Le sue idee sui forestierismi Severgnini le ha già espresse più e più volte (si veda ad esempio qui: http://www.corriere.it/solferino/severg ... -26/01.spm).
Questa volta se la prende con il termine latino "vulnus", che a suo dire imperversa, spesso senza motivo, nella stampa italiana degli ultimi mesi. Un filmato divertente che vi consiglio, a prescindere da cosa pensiate:
http://video.corriere.it/vulnus/c74ea9c ... fddd704513
Beppe Severgnini: «Vulnus: ferita la lingua»
Moderatore: Cruscanti
- Freelancer
- Interventi: 1930
- Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37
Non ho tempo di vedere il filmato, ma ho letto la risposta di Severgnini e osserverei che si potrebbe benissimo dire (e penso che Marco lo dirà o lo direbbe e sono sicuro che Arrigo Castellani l'avrebbe detto) che per le parole per le quali "L'inglese [...] non lascia alternative (golf, marketing, computer, mouse etc.)" le alternative ci sono eccome, perché le alternative ci sono sempre.


L’alternativa, l’equieffabilità, insomma, c’è sempre. Quando, nella comunità linguistica, esiste il presupposto che sia meglio adoperare parole indigene invece che forestiere.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Chi c’è in linea
Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 4 ospiti