova e Cittavecchia
Secondo voi sono corrette le suddette grafie per indicare il nome di due quarteri (o meglio terzieri) del mio paese?
Chiaramente essi derivano dall'unione di città + nova e città + vecchia, ma, seguendo le normali regole linguistiche, non si dovrebbe riflettere nella grafia la cogeminazione e pertanto scrivere Cittannova e Cittavvecchia?
Per quanto mi riguarda, scriverei Città Nova (volutamente senza u) e Città Vecchia così da evitare di mostrare le sequenze nn e vv che sono, forse, un po' sgraziate.
Chiaramente essi derivano dall'unione di città + nova e città + vecchia, ma, seguendo le normali regole linguistiche, non si dovrebbe riflettere nella grafia la cogeminazione e pertanto scrivere Cittannova e Cittavvecchia?
Per quanto mi riguarda, scriverei Città Nova (volutamente senza u) e Città Vecchia così da evitare di mostrare le sequenze nn e vv che sono, forse, un po' sgraziate.
Velocemente, in attesa delle precisazioni degli storici, non sarebbe possibile che questi due nomi fossero in antico Civitanova e Civitavecchia? Ciò spiegherebbe la mancata cogeminazione, ma è solo un’ipotesi...
Concordo in ogni modo sulla preferibilità estetica della grafica staccata.
Concordo in ogni modo sulla preferibilità estetica della grafica staccata.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Direi proprio di sí… Si vedano le varie voci (molte delle quali in grafia unita) nel DOP: e.g., Cittanova.Marco1971 ha scritto:…non sarebbe possibile che questi due nomi fossero in antico Civitanova e Civitavecchia?
Si noti inoltre che il raddoppiamento indiscriminato dopo polisillabo tronco (cioè: anche laddove la parola non terminava in consonante in latino) è un fenomeno tipicamente toscano [e dei dialetti da esso influenzati], e non di tutta l’area [italoromanza] in cui si pratica il raddoppiamento fonosintattico (…e questo vale a maggior ragione in antiquo).
Quindi per cause storiche si può giustificare l'incoerenza di una forma scritta con l'equivalente forma parlata?
Voglio dire: se i termini Cittanova e Cittavecchia hanno una storica ragion d'esistere, ma i parlanti li hanno sempre pronunciati Cittannova e Cittavvecchia, sarebbe giusto modificare la pronuncia e sopprimere innaturalmente il raddoppiamento fonosintattico? Mi sembrerebbe una scelta alquanto bizzarra...
Voglio dire: se i termini Cittanova e Cittavecchia hanno una storica ragion d'esistere, ma i parlanti li hanno sempre pronunciati Cittannova e Cittavvecchia, sarebbe giusto modificare la pronuncia e sopprimere innaturalmente il raddoppiamento fonosintattico? Mi sembrerebbe una scelta alquanto bizzarra...

Se già per le parole d’uso comune ci sono oscillazioni (penso a senonché e sopratutto, che i vocabolari registrano, benché si tratti di forme errate e inammissibili), figuriamoci per i toponimi!
Certamente, la pronuncia rimane tale e quale; rimane la discrepanza con la grafia, e per questo sarebbe meglio Città Nova e Città Vecchia.
Certamente, la pronuncia rimane tale e quale; rimane la discrepanza con la grafia, e per questo sarebbe meglio Città Nova e Città Vecchia.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ma questo è il punto, caro AmorEst: non è detto che li abbiano sempre pronunciati cosí. Anzi, è probabile che la pronuncia originaria [etimologica] fosse con la scempia e poi, per «toscanizzazione» e/o «rianalisi», e.g., di Cittanova in Città + nova (perché non piú percepita come contrazione di Civitanova), ha finito col prevalere la pronuncia [«moderna»] raddoppiata.AmorEst ha scritto:Voglio dire: se i termini Cittanova e Cittavecchia hanno una storica ragion d'esistere, ma i parlanti li hanno sempre pronunciati Cittannova e Cittavvecchia, sarebbe giusto modificare la pronuncia e sopprimere innaturalmente il raddoppiamento fonosintattico?
Quanto al tema piú generale delle «ragioni dei parlanti», mi permetto di rimandare a un mio vecchissimo intervento.
Grazie Infarinato per la delucidazione e il rimando alla fine.
Pensavo che la pronuncia raddoppiata fosse ben radicata nella tradizione toscana e non credevo che potesse invece non essere stato così in passato.
Alla fine continuerò a scrivere i miei prediletti Città Nova e Città Vecchia ma, se non altro, non bollerò come inaccettabili le grafie unite scempie.
Pensavo che la pronuncia raddoppiata fosse ben radicata nella tradizione toscana e non credevo che potesse invece non essere stato così in passato.
Alla fine continuerò a scrivere i miei prediletti Città Nova e Città Vecchia ma, se non altro, non bollerò come inaccettabili le grafie unite scempie.

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Nella tradizione toscana, sí; in quella calabrese [o veneta di Dalmazia], no.AmorEst ha scritto:Pensavo che la pronuncia raddoppiata fosse ben radicata nella tradizione toscana e non credevo che potesse invece non essere stato così in passato.
In realtà, non m’è ben chiaro come si sia affermata la pronuncia locale raddoppiata /tSittan'nOva/ visto che i polisillabi tronchi non sono raddoppianti nell’italiano regionale calabrese (Canepàri, MaPI, §14.2.3) né nel soggiacente dialetto [antico o moderno] (Loporcaro, Orig. raddopp. fonosint., cap. III, §3.4.6–7), se non che si sia adottata [piú o meno intenzionalmente] una pronuncia toscaneggiante, ancorché [nel caso specifico] antietimologica…
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