"inorgoglirsi" di qualcosa o qualcuno
Moderatore: Cruscanti
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"inorgoglirsi" di qualcosa o qualcuno
In rete mi è capitato di leggere la seguente espressione: "diventerà un uomo del quale noi due ci inorgoglieremo".
Non mi era mai capitato prima d'ora di incontrare il verbo 'inorgoglirsi di qualcuno o qualcosa'. Mi chiedevo se tale verbo, con la sua costruzione, fosse corretto e tuttora utilizzato e se vi fossero attestazioni letterarie che testimoniano l'uso.
Non mi era mai capitato prima d'ora di incontrare il verbo 'inorgoglirsi di qualcuno o qualcosa'. Mi chiedevo se tale verbo, con la sua costruzione, fosse corretto e tuttora utilizzato e se vi fossero attestazioni letterarie che testimoniano l'uso.
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Googlelibri dà molte occorrenze di "inorgoglirsi di..."
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Riporto ciò che dice il Devoto-Oli 2007:
Inorgoglire 2. intr. (aus. essere) e intr. pron. Compiacersi orgogliosamente, gloriarsi (con le prep. di, per): inorgoglirsi di (o per) una lode.
Benché il DO confermi ciò che sospettavo – cioè che si possono usare entrambe le preposizioni –, a orecchio la costruzione con di mi sembra di registro piú elevato. Marco, lei concorda?
Inorgoglire 2. intr. (aus. essere) e intr. pron. Compiacersi orgogliosamente, gloriarsi (con le prep. di, per): inorgoglirsi di (o per) una lode.
Benché il DO confermi ciò che sospettavo – cioè che si possono usare entrambe le preposizioni –, a orecchio la costruzione con di mi sembra di registro piú elevato. Marco, lei concorda?
Ultima modifica di Luca86 in data ven, 14 ott 2011 20:54, modificato 2 volte in totale.
Personalmente, non ci vedo differenza di registro. Con molti verbi sono possibili tutt’e due le preposizioni di e per, a piacimento, come in ringraziare qualcuno di/per qualcosa. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Non ho trovato alcun esempio con per, son tutti con di. Eccone quattro. 
Ahi, se potessi, seppellirei la mia casa, i miei piú cari e me stesso per non lasciar nulla nulla che potesse inorgoglire costoro della loro onnipotenza e della mia servitú! (Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis)
«Inorgoglitevi pure, o Lauretta, del vostro rancido eroismo. Voi sarete ben infelice». (Il Conciliatore)
Ma anch’io dal mio canto inorgogliva di passargli dinanzi senza piegare il ginocchio. (Nievo, Confessioni di un Italiano)
Seguitò a tremare il povero cucciolo, senza inorgoglirsi punto di quella stima: sapeva di certo che il padrone con quel prezzo non aveva affatto stimato i suoi futuri meriti, ma la imbecillità che aveva creduto di leggermi in faccia. (Pirandello, Il fu Mattia Pascal)
In effetti, il per, piú «analitico», sonerebbe assai male in queste frasi, e sarebbe impossibile nell’esempio di Nievo (davanti a un verbo).

Ahi, se potessi, seppellirei la mia casa, i miei piú cari e me stesso per non lasciar nulla nulla che potesse inorgoglire costoro della loro onnipotenza e della mia servitú! (Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis)
«Inorgoglitevi pure, o Lauretta, del vostro rancido eroismo. Voi sarete ben infelice». (Il Conciliatore)
Ma anch’io dal mio canto inorgogliva di passargli dinanzi senza piegare il ginocchio. (Nievo, Confessioni di un Italiano)
Seguitò a tremare il povero cucciolo, senza inorgoglirsi punto di quella stima: sapeva di certo che il padrone con quel prezzo non aveva affatto stimato i suoi futuri meriti, ma la imbecillità che aveva creduto di leggermi in faccia. (Pirandello, Il fu Mattia Pascal)
In effetti, il per, piú «analitico», sonerebbe assai male in queste frasi, e sarebbe impossibile nell’esempio di Nievo (davanti a un verbo).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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