Le parole straniere provenienti da lingue che distinguono il genere conservano di norma il genere d’origine in italiano (nel caso del neutro si ricorre al maschile). Tuttavia si nota che i dizionari trattano come maschili alcune parole femminili in francese (come l’
affaire recentemente menzionata). Allora io dico: se si vuole usare il forestierismo, se ne rispetti non solo la ganzissima e idolatratissima grafia, ma anche il genere grammaticale (e gli strumenti per controllare, gratuitamente, in rete, non mancano di certo). Per fortuna qualche dizionario meno ossequente all’uso poco sorvegliato, per una parola come
arrière-pensée, dà solo il femminile (Devoto-Oli 2005; mentre il GRADIT lo fa maschile e il DISC dà entrambi i generi). Di là da ogni conformismo all’uso, mi sembra che l’inosservanza, in questo caso, sia riconducibile a mera inconsapevolezza (da parte di chi sfoggia lo xenismo, non da parte del vocabolario che sceglie di rimanere neutro).
Diverso il caso dell’inglese, in cui non c’è distinzione, nei sostantivi, tra maschile e femminile. Ecco allora entrare in gioco – e qui è lecito – l’istinto assimilativo: sarà maschile o femminile
devolution? Femminile, perché le parole in
-zione sono femminili. E che dire di
e-book? Maschile, perché
book è
libro, ecc. Poi ci son casi di oscillazione, dovuti a diverse traduzioni possibili, come
e-mail (ora generalmente femminile, ma lo stesso Devoto-Oli ultima edizione dà anche il maschile; il DISC 2002 invece lo fa solo maschile). Il femminile si giustifica pensando a ‘posta’ o ‘lettera (elettronica)’; il maschile, forse, con riferimento a ‘messaggio (elettronico)’. Eccetera.
Sono conscio che l’evoluzione della lingua seguirà il proprio corso indisturbato, ma anche sicuro che la maggiore istruzione possibile limita i «danni»…
