Come si pronuncia il cognome «Egnéus»?
Moderatore: Cruscanti
Fine, giro, somma e vece, presenti nella lista, non sono sostantivi? Mi dispiace quasi d’aver sprecato tempo per una ricerca di cui non riesce a vedere i frutti.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Credo che ai nuovi cruscanti potrebbe interessare quest'articolo sull'univerbazione dell'Accademia della Crusca (a proposito, è meglio la sigla AdC o AC? Io, per me, preferisco la prima: AC mi fa venire in mente Associazione Calcio/Calcistica).
Se univerbiamo in rete, dobbiamo univerbare anche in linea e fuori linea. Sinceramente, le varianti univerbate non mi dispiacciono.
Se univerbiamo in rete, dobbiamo univerbare anche in linea e fuori linea. Sinceramente, le varianti univerbate non mi dispiacciono.
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Non è mia intenzione sminuire il suo sforzo, per carità. Ma l'articolo indicato da Luca86 capita a fagiolo. Vi leggo infatti la definizione di univerbazione “quel fenomeno riguardante la scrittura per cui le parole erano spesso scritte unite, nei manoscritti e nelle stampe antiche. Il compito dell’editore è quello di interpretare correttamente, scindendo le varie componenti. Abitualmente si univano gli articoli, ma anche i pronomi, gli aggettivi, i verbi, senza alcuna regola” e non si riferisce esattamente agli esempi da lei riportati? Tra parentesi, non trovo ingiro né nel Devoto-Oli né nel Treccani.Marco1971 ha scritto:Fine, giro, somma e vece, presenti nella lista, non sono sostantivi? Mi dispiace quasi d’aver sprecato tempo per una ricerca di cui non riesce a vedere i frutti.
Abbiamo qualche esempio nell'italiano moderno analogo a un ipotetico inrete? Che so, *instrada, inlinea, incambio e così via?
La definizione si trova anche nel Treccani:
univerbare In linguistica, far passare un sintagma a elemento lessicale unico (anche se composto): per es., pomo d’oro a pomodoro, salta in bocca a saltimbocca.
Ingiro è nel GRADIT come variante di basso uso.
Nulla vieta di scrivere inrete, inlinea, fuorilinea, e in tutti i casi io non ho detto da nessuna parte che si debba univerbare, ho formulato un’ipotesi.
univerbare In linguistica, far passare un sintagma a elemento lessicale unico (anche se composto): per es., pomo d’oro a pomodoro, salta in bocca a saltimbocca.
Ingiro è nel GRADIT come variante di basso uso.
Nulla vieta di scrivere inrete, inlinea, fuorilinea, e in tutti i casi io non ho detto da nessuna parte che si debba univerbare, ho formulato un’ipotesi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Certo. Forse mi sono espresso male, ma ciò che volevo dire è che se si scrive inrete, per coerenza si deve scrivere anche inlinea e fuorilinea. Per quel che vale, io sono per l'univerbazione, a prescindere dalla tendenza dei piú.Marco1971 ha scritto:Nulla vieta di scrivere inrete, inlinea, fuorilinea, e in tutti i casi io non ho detto da nessuna parte che si debba univerbare, ho formulato un’ipotesi.
Bisognerebbe vedere, per curiosità, quale sia l'uso nelle lingue sorelle.
La grafia è staccata in francese e in spagnolo. Credo che Roberto abbia tratto uno spunto sbagliato da una mia parentesi.Luca86 ha scritto:Bisognerebbe vedere, per curiosità, quale sia l'uso nelle lingue sorelle.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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È possibile. La proposta (chiamiamola così) mi ha colpito per ciò che a me è sembrato inusuale. Su questa falsariga, ci si potrebbe chiedere a quando l'univerbazione di in grande? (Fare le cose ingrande)Marco1971 ha scritto:La grafia è staccata in francese e in spagnolo. Credo che Roberto abbia tratto uno spunto sbagliato da una mia parentesi.Luca86 ha scritto:Bisognerebbe vedere, per curiosità, quale sia l'uso nelle lingue sorelle.
Può darsi. La lingua della rete, però, come quella della pubblicità, abbonda di univerbazioni inusuali (e anche per questo a me inusuale non pare).
Non saprei, caro Luca, se ci sia un’univerbazione piú lunga...
Non saprei, caro Luca, se ci sia un’univerbazione piú lunga...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Direi AdC /additS'tSi/, se fosse necessario un acronimo della molto necessaria e poco operante istituzione.Luca86 ha scritto:...a proposito, è meglio la sigla AdC o AC? Io, per me, preferisco la prima: AC mi fa venire in mente Associazione Calcio/Calcistica).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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