Reggenza di «indulgere»

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

Moderatore: Cruscanti

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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Grazie, caro Uri. :)

Apro una breve parentesi: sarei grato a tutti quelli che vorranno porre maggior cura formale nello scrivere (non me ne voglia bubu7, ma connotato non è connotazione). Da tale accuratezza deriverebbe anche la credibilità che potremmo avere se giornalisti e altri scriventi (traduttori, ecc.) consulteranno la nostra lista e/o prenderanno parte alle discussioni.

Vi ringrazio anticipatamente.
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Federico
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Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:Da tale accuratezza deriverebbe anche la credibilità che potremmo avere se giornalisti e altri scriventi (traduttori, ecc.) consulteranno la nostra lista e/o prenderanno parte alle discussioni.
Mi permetta di dubitarne: il livello dell'italiano usato in queste stanze è sicuramente superiore a quello della stragrande maggioranza di «giornalisti e altri scriventi (traduttori, ecc.)». Semmai, lo è troppo, e rischiamo di essere troppo esclusivi...
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non penso proprio che sia «troppo», né che, se anche fosse, questo costituirebbe motivo di alcuna forma d’esclusione; ma prendo atto del suo punto di vista. Comunque, la cura formale riguarda anche la punteggiatura, caro Federico. ;)
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Marco1971 ha scritto: Apro una breve parentesi: sarei grato a tutti quelli che vorranno porre maggior cura formale nello scrivere (non me ne voglia bubu7, ma connotato non è connotazione). Da tale accuratezza deriverebbe anche la credibilità che potremmo avere se giornalisti e altri scriventi (traduttori, ecc.) consulteranno la nostra lista e/o prenderanno parte alle discussioni.

Vi ringrazio anticipatamente.
Ringrazio Marco1971 per il tatto dimostrato nel segnalare un mio presunto errore.

Non mi sembra di essere uno di quelli che abbia la prosa più sciatta all'interno del forum.

Non gli bastava fare un discorso generale, gli serviva un esempio, guarda caso il mio.

Evidentemente, da parte di Marco1971, nei miei confronti la gentilezza cede volentieri il passo all'acrimonia.
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Incarcato
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Intervento di Incarcato »

A orecchio, anch'io con indulgere impiegherei la a, anche nei casi in cui il Devoto attesta in: indulgere ad atteggiamenti vittimistici
...sí, suona meglio.

Tuttavia, credo che una possibile causa del costrutto sia anche la confusione — quasi inconsapevole — con idugiare, che regge, questo sí, in: i casi che vedono l'uso di indulgere in sono quelli in cui si... indulge per indugio protratto. :wink:
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Federico
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Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:Non penso proprio che sia «troppo», né che, se anche fosse, questo costituirebbe motivo di alcuna forma d’esclusione
Lo diventa(erebbe) nel momento in cui sembra(sse) che chi non scrivesse benissimo sarebbe male accetto.
Marco1971 ha scritto:Comunque, la cura formale riguarda anche la punteggiatura...
...che però è molto piú soggettiva: mi interessa molto discuterne, per cui la prego di farmi notare miei usi della punteggiatura che trova poco convincenti (magari in un filone dedicato, per evitare di andare troppo FT negli altri).
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Incarcato
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Intervento di Incarcato »

Dato che mi si offre l'occasione, colgo un errore di punteggiatura nell'intervento di, horribile dictu, Amicus e ve lo porgo. E spero che non s'offenderà, ché trattasi di minuzie. Come dire, odioso è il peccato, non il peccatore. :lol:

Là dove apre un lungo inciso di varie righe e poi lo chiude, il punto finale andava all'interno delle parentesi, non all'esterno.
(Un esempio tratto [...]. Spero che l'esempio sia chiarificatore di quello a cui ho voluto alludere).
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Federico
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Intervento di Federico »

Incarcato ha scritto:Là dove apre un lungo inciso di varie righe e poi lo chiude, il punto finale andava all'interno delle parentesi, non all'esterno.
L'avevo notato anch'io, ma ben pochi rispettano questa "regola", che evidentemente tale non è.
Niente di che, comunque, rispetto a certi orrori perpetrati cogli incisi (vedi caso dei congiuntivi retti da "si dice" et similia in un inciso :x).
Avatara utente
Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Torno su questo argomento perché mi sembra importante, e, contrariamente a quanto scrissi anni fa qui sopra, condanno senz’appello l’odierna tendenza a adoperare il verbo indulgere costruito con la preposizione in, il quale da sempre, in italiano, s’è costruito con a. Si tratta di un evidente influsso dell’inglese to indulge in, che i dizionari recenti si sono affrettati a registrare e ratificare.

Se è necessario tenere nel debito conto le evoluzioni che ogni lingua subisce per forza di cose, è altrettanto doveroso rimanere critici nel valutarle. Vi sono evoluzioni sane, e direi arricchenti; e ve ne sono di superficiali e deleterie. Il compito del dizionario sarebbe appunto di orientare il consultatore, cosa che sempre meno fa, acriticamente registrando, a mo’ di fotografo, quel che circola all’intorno.

Ecco l’esemplificazione dell’uso corretto.

Allora a gli occhi del soldàn rifulse
L’elmo, onde gravi l’onorata fronte;
per cui quel mago a se medesmo indulse
e forse affaticò Sterope e Bronte...
(Tasso, Gerusalemme conquistata)

...Per indùlgere al mio tedio,
nova sorte mi fecero gli iddii.
(D’Annunzio, Alcyone)

Uno degli obblighi miei piú gravi è quello di non avvertire la stanchezza che m’opprime, il peso enorme di tutti i doveri che mi sono e mi hanno imposto, e di non indulgere minimamente al bisogno di un po’ di distrazione, che la mia mente affaticata di tanto in tanto reclama. (Pirandello, Candelora)

...il mio compagno Renato Brozzi – di Parma come Ildebrando – m’intaglia una Venere lunga, molto lunga dagli inguini ai malleoli, stralunga, per indulgere al mio vano amore delle ismisurevoli gambe, in un avorio d’insolita misura e d’insolita struttura donatomi da un amico di Calabria reduce dall’Africa monstrifera. (D’Annunzio, Pagine del Libro segreto)

Non aveva sul volto che l’augusta impronta della morte che tutto placa, che a tutto indulge: non la serenità, ma la pace. (Serao, Il paese di Cuccagna)

Imperterrita indulge al resupino,
al temerario – o Numi! – che l’esplora
tesse gli elogi di quel suo cugino...
(Gozzano, Poesie sparse)

Nessun esempio di indulgere in nel Battaglia, né nell’archivio BIZ[a], che raccoglie oltre mille testi della letteratura italiana dalle origini al Novecento. Secondo ogni evidenza, questo costrutto recente è stato introdotto da qualche traduttore poco attento. Torniamo dunque a dire come s’è sempre detto: indulgere A qualcosa. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Io per me credo che questa nuova reggenza sia piuttosto influenzata – come ha detto piú sopra Incarcato – da indugiare, il cui suono ricorda indulgere, e che perciò con indulgere può pure essere talvolta erroneamente scambiato, in specie da parlanti poco accorti e poco avvezzi a maneggiare la lingua.

Comunque, rintracciare una possibile causa univoca di questa innovazione è difficile. Non è da escludere, naturalmente, l'influenza dell'inglese, anche se non diretta (a mio parere, la maggior parte degli italiani non ha una conoscenza cosí approfondita dell'inglese da usare con frequenza il verbo to indulge, che è un cultismo tanto in italiano quanto in inglese). Come hanno detto Marco e Uri Burton, ci dev'essere stata la mediazione di qualche traduttore un po' pigro.
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