Forse potrebbe incuriosirla questo filone.zeneize ha scritto:Appena potrò mi documenterò a riguardo.

Moderatore: Cruscanti
Forse potrebbe incuriosirla questo filone.zeneize ha scritto:Appena potrò mi documenterò a riguardo.
Se lei forma un giudizio di correttezza sincronica sulla sola base della frequenza d’uso, disconoscendo tutti gli altri parametri da tener presenti, mal si spiega la sua presenza nel Sacerrimo Delubro dell’Idioma Gentil. Se non tiene alla buona lingua e non ha il desiderio di perfezionare la sua conoscenza dell’italiano, ripeto – e mi scusi –, appare strano che si sia iscritto a Cruscate. Le sarei grato se volesse quindi spiegarsi al riguardo. Grazie.zeneize ha scritto:Grazie della segnalazione. Ma nessuno pensa che quando un "errore" si trova con la stessa frequenza di una forma corretta (o comunque è un errore diffuso) sia il caso di accettarlo nel novero delle espressioni della lingua?
Caro Marco, proprio per questo motivo mi sono iscritto: per confrontare le mie idee con quelle di coloro che in qualche modo (si risparmi la sfilza di documenti, citazioni ed elucubrazioni sul termine, ché non sarei in grado di documentarmi appieno) possono definirsi i "puristi" della lingua italiana, se non, in qualche caso, i "toscanisti" convinti, che non hanno neppure tutti i torti, dal momento che il nostro nazionale idioma è pur figlio del fiorentino.Marco1971 ha scritto:Se non tiene alla buona lingua e non ha il desiderio di perfezionare la sua conoscenza dell’italiano, ripeto – e mi scusi –, appare strano che si sia iscritto a Cruscate. Le sarei grato se volesse quindi spiegarsi al riguardo. Grazie.
Ecco la conferma di quanto dicevo. Se comanda la fonosintassi toscana, come si spiega il fatto che la dizione ufficiale non contempli la gorgia e il "trascinamento"? Io che pronuncio l'italiano da genovese (cioè male, con tutte le influenze che mi provengono dal "dialetto" che pure adopero) e che conosco tuttavia la corretta dizione, pronuncerei correttamente /ga'ra:dZe/ (e pronuncio invece nella realtà /ga'ra:Z/)... Concorderete che a questo punto si farebbe prima a "italianizzare" in "garaggio".Carnby ha scritto:Qui in Toscana lo facciamo tutti; bisogna notare che /dZ/ intervocalica passa a [Z] e quindi la differenza col francese è minima: [ga'ra:Ze, ga'ra:Zi].
Forse sono io a travisare, ma finora mi sembra che lei non abbia confrontato le sue idee con quelle degli altri, ma le abbia continuamente confutate, e questo senza documentarsi prima e in tono talvolta un po’ troppo arrogante per i miei gusti (perdoni la schiettezza).zeneize ha scritto:Caro Marco, proprio per questo motivo mi sono iscritto: per confrontare le mie idee con quelle di coloro che in qualche modo [...] possono definirsi i "puristi" della lingua italiana...
E le grammatiche che lingua descrivono? Una lingua inesistente? L’italiano normale o stàndaro (standard sarebbe da evitare in quanto inutile e monco vocabolo) esiste almeno nello scritto delle persone di cultura medio-alta. Che poi ci sia un colore locale nella pronuncia è cosa normalissima, accade in tutte le lingue! Il codice normalizzato, però, è universalmente riconosciuto come l’italiano senz’aggettivi (espressione, se non erro, di Piero Fiorelli).zeneize ha scritto:Sarà forse in disaccordo con me, caro Marco, se dicessi che per quel che mi riguarda l'italiano standard non esiste, dal momento che, pur volendo limare fino in fondo, ciascuno rimarrà influenzato dal sostrato "dialettale" nella sintassi, nella morfologia e massimamente nella fonetica della "lingua italiana" che adopera.
Non siamo un circolo a numero chiuso e accogliamo tutte le persone che amano l’italiano, qualunque sia il loro livello e la loro preparazione. Ci aspettiamo però un ingresso un po’ meno fragoroso: c’è sempre il modo per esprimersi sfumando le proprie affermazioni, soprattutto se non sono sostenute da fonti autorevoli. Tutto qui.zeneize ha scritto:Se invece mi sono introdotto in un circolo di dotti a numero chiuso, me ne dispiaccio e me ne tiro fuori, se lo desiderate. Di certo mi reputerò sempre libero di esprimere la mia opinone anche laddove siano tutti contrari, perché credo ancora nel dialogo civile.
Il concetto di «ridicolo» è assai soggettivo, labile e epidermico. Per manicure vedrà nel GRADIT (Grande Dizionario Italiano dell’Uso) che la seconda pronuncia data è /mani'kure/; per gli altri due, il problema non si pone, poiché sono doppioni, parole superflue che vogliono scalzare (o hanno in parte scalzato) calcolatore/elaboratore e affari. L’adattamento di computer sarebbe computiere (cfr Arrigo Castellani, Morbus anglicus e il DOP).zeneize ha scritto:Se mi permette, poi, declinare perfino il plurale "garagi" è, torno a dire, ridicolo. Mi chiedo dunque perché non si scriva "compiutero", "bisnesso", "manicure" pronunciandoli secondo le regole (tosco-)italiane.
Manicure è un falso francesismo (la parola francese è manucure) e va pronunciato /mani'kure/ (come si può leggere sul DOP).zeneize ha scritto:"manicure"
C'è un altro adattamento di standard che ha avuto successo nella fotografia (come si può notare qui): standarta, da cui si potrebbe far derivare l'aggettivo standarto.Marco1971 ha scritto:stàndaro
Nel DiPI di Canepàri si legge:
È vero, anche se in francese: 1) è attestata anche la variante manicure e 2) indica anche le cure (questo senso è documentato dal 1967; si veda manucure²). A me la parola evoca, per com’è formata, piú la cura delle mani che non la persona, e non a caso ne abbiamo derivato manicurista, inequivocabile.Luca86 ha scritto:[...] la locuzione farsi la (o il) manicure è usata impropriamente —a meno che non s'intenda qualcos'altro—, giacché manicure indica la «persona che per professione cura le mani e le unghie altrui» e non «l'insieme delle operazioni mediante le quali si curano le mani e le unghie» (Sabatini-Coletti 2008 in linea).
La pronuncia corretta, in francese, è /many'kyr/.Carnby ha scritto:...non quale sia la pronuncia più corretta.
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