Chissà che direbbe oggi, il caro Pasolini, aprendo un giornale a caso o ascoltando trenta secondi di televisione. Dubito che si rassegnerebbe, «prendendo atto» della realtà, ma farebbe quanto possibile per cercare di far cambiare le cose.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.