Gentile Luca, non ha affatto frainteso le mie parole, il fatto è che non ho molta dimestichezza con la fonetica e anche dai vocabolari non riuscivo a venirne a capoLuca86 ha scritto:…Se ho frainteso le sue parole, le domando scusa, Edoram.

Moderatore: Cruscanti
Teoricamente, la decisione del genere maschile/femminile di un prodotto (o nome di un prodotto) viene decisa dalla casa madre. Quindi è lei che detta legge se vogliamo parlare di genere "ufficiale".Fante ha scritto:qual è l'articolo corretto (il genere intendo) da utlizzare per il dispositivo elettronico di gioco Wii? Sul sito ufficiale della compagnia viene utilizzato "il", ho fatto una ricerca in rete e sembra che la questione tra "il" e "la" Wii sia abbastanza discussa dai più giovani.
Il processo deduttivo non è corretto a mio avviso, ma il risultato sì. La PS2 è femminile perché si tratta di una piattaforma multimediale (viene usato anche il termine "console" come da Lei correttamente riportato). Per analogia tutte le piattaforme di questo tipo di produttori concorrenti sono identificate con il femminile, per l'italiano medio. Poi ufficialmente ognuno può adottare il genere che preferisce, quindi a monte. Non è detto però che prenda piede. Non tutti leggono i manuali... e ancor meno sono interessati alla precisione linguistica.Fante ha scritto:La PlayStation e l'Xbox infatti sono femminili in quanto sono rispettivamente la "stazione di gioco" e la "scatola X", quindi esiste una traduzione in italiano del termine neutro.
Non trovo questa spiegazione corretta, essendo Wii (ma anche Playstation o Xbox 360) un nome proprio.
Risuscito il filone per un dubbio terminologico (spero non sostanzialeInfarinato ha scritto: dom, 19 feb 2006 19:51 Sul piano della successione logica, infatti, l’adattamento [«integrale»] può essere decomposto in tre fasi: (1) adattamento fonologico, (2) adattamento fonotattico, (3) adattamento morfologico (la terminologia qui usata non è quella tradizionale: in particolare, considero qui l’adattamento come processo, non come il risultato dello stesso; per una classificazione dei vari tipi di adattamento si veda, ad esempio, questo saggio).
Adattamento fonologico. Per il meccanismo dell’«interferenza fonologica», i fonemi della lingua di partenza verranno resi nella lingua d’arrivo (nel nostro caso, l’italiano) con foni il piú possibile vicini a quelli originari, ma generalmente diversi. Questo accade non solo quando i foni di partenza sono completamente assenti nella lingua d’arrivo, ma anche quando siano presenti come tassofoni differentemente distribuiti. Questo tipo d’adattamento è sempre presente (anche nell’italiano di oggi) pena il ridicolo o comunque la rottura dell’armonia dell’enunciazione. Un forestierismo crudo che non presenti [nemmeno] adattamento fonologico non è un forestierismo, ma, per dirla col Castellani, una «citazione», ovvero una parola straniera citata in un contesto italiano. [Ai fini dell’adattamento, al bagaglio dei fonemi della lingua d’arrivo possono aggiungersi alcuni «xenofonemi» (o «fonostilemi») mutuati dal sostrato dialettale e/o dalle lingue piú note al parlante medio della lingua d’arrivo. Per l’italiano di oggi, il Canepari riconosce i seguenti xenofonemi: /y ø ã õ ʒ x θ ð/ (variamente realizzati).]
Adattamento fonotattico. Consiste nell’adattare il forestierismo alla fonotassi italiana: è il passo immediatamente successivo all’adattamento fonologico, in quanto non concerne piú [soltanto] i singoli fonemi (coi loro tassofoni), ma la loro relativa distribuzione, vietando le combinazioni non ammesse dalla fonotassi genuina della lingua. In questo processo, gli eventuali xenofonemi vanno ovviamente a farsi benedire. Nel loro insieme, adattamento fonologico e fonotattico costituiscono quello che Marco ha chiamato (e che io per comodità continuerò a chiamare) adattamento «fonetico».
Adattamento morfologico. È l’ultimo [eventuale] passo, in cui s’adatta il forestierismo alla morfologia della lingua d’arrivo, generalmente modificando/aggiungendo l’opportuna desinenza. In italiano, ciò avviene [tuttora!] obbligatoriamente per i verbi: e.g., [to] chat > chattare.
Per un forestierismo che sia passato attraverso tutt’e tre le fasi di cui sopra [ho parlato e] parlo di adattamento «integrale», in analogia e opposizione a «prestito integrale», o semplicemente di adattamento. Ovviamente, un forestierismo [«integralmente»] adattato sarà piú sensatamente/propriamente scritto impiegando i grafemi «canonici» della lingua d’arrivo, per cui un forestierismo [«integralmente»] adattato è spesso anche «graficamente» adattato.
No, non le sfugge nulla.G.B. ha scritto: ven, 08 mag 2020 12:58 Rispetto alla creazione degli adattamenti «integrali», parlerei di [processi di] adattamento fonologico (cioè fonematico+ fonotattico [+ accentuativo]) + morfologico e non fonetico + morfologico. Com'è noto, infatti, la fonotassi fa anch'essa parte della fonologia di una lingua.
[…]
Probabilmente c'è qualcosa che mi sfugge.
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