Apprendo dal linguista Luciano Satta che «il glottologo Carlo Tagliavini fa una distinzione nella pronuncia di questa parola: sénza con “e” chiusa quando è in funzione di ‘proclitica’, cioè per l’accento si appoggia alla parola che segue (Sono rimasto ‘sènza soldi’, che è praticamente “senzasòldi”); sènza, con “e” aperta, quando non è proclitica e ha un accento proprio (Mandami soldi perché sono rimasto ‘sènza’). Ma, almeno in Toscana, è forte in questo caso la tendenza al suono chiuso».
Il DOP, però, non è d'accordo.
«Sénza» e «sènza»
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«Sénza» e «sènza»
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Beh, Tagliavini era bolognese... Si pronuncia o sempre sènza o sempre sénza secondo l’uso locale (sènza a Firenze ma sénza a Pisa, se non erro, e sicuramente anche a Livorno).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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