Vi chiedo delucidazioni su quello che io credo sia un calco dal sermo vulgaris (inteso come un mio insegnante m'ha insegnato: registro medio-basso d'uso comune).
È frequente nella mia zona - sono meridionale - udire frasi dalla costruzione dubbia, che prevedono l'utilizzo di particelle pronominali dalla poco chiara funzione. Reco in esempio la frase in oggetto:
"Il bambino non MI mangia da giorni".
Escludendo chiaramente il valore di complemento oggetto, ho pensato - ma mi pare una forzatura - di ricondurre questo regionalismo ad una forma come "MI [è capitato] che il bambino non mangi".
Qualcuno è in grado di darmi una spiegazione più plausibile e di tracciare magari una storia dell'uso di tale costruzione?
Vi ringrazio anticipatamente per la solerzia.
"Il bambino non MI mangia"
Moderatore: Cruscanti
"Il bambino non MI mangia"
Ultima modifica di *algore* in data mer, 29 feb 2012 20:52, modificato 1 volta in totale.
- Ferdinand Bardamu
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- Località: Legnago (Verona)
Che cosa intende esattamente per sermo vulgaris?
Comunque, venendo alla sua domanda, quel «mi» nella frase «il bambino non mi mangia da giorni» è un dativo etico, che esprime una partecipazione emotiva, un interesse della persona per l'azione descritta.
Non c'è in questo caso alcun sospetto nell'uso di questa particella: è un procedimento di enfatizzazione impiegato nel registro informale. Il dativo etico era presente anche in latino: es. «quid mihi Celsus agit?», che si può tradurre, suppergiú, come «come mi sta Celso?» oppure «cosa mi combina Celso?».
Comunque, venendo alla sua domanda, quel «mi» nella frase «il bambino non mi mangia da giorni» è un dativo etico, che esprime una partecipazione emotiva, un interesse della persona per l'azione descritta.
Non c'è in questo caso alcun sospetto nell'uso di questa particella: è un procedimento di enfatizzazione impiegato nel registro informale. Il dativo etico era presente anche in latino: es. «quid mihi Celsus agit?», che si può tradurre, suppergiú, come «come mi sta Celso?» oppure «cosa mi combina Celso?».
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