«Legorno/Ligorno»
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«Legorno/Ligorno»
La forma inglese del nome di Livorno è Leghorn, che si spiega con le denominazioni antiche Legorno/Ligorno, e fin qui tutto quadra. Ma, siccome Livorno deriverebbe dal latino Leburnius/Leburna, come si spiega il passaggio a g intervocalica? E quando è stato «ristabilito» il nome conforme a quello latino, cioè Livorno?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- u merlu rucà
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- u merlu rucà
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Sto facendo ricerche più accurate, anche perché ci sono ipotesi alternative a quella della derivazione da Leburnius/Leburna. Comunque, se Ligorno fosse di origine ligure, potremmo avere una sequenza: b > v > 0 (caduta della v, abbastanza frequente nel ligure, in particolare nel genovese) > g (inserita come consonante eufonica per impedire il iato). Come esempio posso citare il genovese üga 'uva': uva > üa (fase che è rimasta nel mio dialetto) > üga.
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Sí, al momento non mi sovviene un esempio completo, ma tale sequenza sarebbe/è possibile anche in toscano: per la caduta di /b > B/ intervocalico basta pensare agl’imperfetti del tipo finia («finivo»), e per l’epentesi di /g/ alla variante [antica] Pagolo di Paolo.u merlu rucà ha scritto:Comunque, se Ligorno fosse di origine ligure, potremmo avere una sequenza: b > v > 0 (caduta della v, abbastanza frequente nel ligure, in particolare nel genovese) > g (inserita come consonante eufonica per impedire l’iato).
Possiamo dunque concluderne che le forme Ligorno/Legorno sono indigene, senza la mediazione di un influsso ligure o settentrionale? Riflettendoci, ho pensato anche a parvu(lu)m > parvo > pargolo (anche se non è proprio strettamente uguale al caso che c’interessa). 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- u merlu rucà
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Non saprei. Esistono entrambe le possibilità. Per quanto riguarda l'inserimento di -g- nel toscano/italiano antico si possono citare: pagone 'pavone' (A Firenze il canto dei quattro pagoni), madrigale < madriale < lat. materiale, aghirone 'airone', senese niego 'neo' e altri ancora che si trovano nella Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti - Fonetica - del Rohlfs. Da ligure
spezzerei una lancia a favore del genovese, in quanto Genova, all'epoca, aveva una fitta rete commerciale e facilmente le forme genovesi potevano essere trasmesse come prestiti.

- u merlu rucà
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Ho trovato nella rete alcuni articoli sull'origine del nome Livorno:
http://www.donnino.it/?p=285
http://www.pittau.it/Etrusco/Studi/livorno.html
Se non erro non vi sono accenni alla forma Ligorno.
http://www.donnino.it/?p=285
http://www.pittau.it/Etrusco/Studi/livorno.html
Se non erro non vi sono accenni alla forma Ligorno.
- u merlu rucà
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La mia ipotesi sull'origine ligure vacilla un po' dopo aver visto in un foro di pisani:
Nota: per gagliardetto si intende quello della squadra di calcio del Pisa
.
Un po' ero cor mi' amïo, un po' 'r ponche era bòno, un po' viddi 'r gagliardetto ... via oh ... quella vòrta a legòrno ci stètti bene !!!
Nota: per gagliardetto si intende quello della squadra di calcio del Pisa

Grazie di tutte queste precisazioni. Non ho letto integralmente i testi a cui ci rimanda, ma non vedo menzionata la forma con g... 
Una curiosità fuori tema: come mai lei ha scritto il iato?

Una curiosità fuori tema: come mai lei ha scritto il iato?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- u merlu rucà
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È vero, e Leopardi scriveva il zappatore. Ma sono forme uscite del tutto dall’uso, non accolte dalla norma attuale, e che verrebbero corrette da qualsiasi revisore di bozze, credo.u merlu rucà ha scritto:Così scriveva il Foscolo. Oggi si tende a scrivere lo iato, ma non credo sia errato il iato, magari un po' antiquato.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Non so pressoché nulla sul Ligure, ma in Toscano è possibile un passaggio diretto da V a G e, oltre ad essere un comunissimo errore del linguaggio infantile ('fagola' per 'favola'), si trova anche in alcuni documenti antichi, per esempio 'fagore' al posto di 'favore'. Il passaggio inverso (g -> v) credo che sia difficilissimo, quasi 'innaturale', non trovo nessun esempio.
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