- Bello: attributo del soggetto
di aspetto: complemento di limitazione (il soggetto della frase non è bello in senso assoluto, ma, stando alla frase, solo esteriormente)
gentile: attributo del soggetto
di modi: complemento di limitazione (anche qui vale il discorso fatto sopra: il soggetto è gentile limitatamente ai modi; quanto alla gentilezza nel parlare, per fare un esempio, non abbiamo informazioni)
venne chiamato: predicato verbale
a Roma: complemento di moto a luogo
«Bello di aspetto, gentile di modi, venne chiamato a Roma»
Moderatore: Cruscanti
- Ferdinand Bardamu
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Mi provo anch'io nell'analisi logica, benché altri l'abbian fatto prima. Faccio appello alle mie reminiscenze scolastiche:
Giova forse riportare l’ottima trattazione della grammatica di Gisella Ravera Aira e Francesco Piazzi, La norma e l’uso, Bologna, Paccagnella Editore, 1986, p. 527.
50. Complemento di limitazione
Ulisse superava gli altri Greci in astuzia. Gianni è bravo nella corsa
In astuzia e nella corsa sono complementi di limitazione, in quanto limitano, circoscrivono il significato rispettivamente del verbo superare e dell’aggettivo bravo: la superiorità di Ulisse va intesa solo limitatamente all’astuzia e non ad esempio alla forza fisica, mentre la bravura di Gianni vale nell’ambito della corsa e non d’altre attività.
Dunque, il complemento di limitazione restringe il significato di un nome o di un aggettivo o di un verbo, indicando entro quali limiti e sotto quali aspetti si deve intendere quanto il nome o l’aggettivo o il verbo esprimono.
È introdotto dalle preposizioni di, per, in, da, a, ecc. oppure dalle locuzioni quanto a, riguardo a, rispetto a, a giudizio di, ecc., e risponde alle domande rispetto a che?, limitatamente a che?, in che?
Esempi: è cieco da un occhio; Dante si considerava fiorentino di nome, non di costumi; egli è padrone di nome ma non di fatto; a parole sei disposto ad aiutarmi; lo riconobbi dall’accento; secondo il mio parere egli è encomiabile in fatto di sincerità; in quanto a politica non capisce nulla; limitatamente al suo lavoro è davvero in gamba.
Si considera complemento di limitazione anche quello che dipende dagli aggettivi degno e indegno: è degno di lode; è indegna della nostra stima.
50. Complemento di limitazione
Ulisse superava gli altri Greci in astuzia. Gianni è bravo nella corsa
In astuzia e nella corsa sono complementi di limitazione, in quanto limitano, circoscrivono il significato rispettivamente del verbo superare e dell’aggettivo bravo: la superiorità di Ulisse va intesa solo limitatamente all’astuzia e non ad esempio alla forza fisica, mentre la bravura di Gianni vale nell’ambito della corsa e non d’altre attività.
Dunque, il complemento di limitazione restringe il significato di un nome o di un aggettivo o di un verbo, indicando entro quali limiti e sotto quali aspetti si deve intendere quanto il nome o l’aggettivo o il verbo esprimono.
È introdotto dalle preposizioni di, per, in, da, a, ecc. oppure dalle locuzioni quanto a, riguardo a, rispetto a, a giudizio di, ecc., e risponde alle domande rispetto a che?, limitatamente a che?, in che?
Esempi: è cieco da un occhio; Dante si considerava fiorentino di nome, non di costumi; egli è padrone di nome ma non di fatto; a parole sei disposto ad aiutarmi; lo riconobbi dall’accento; secondo il mio parere egli è encomiabile in fatto di sincerità; in quanto a politica non capisce nulla; limitatamente al suo lavoro è davvero in gamba.
Si considera complemento di limitazione anche quello che dipende dagli aggettivi degno e indegno: è degno di lode; è indegna della nostra stima.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
-
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- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
Finalmente una grammatica chiara. Tutte quelle in mio possesso (e sono abbastanza) non fanno accenno al fatto che "restringe il significato di un nome o di un aggettivo"; fanno solo riferimento al verbo (limita il concetto espresso dal verbo).Marco1971 ha scritto:…Dunque, il complemento di limitazione restringe il significato di un nome o di un aggettivo o di un verbo, indicando entro quali limiti e sotto quali aspetti si deve intendere quanto il nome o l’aggettivo o il verbo esprimono.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Sí, è a mio avviso, fra tutte le grammatiche per le scuole medie che conosco, la migliore, sempre affidabile e precisa. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
grazie per i vostri interventi
riassumendo direi che abbiamo: un attributo del soggetto con una limitazione del significato dell'aggettivo.
la frase equivalente potrebbe essere:
Raffaello, bello di persona, gentile di modi, venne chiamato a Roma
però la frase sembra mancare di qualcosa: "bello" non sembra dipendere direttamente da "Raffaello" ma da una ipotetica _apposizione_.
quindi:
Raffaello, uomo bello di persona, gentile di modi, venne chiamato a Roma
in questo caso credo che "uomo" potrebbe essere un apposizione al soggetto "Raffaello"?
mi chiedo: l'aggettivo può reggersi da solo? il nome (soggetto o apposizione) qui è "implicito". Allora l'aggettivo che compare senza il nome non diventa un _pronome_ (aggettivo che sostituisce il nome, non l'accompagna)?
E pur vero che sui miei libri di grammatica si dice che il complemento è retto spesso solo da verbi, aggettivi e sostantivi di significato inerente il complemento (quindi non si fa menzione del pronome), e che non si parla di pronomi con aggettivi qualificativi.
Inoltre l'aggettivo "bello" potrebbe essere in funzione predicativa invece che attributiva:
Raffaello, che era bello di persona, gentile di modi, venne chiamato a Roma
non cambia molto infondo, l'attribuzione di una qualità può avvenire con l'aggettivo o col predicano nominale (in un caso si individua un elemento per una qualità, nell'altro si attribuisce la qualità).
In sintesi la frase è piena di riferimenti impliciti e non rivela una struttura ben definita ma ne contiene diverse
. Almeno questa è la mia impressione.
riassumendo direi che abbiamo: un attributo del soggetto con una limitazione del significato dell'aggettivo.
la frase equivalente potrebbe essere:
Raffaello, bello di persona, gentile di modi, venne chiamato a Roma
però la frase sembra mancare di qualcosa: "bello" non sembra dipendere direttamente da "Raffaello" ma da una ipotetica _apposizione_.
quindi:
Raffaello, uomo bello di persona, gentile di modi, venne chiamato a Roma
in questo caso credo che "uomo" potrebbe essere un apposizione al soggetto "Raffaello"?
mi chiedo: l'aggettivo può reggersi da solo? il nome (soggetto o apposizione) qui è "implicito". Allora l'aggettivo che compare senza il nome non diventa un _pronome_ (aggettivo che sostituisce il nome, non l'accompagna)?
E pur vero che sui miei libri di grammatica si dice che il complemento è retto spesso solo da verbi, aggettivi e sostantivi di significato inerente il complemento (quindi non si fa menzione del pronome), e che non si parla di pronomi con aggettivi qualificativi.
Inoltre l'aggettivo "bello" potrebbe essere in funzione predicativa invece che attributiva:
Raffaello, che era bello di persona, gentile di modi, venne chiamato a Roma
non cambia molto infondo, l'attribuzione di una qualità può avvenire con l'aggettivo o col predicano nominale (in un caso si individua un elemento per una qualità, nell'altro si attribuisce la qualità).
In sintesi la frase è piena di riferimenti impliciti e non rivela una struttura ben definita ma ne contiene diverse

- Infarinato
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Non ce n’è [assolutamente] bisogno: cfr. Treccani in linea, s.v. «attributo», verso la fine, dove si parla di «posizione incidentale». [Regola principe dell’analisi logica: «sottintendere» sempre il meno possibile.pier ha scritto:…la frase equivalente potrebbe essere:
Raffaello, bello di persona, gentile di modi, venne chiamato a Roma
però la frase sembra mancare di qualcosa: "bello" non sembra dipendere direttamente da "Raffaello" ma da una ipotetica _apposizione_.
quindi:
Raffaello, uomo bello di persona, gentile di modi, venne chiamato a Roma
in questo caso credo che "uomo" potrebbe essere un apposizione al soggetto "Raffaello"?

No, la struttura della frase è ben definita [e, francamente, piuttosto banale] e non si presta ad altra analisi da quella già data da Marco e ribadita dal sottoscritto diversi interventi fa: parafrasando un Einstein un po’ indispettito, «we've submitted it for publication, not circulation among the Editorial Board».pier ha scritto:In sintesi la frase è piena di riferimenti impliciti e non rivela una struttura ben definita…

Il verbo essere nella terza persona singolare del presente indicativo reca l’accento grave: È. L’aggettivo inerente si costruisce obbligatoriamente con a: inerente al complemento. Infine, la pregherei di conformarsi alle normali regole d’ortografia dell’italiano: maiuscola a inizio di frase e punto (o puntini di sospensione, o altro) alla fine. Grazie.pier ha scritto:E pur vero che sui miei libri di grammatica si dice che il complemento è retto spesso solo da verbi, aggettivi e sostantivi di significato inerente il complemento...

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ometto la solita riflessione [ormai superflua] e ‘sparo a salve’ – non me ne abbia [a male] il caro «pier» (cui do il benvenuto, e del quale voglio prendere una svista per spontanea genuinità).
Quale vantaggio nello scrivere 'correttamente', se l’errore non è percepito [o percepibile]? È solo questione di tempo [e nel frattempo di vaga antipatia], quindi:
Infondo: anticamente scritto in fondo, ‘alla fine’, ‘tutto sommato’.
Guardiamo alla corretta segmentazione, per disambiguare ortograficamente la « profondità» sintattica – «infondo» è cosa diversa da «in fondo»; eppure le due forme, se ben contestualizzate, si specchiano l’una nell’altra.pier ha scritto:non cambia molto infondo ...
Quale vantaggio nello scrivere 'correttamente', se l’errore non è percepito [o percepibile]? È solo questione di tempo [e nel frattempo di vaga antipatia], quindi:
Infondo: anticamente scritto in fondo, ‘alla fine’, ‘tutto sommato’.
Riporto quello che dice il Treccani in linea (un po' di chiarezza non farà male; sott. mia):Ladim ha scritto:Infondo: anticamente scritto in fondo, ‘alla fine’, ‘tutto sommato’.
fóndo² 5. Locuz. avv. in fondo, alla fine, in conclusione, tutto sommato: in f., sei tu che ci rimetti; ripetuto: in f. in f., avevi ragione tu.
Cosí anche nel DISC in linea, nello Zingarelli 2004, nel Gabrielli bivolume, nel Devoto-Oli 2007 e nel Garzanti in linea. Infondo in grafia unita può solo valere la 1ª persona singolare dell'indicativo presente del verbo infondere ([io] infondo).
Io credo, caro Luca, che Ladim volesse scherzosamente proiettarsi nel futuro. E se sbaglio, Ladim di certo mi correggerà. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Una di queste Madonne dipinte da Raffaello
C'è un altra frase nel testo che ho letto che non riesco perfettamente a capire:
« Una di queste Madonne dipinte da Raffaello s'intitola la “Madonna dell'Impannata”, / sapete perché?
/ Perché sullo sfondo si vede una finestra chiusa da un panno bianco. »
Il soggetto dovrebbe trovarsi qui dentro: "Una di queste Madonne dipinte da Raffaello". Non so dove
. "Una" dovrebbe essere un aggettivo numerale, oppure un pronome numerale; ho trovato versioni contrastanti. Poi abbiamo due complementi: un complemento partitivo dipendente dall'aggettivo numerale "una" e un complemento di agente. Ma non mi è chiaro come funzioni la frase. Sarebbe utile un analisi logica di questa parte iniziale. 
Poi credo che abbiamo un complemento predicativo del soggetto: "la Madonna dell'Impannata". Segue una proposizione indipendente interrogativa diretta ("sapete perché?"). Qui non sono sicuro della funzione logica di "perché". Credo sia un avverbio. Voi che ne dite? Poi il "perché" viene ripetuto, ma come congiunzione causale.
Inoltre, nel brano abbiamo una particella pronominale "si". Dovrebbe essere un "si" passivante. Come si tratta nell'analisi logica questo elemento? Fa parte del predicato?
Grazie.
« Una di queste Madonne dipinte da Raffaello s'intitola la “Madonna dell'Impannata”, / sapete perché?
/ Perché sullo sfondo si vede una finestra chiusa da un panno bianco. »
Il soggetto dovrebbe trovarsi qui dentro: "Una di queste Madonne dipinte da Raffaello". Non so dove


Poi credo che abbiamo un complemento predicativo del soggetto: "la Madonna dell'Impannata". Segue una proposizione indipendente interrogativa diretta ("sapete perché?"). Qui non sono sicuro della funzione logica di "perché". Credo sia un avverbio. Voi che ne dite? Poi il "perché" viene ripetuto, ma come congiunzione causale.
Inoltre, nel brano abbiamo una particella pronominale "si". Dovrebbe essere un "si" passivante. Come si tratta nell'analisi logica questo elemento? Fa parte del predicato?
Grazie.
Gentile Pier,
gli utenti di questa piazza l’hanno aiutata a fare l’analisi logica della frase oggetto di questo filone. Ora ce ne propone un’altra, allo stesso scopo. L’analisi logica è un esercizio puramente scolastico, che esula dai nostri scopi, cioè le questioni di uso della lingua. Capirà dunque senza difficoltà che questo tipo d’esercizio va bene una volta ma non può ripetersi all’infinito. Cosí, chiudo questo filone, lasciando ampia libertà a chi lo desidera di risponderle per messaggio privato. Grazie della comprensione.
gli utenti di questa piazza l’hanno aiutata a fare l’analisi logica della frase oggetto di questo filone. Ora ce ne propone un’altra, allo stesso scopo. L’analisi logica è un esercizio puramente scolastico, che esula dai nostri scopi, cioè le questioni di uso della lingua. Capirà dunque senza difficoltà che questo tipo d’esercizio va bene una volta ma non può ripetersi all’infinito. Cosí, chiudo questo filone, lasciando ampia libertà a chi lo desidera di risponderle per messaggio privato. Grazie della comprensione.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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