Veramente (non che sia importante), a parte il GRADIT, praticamente tutti i dizionari dicono che la caraffa è provvista di manico (compresi Battaglia, Treccani e Devoto-Oli). Ma nulla osta al suo impiego al posto di decanter, accanto a decantatore.bubu7 ha scritto:Questa specificazione della presenza del manico nella caraffa, riportata nella definizione del Garzanti, mi sembra un'arbitraria limitazione. In altri dizionari si parla semplicemente di recipiente panciuto.
Enologia esterofila: «barrique» e «decanter»
Moderatore: Cruscanti
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Cosí, in questa risposta, si scrive nel sito della Treccani:
Il grande esperto di vini Luigi Veronelli (1926-2004) adoperava il termine carato, in luogo di barrique.
…come conferma questo —tra gli altri— dizionario enologico. Quindi, a dispetto dell’origine provenzale di barrique, suggerirei di espungere dalla lista barrica (non registrato) e incoraggiare l’equivalente autoctono carato.
Il grande esperto di vini Luigi Veronelli (1926-2004) adoperava il termine carato, in luogo di barrique.
…come conferma questo —tra gli altri— dizionario enologico. Quindi, a dispetto dell’origine provenzale di barrique, suggerirei di espungere dalla lista barrica (non registrato) e incoraggiare l’equivalente autoctono carato.
V’ha grand’uopo, a dirlavi con ischiettezza, di restaurar l’Erario nostro, già per somma inopia o sia di voci scelte dal buon Secolo, o sia d’altre voci di novello trovato.
Io ho trovato caratello nel Battaglia (quest’accezione di carato non c’è):
Caratèllo (ant. e dial. carratèllo), sm. Botticella per conservare vini scelti e pregiati (o liquori, birra, ecc.).
È attestatissimo in letteratura da molti secoli, e si trova anche presso D’Annunzio.
Caratèllo (ant. e dial. carratèllo), sm. Botticella per conservare vini scelti e pregiati (o liquori, birra, ecc.).
È attestatissimo in letteratura da molti secoli, e si trova anche presso D’Annunzio.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Però il caratello sembra essere un barilotto per vinsanto e altri vini liquorosi, non una vera barrique, che mi pare molto più grande.<br>A proposito, che differenza ci sarebbe tra un barile e un caratello e tra una botte e una barrique?Marco1971 ha scritto:Io ho trovato caratello nel Battaglia (quest’accezione di carato non c’è):
Caratèllo (ant. e dial. carratèllo), sm. Botticella per conservare vini scelti e pregiati (o liquori, birra, ecc.).
È attestatissimo in letteratura da molti secoli, e si trova anche presso D’Annunzio.
La risposta è nel vocabolario enologico che ho menzionato su. Il caratello è «una botticella di 100 litri», mentre il carato (che del primo pare essere una retroformazione) «225 litri», e equivale «alla parola francese barrique».
E se botte, a causa dell’ampia oscillazione di capacità per regione («751 litri a Venezia; 523 a Napoli; 960 a Roma, ecc.», Treccani, s.v.), non si è tecnicizzato, restando d’uso generico, barile, secondo lo stesso dizionario quinquevolume, è «attualmente, nel commercio del vino, … i[l] fust[o] da mezzo ettolitro».
E se botte, a causa dell’ampia oscillazione di capacità per regione («751 litri a Venezia; 523 a Napoli; 960 a Roma, ecc.», Treccani, s.v.), non si è tecnicizzato, restando d’uso generico, barile, secondo lo stesso dizionario quinquevolume, è «attualmente, nel commercio del vino, … i[l] fust[o] da mezzo ettolitro».
V’ha grand’uopo, a dirlavi con ischiettezza, di restaurar l’Erario nostro, già per somma inopia o sia di voci scelte dal buon Secolo, o sia d’altre voci di novello trovato.
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