1. L’esempio dato per il corrispondente inglese della nostra o aperta è lower...

2. «...la s tra vocali è sorda solo nelle parole casa, cosa, cosí e nelle parole formate con i suffissi -ese e -oso, -osa; in tutte le altre parole la s fra due vocali è – o meglio dovrebbe essere – sonora.» (p. 9) O ci si rifà alla pronuncia tradizionale, quella data dal DOP, o ci si rifà a quella moderna, data dal DiPI; qui chiaramente si prende a modello la prima, nella quale la s intervocalica è sorda in altre parole, come chiuso, mese, naso, peso, Pisa, pisello, posare, raso, riposo, riso, susina, ecc. Di converso vi sono parole in cui la s è sonora in -ese/-oso: cortese, francese, marchese, paese, palese; certosa.
3. A pagina 12 il simbolo fonetico per la zeta sonora è rappresentato da /tz/ invece che da /dz/...
4. A pagina 20 si legge: «...le vocali a, i, u hanno sempre e solo l’accento grave...» È vero soltanto per a, mentre i e u, come ben sa chi sa ben, nella tipografia piú curata recano l’accento acuto. Insomma qui bisognava menzionare la coesistenza dei due sistemi...
Un inizio un po’ deludente.
