L’italiano non è piú una lingua
Moderatore: Cruscanti
Quindi, dovrei dedurne, l'Accademia della Crusca oggi altro non è che un circolo culturale di lusso, finanziato dallo stato, i cui soci si degnano di tanto in tanto di comunicarci le loro (separate e ben differenziate) idee sullo stato dell'italiano e sull'azione da intraprendere?
Scusate la provocazione, che non voleva offendere chi si è dedicato, e chi prova ancora, a dedicarsi con amore e impegno per la tutela e la promozione dell'italiano...a mio parere, se questa è l'attività dell'accademia, anche i pochi fondi ricevuti sono sprecati.
E la Società Dante Alighieri? Ci si potrebbe rivolgere a loro? Il loro stanziamento non è, purtroppo, al pari delle altre accademie europee (credo superi di poco il milione di euro), ma paiono più attivi.
N.B. Tra l'altro pare che alcune iniziative portate avanti dalla Crusca e dalla Dante siano analoghe...nonostante le scarse risorse, si trova il modo di scialacquarle?
Scusate la provocazione, che non voleva offendere chi si è dedicato, e chi prova ancora, a dedicarsi con amore e impegno per la tutela e la promozione dell'italiano...a mio parere, se questa è l'attività dell'accademia, anche i pochi fondi ricevuti sono sprecati.
E la Società Dante Alighieri? Ci si potrebbe rivolgere a loro? Il loro stanziamento non è, purtroppo, al pari delle altre accademie europee (credo superi di poco il milione di euro), ma paiono più attivi.
N.B. Tra l'altro pare che alcune iniziative portate avanti dalla Crusca e dalla Dante siano analoghe...nonostante le scarse risorse, si trova il modo di scialacquarle?
È proprio cosí.Modna ha scritto:Quindi, dovrei dedurne, l'Accademia della Crusca oggi altro non è che un circolo culturale di lusso, finanziato dallo stato, i cui soci si degnano di tanto in tanto di comunicarci le loro (separate e ben differenziate) idee sullo stato dell'italiano e sull'azione da intraprendere?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Il fatto è che pure singolarmente potrebbero intraprendere delle iniziative personali, forti del loro prestigio di Accademici, e invece nessuno si attiva. E dire che iniziative banali, come quelle che ho elencato, non costano nulla: non servono fondi, serve soltanto un po' di iniziativa.
Ultima modifica di PersOnLine in data sab, 03 set 2011 0:07, modificato 1 volta in totale.
Caro Marco, ne approfitto per porle un paio di domande sulla Crusca:
Questo a meno che le mie limitate conoscenze linguistiche non mi portino a travisare travisare l'articolo 2, nel qual caso sarò lieto di essere smentito e istruito.
Se così non fosse...qualcuno ha letto lo Statuto della Dante? Ha trovato qualche indicazione più promettente?
- Ha per caso avuto occasione di chiedere a uno o più membri quale pensano debba essere il ruolo dell'Accademia?
- Quale posizione assumono rispetto al ruolo di altre accademie, e consigli, attivi e incisivi nel processo di rinnovamento della lingua (spagnola, francese, polacca, portoghese, svedese, ecc.)?
Come si può vedere dall'articolo due dello Statuto dell'Accademia, comunque, l'attività della Crusca pare orientata al solo passato, pur fondamentale, certo, ma non sembra prevedere assolutamente nulla per quanto riguarda il futuro. Nessuna commissione per la creazione e la proposta di neologismi, nessuna collaborazione "da statuto" con l'amministrazione pubblica...niente.Art. 2
L'attività scientifica dell'Accademia della Crusca si svolge principalmente nei seguenti Centri di ricerca:
- il Centro di studi di filologia italiana, istituito con R.D.L. 8 luglio 1937, n. 1336, che ha lo scopo di promuovere lo studio e l'edizione critica degli antichi testi e degli scrittori italiani;
- il Centro di studi di lessicografia italiana, che ha lo scopo di promuovere gli studi sul lessico italiano e la compilazione di opere lessicografiche;
- il Centro di studi di grammatica italiana, che ha lo scopo di promuovere lo studio della grammatica storica, descrittiva e normativa della lingua italiana.
Questo a meno che le mie limitate conoscenze linguistiche non mi portino a travisare travisare l'articolo 2, nel qual caso sarò lieto di essere smentito e istruito.
Se così non fosse...qualcuno ha letto lo Statuto della Dante? Ha trovato qualche indicazione più promettente?
Sono basito.Luca86 ha scritto:Guardi qui.
Sí, caro Modna, la Crusca è un centro di studi linguistici e nulla piú. Non v’è nessuna preoccupazione per il futuro della lingua, perché la maggior parte dei linguisti pensano che tutto si risolva da sé (e ne vediamo gli effetti).Modna ha scritto:Come si può vedere dall'articolo due dello Statuto dell'Accademia, comunque, l'attività della Crusca pare orientata al solo passato, pur fondamentale, certo, ma non sembra prevedere assolutamente nulla per quanto riguarda il futuro. Nessuna commissione per la creazione e la proposta di neologismi, nessuna collaborazione "da statuto" con l'amministrazione pubblica...niente.
La Dante, per quanto ne so, è piú sulla linea della promozione della cultura italiana nel mondo che per la lingua (e questo si vede anche nella dubbia qualità dell’italiano impiegato nel sito stesso).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Faccio mie le "sante" parole di MarcoMarco1971 ha scritto:La Dante, per quanto ne so, è piú sulla linea della promozione della cultura italiana nel mondo che per la lingua (e questo si vede anche nella dubbia qualità dell’italiano impiegato nel sito stesso).
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
proposta di dibattito costruttivo
Ho navigato un poco il sito della Dante: vi rendo partecipi di quel che ho trovato.
La Dante collabora con il Ministero degli Affari Esteri (MAE) e l'Università La Sapienza per la certificazione dell'italiano PLIDA (Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri), all'estero e in Italia. Il certificato è riconosciuto anche dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (dal 2002) e dal Ministero dell'Università e della Ricerca (2006).
Nella pagina del PLIDA si trova un collegamento a questa pagina del sito del MAE, in cui vengono dati i numeri dei corsi di italiano organizzati in Italia e all'estero, il numero degli iscritti, dei diplomi rilasciati ecc.
Certo possiamo parlare dell'italiano impiegato in questi siti, specialmente di quella del sito del MAE (con i vari newsletter, top, help, copyright e altri), che anch'io ritengo di qualità scadente; sinceramente, però, apprezzo molto di più uno sforzo concreto della Dante e del MAE, per quanto discutibile e criticabile, che l'inerzia di una Crusca i cui soci magari parlano un italiano qualitativamente ineccepibile (consentitemi di dubitarne), ma rinunciano a qualsiasi incisività linguistica sul mondo che la circonda.
Parto da un fatto, che ritengo oggettivo: ottenere una tutela dell'italiano realmente adeguata in un solo colpo (magari anche in tempi brevi) non è un obiettivo realizzabile. Va affrontato per gradi.
Di fronte alle alternative della rinuncia o dell'isolamento dalla "vita linguistica pubblica", personalmente preferirei cercare di collaborare con questi enti: questo perché ritengo un qualsiasi miglioramento, anche piccolo, preferibile, alla sua assenza, che data l'attuale tendenza linguistica altro non è se non un preludio a un prossimo peggioramento.
Detto questo, l'attuale Missione della Dante è principalmente rivolta a:
Attendo commenti, critiche, modifiche, proposte alternative: chiedo però che siano fatte con spirito costruttivo, evitando contrapposizioni sterili e insulti.
La Dante collabora con il Ministero degli Affari Esteri (MAE) e l'Università La Sapienza per la certificazione dell'italiano PLIDA (Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri), all'estero e in Italia. Il certificato è riconosciuto anche dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (dal 2002) e dal Ministero dell'Università e della Ricerca (2006).
Nella pagina del PLIDA si trova un collegamento a questa pagina del sito del MAE, in cui vengono dati i numeri dei corsi di italiano organizzati in Italia e all'estero, il numero degli iscritti, dei diplomi rilasciati ecc.
Certo possiamo parlare dell'italiano impiegato in questi siti, specialmente di quella del sito del MAE (con i vari newsletter, top, help, copyright e altri), che anch'io ritengo di qualità scadente; sinceramente, però, apprezzo molto di più uno sforzo concreto della Dante e del MAE, per quanto discutibile e criticabile, che l'inerzia di una Crusca i cui soci magari parlano un italiano qualitativamente ineccepibile (consentitemi di dubitarne), ma rinunciano a qualsiasi incisività linguistica sul mondo che la circonda.
Parto da un fatto, che ritengo oggettivo: ottenere una tutela dell'italiano realmente adeguata in un solo colpo (magari anche in tempi brevi) non è un obiettivo realizzabile. Va affrontato per gradi.
Di fronte alle alternative della rinuncia o dell'isolamento dalla "vita linguistica pubblica", personalmente preferirei cercare di collaborare con questi enti: questo perché ritengo un qualsiasi miglioramento, anche piccolo, preferibile, alla sua assenza, che data l'attuale tendenza linguistica altro non è se non un preludio a un prossimo peggioramento.
Detto questo, l'attuale Missione della Dante è principalmente rivolta a:
Tuttavia, constato almeno la presenza di una politica comunque attiva nei confronti della lingua, pur se mancante della componente dei neologismi e non sufficientemente presente in Italia: a mio parere ciò costituisce un possibile punto di contatto e collaborazione per Cruscate.Tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all’estero con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l’amore e il culto per la civiltà italiana.
Attendo commenti, critiche, modifiche, proposte alternative: chiedo però che siano fatte con spirito costruttivo, evitando contrapposizioni sterili e insulti.
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Re: proposta di dibattito costruttivo
A quale scopo? C'è forse qualcosa di concreto che un utente di questa piazza potrebbe fare per smuovere la Dante o la Crusca dalla loro inerzia? Più che avanzare proposte e cercare contatti, non si può fare.Modna ha scritto:Attendo commenti, critiche, modifiche, proposte alternative: chiedo però che siano fatte con spirito costruttivo, evitando contrapposizioni sterili e insulti.
L'unica altra forma di attivismo praticabile, sarebbe una legge di iniziativa popolare, per imporre l'uso di parole italiane nella comunicazione interna alla Pubblica amministrazione e tra essa e il cittadino, ma la raccolta di 50.000 firme richiede tempo e fondi.
Re: proposta di dibattito costruttivo
È un’idea interessante alla quale non avevo pensato. Si può provare a redigere un testo da mettere in circolazione e raccogliere le firme.PersOnLine ha scritto:L'unica altra forma di attivismo praticabile, sarebbe una legge di iniziativa popolare, per imporre l'uso di parole italiane nella comunicazione interna alla Pubblica amministrazione e tra essa e il cittadino, ma la raccolta di 50.000 firme richiede tempo e fondi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Un primo abbozzo, che sottopongo al vostro giudizio. È tutto da rifare, ma bisogna pur cominciare da qualche parte.
La lingua italiana, pur traboccante di parole proprie, continua ad assumere un numero sempre maggiore di voci straniere, soprattutto anglicismi quasi sempre superflui. Si deve constatare che l’elevato tasso di forestierismi non adattati conduce la lingua a uno snaturamento, che consiste nell’alterazione della sua fisionomia e nel disfunzionamento delle sue regole interne: troppi xenismi modificano il ritmo generale dell’italiano e creano confusioni nella pronuncia e nell’ortografia. Prima che la lingua italiana si dimentichi di sé e prosegua nella pesca alle parole esotiche, chiediamo che venga instaurata una legge a sua tutela, che imponga l’uso di termini italiani e vieti quello di termini stranieri nella comunicazione interna alla Pubblica Amministrazione e tra essa e il cittadino.
P.S. Testo modificato in seguito al suggerimento di u Merlu rucà.
La lingua italiana, pur traboccante di parole proprie, continua ad assumere un numero sempre maggiore di voci straniere, soprattutto anglicismi quasi sempre superflui. Si deve constatare che l’elevato tasso di forestierismi non adattati conduce la lingua a uno snaturamento, che consiste nell’alterazione della sua fisionomia e nel disfunzionamento delle sue regole interne: troppi xenismi modificano il ritmo generale dell’italiano e creano confusioni nella pronuncia e nell’ortografia. Prima che la lingua italiana si dimentichi di sé e prosegua nella pesca alle parole esotiche, chiediamo che venga instaurata una legge a sua tutela, che imponga l’uso di termini italiani e vieti quello di termini stranieri nella comunicazione interna alla Pubblica Amministrazione e tra essa e il cittadino.
P.S. Testo modificato in seguito al suggerimento di u Merlu rucà.
Ultima modifica di Marco1971 in data sab, 03 set 2011 22:25, modificato 1 volta in totale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ottima idea! Per quel mi riguarda, appoggio totalmente quest'iniziativa.
Non sarebbe meglio, vista l'importanza del progetto, spostare la discussione in un filone a parte?
Non sarebbe meglio, vista l'importanza del progetto, spostare la discussione in un filone a parte?
Ultima modifica di Luca86 in data sab, 03 set 2011 21:49, modificato 1 volta in totale.
- u merlu rucà
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- Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41
Se si deve vietare bisogna vietare i termini stranieri in genere, altrimenti, rischiamo di trovarci sommersi di termini francesi, spagnoli ecc., visto l'accomodante servilismo linguistico esterofilo dei nostri Ministeri.Marco1971 ha scritto:Un primo abbozzo, che sottopongo al vostro giudizio. È tutto da rifare, ma bisogna pur cominciare da qualche parte.
La lingua italiana, pur traboccante di parole proprie, continua ad assumere un numero sempre maggiore di anglicismi quasi sempre superflui. Si deve constatare che l’elevato tasso di anglicismi non adattati conduce la lingua a uno snaturamento, che consiste nell’alterazione della sua fisionomia e nel disfunzionamento delle sue regole interne: troppi anglicismi modificano il ritmo generale dell’italiano e creano confusioni nella pronuncia e nell’ortografia. Prima che la lingua italiana si dimentichi di sé e prosegua nella pesca alle parole inglesi, chiediamo che venga instaurata una legge a sua tutela, che imponga l’uso di termini italiani e vieti quello di termini anglo-americani nella comunicazione interna alla Pubblica Amministrazione e tra essa e il cittadino.
Ho l'impressione che verrebbero trovati spunti di anticostituzionalità.
Ottima osservazione, caro Merlu rucà. Modifico il testo nel precedente messaggio. Attendo altre osservazioni e suggerimenti.
Caro Luca, forse la cosa piú semplice è aprire un nuovo filone col rimando al messaggio di PersOnLine e continuare lí.
Caro Luca, forse la cosa piú semplice è aprire un nuovo filone col rimando al messaggio di PersOnLine e continuare lí.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Chi c’è in linea
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