Dubbi sulla grafia «razziale»
Moderatore: Cruscanti
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Dubbi sulla grafia «razziale»
È possibile scrivere l’aggettivo 'razziale' con una sola Z?
- Ferdinand Bardamu
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Benvenuto/a.
Il Treccani in linea s.v. «razziale» dà anche questa scrizione, ma la marca come non comune. Se non erro, la versione con una sola zeta dovrebb'essere piú vicina all'origine anglofrancese dell'aggettivo, racial, mentre quella con la zeta geminata è il risultato dell'influenza di razza.

Il Treccani in linea s.v. «razziale» dà anche questa scrizione, ma la marca come non comune. Se non erro, la versione con una sola zeta dovrebb'essere piú vicina all'origine anglofrancese dell'aggettivo, racial, mentre quella con la zeta geminata è il risultato dell'influenza di razza.
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Re: Dubbi sulla grafia «razziale»
Benvenuto anche da parte miaIV C G.B maddaloni ha scritto:È possibile scrivere l’aggettivo 'razziale' con una sola Z?

"Sarebbe" possibile una sola zeta perché una regola ortografica stabilisce che si mette una sola z davanti a due vocali (sezione, direzione, stanziale ecc.). Due z davanti a vocale semplice: razzo, pazzo, corazza. Le eccezioni sono quasi inesistenti: razzìa e pochissime parole derivate da altre che al loro interno ne contengono due per la “regola” sopra citata: pazzia (da ‘pazzo’); corazziere (da ‘corazza’).
Razziale, quindi, con doppia z perché viene da razza.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Aggiungo che il DOP considera antiquata la grafia con una sola zeta, grafia che considererei inaccettabile nell’italiano d’oggi.
P.S. Le do a mia volta il benvenuto.
P.S. Le do a mia volta il benvenuto.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Sandro1991
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Si veda qui.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Per questo tipo di dubbio può consultare il DOP.
È preferibile, oggi, la grafia unita dappertutto.
P.S. Occorreva aprire un filone apposito...

P.S. Occorreva aprire un filone apposito...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- SinoItaliano
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- Iscritto in data: mer, 04 gen 2012 8:27
- Località: Pechino
Conosco un amico che sbaglia sempre l'ortografia delle parole contententi la «z», e quindi scrive spazzio e spazzi.
Una volta egli vide la parola scritta correttamente «spazi» con una sola «z» e disse al professore: «Lì ha sbagliato! Ha scritto spazi['spadzi] al posto di spazzi['spatstsi]!»
Forse egli è solo «fonetico»
. Infatti secondo la regola di cui sopra, cioè una sola z davanti a due vocali, e due z davanti a vocale semplice, egli avrebbe ragione: spazi, per come è pronunciato e siccome la z precede una sola vocale «i», si dovrebbe scrivere con due z.
Peccato che si scriva con una sola z essendo il plurale di spazio.
Quindi aggiungerei un'altra eccezione, cioè che i derivati delle parole con una sola z rimangono con una sola z, anche quando la z precede una sola vocale e si pronuncia doppia.
Una volta egli vide la parola scritta correttamente «spazi» con una sola «z» e disse al professore: «Lì ha sbagliato! Ha scritto spazi['spadzi] al posto di spazzi['spatstsi]!»
Forse egli è solo «fonetico»

Peccato che si scriva con una sola z essendo il plurale di spazio.
Quindi aggiungerei un'altra eccezione, cioè che i derivati delle parole con una sola z rimangono con una sola z, anche quando la z precede una sola vocale e si pronuncia doppia.
- SinoItaliano
- Interventi: 384
- Iscritto in data: mer, 04 gen 2012 8:27
- Località: Pechino
Nessuna solennità intenzionale, gentile Marco 
Credo che trattasi d'un ipercorrettismo quando m'accingo a ragionar in codesto spazio di discussione, onde suole usare l'italica favella in leggiadra maniera.
(Chissà quanti errori avrò fatto in codesto periodo...)
Il motivo principale risiede nella mia formazione scolastica conservatrice in materia di grammatica italiana.
Benché io fossi giovane (21 anni) e avessi frequentato la scuola elementare nella seconda metà degli anni '90, mi hanno sempre insegnato che «egli» è pronome personale soggetto, mentre «lui» è pronome personale complemento; perciò usare «lui» come soggetto è sbagliato.
Per questo uso sempre «egli, ella, esso, essa, essi, esse» nei miei temi scolastici e sovente anche nelle interrogazioni di italiano e storia.
Credo che sono tra i pochi studenti diplomati in un istituto tecnico a usare un linguaggio «solenne», come dice Marco, nello scritto.
Ciò mi induce anche a insegnare agli apprendenti stranieri forme come «Parlo loro» (filone da me aperto poco tempo fa) e a rimanere stupito quando ho scoperto da una mia amica brasiliana che viene loro insegnato (:D) «lui è, loro sono» in luogo di «egli è, essi sono», anzi attualmente nei corsi di italiano per stranieri le forme «egli» ed «essi» vengono completamente ignorate.
Sbadatamente, nella mia eccessiva solennità, ho scritto «contententi» in luogo di «contenenti».
Tornando al tema del filone, penso che «spazi» nonostante lo svantaggio della non aderenza fonetica, ha il vantaggio di essere distinguibile nello scritto da «spazzi» voce del verbo spazzare, visto che sono omofone.
Anticamente come verrebbe scritto «spazi»? Forse spazî, spazj o spazii?
Noto che a Carnby piace usare l'accento circonflesso in codesto fòro.

Credo che trattasi d'un ipercorrettismo quando m'accingo a ragionar in codesto spazio di discussione, onde suole usare l'italica favella in leggiadra maniera.

(Chissà quanti errori avrò fatto in codesto periodo...)
Il motivo principale risiede nella mia formazione scolastica conservatrice in materia di grammatica italiana.
Benché io fossi giovane (21 anni) e avessi frequentato la scuola elementare nella seconda metà degli anni '90, mi hanno sempre insegnato che «egli» è pronome personale soggetto, mentre «lui» è pronome personale complemento; perciò usare «lui» come soggetto è sbagliato.
Per questo uso sempre «egli, ella, esso, essa, essi, esse» nei miei temi scolastici e sovente anche nelle interrogazioni di italiano e storia.
Credo che sono tra i pochi studenti diplomati in un istituto tecnico a usare un linguaggio «solenne», come dice Marco, nello scritto.
Ciò mi induce anche a insegnare agli apprendenti stranieri forme come «Parlo loro» (filone da me aperto poco tempo fa) e a rimanere stupito quando ho scoperto da una mia amica brasiliana che viene loro insegnato (:D) «lui è, loro sono» in luogo di «egli è, essi sono», anzi attualmente nei corsi di italiano per stranieri le forme «egli» ed «essi» vengono completamente ignorate.
Sbadatamente, nella mia eccessiva solennità, ho scritto «contententi» in luogo di «contenenti».

Tornando al tema del filone, penso che «spazi» nonostante lo svantaggio della non aderenza fonetica, ha il vantaggio di essere distinguibile nello scritto da «spazzi» voce del verbo spazzare, visto che sono omofone.
Anticamente come verrebbe scritto «spazi»? Forse spazî, spazj o spazii?
Noto che a Carnby piace usare l'accento circonflesso in codesto fòro.

Grazie della risposta. 
Per l’uso di codesto, mi permetto di rimandarla qui.
La regola di egli unico pronome maschile di terza persona singolare come soggetto è un’altra regola fantasma.
Le diverse grafie antiquate per il plurale delle parole uscenti in -io (con i atono) sono corrette (ma oggi sconsigliabili).

Per l’uso di codesto, mi permetto di rimandarla qui.
La regola di egli unico pronome maschile di terza persona singolare come soggetto è un’altra regola fantasma.

Le diverse grafie antiquate per il plurale delle parole uscenti in -io (con i atono) sono corrette (ma oggi sconsigliabili).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Essendo nuovo qua sopra colgo lo spunto dall'intervento dell'utente SinoItaliano per porvi una domanda. Non trovate che parlare in un modo ostinatamente ricercato o antiquato (volente o nolente, il decadimento dei pronomi "egli" ed "essi" è un dato di fatto ed in quanto tale ne va preso atto) sia, diciamo così, piuttosto snobistico (si può usare tale termine qua sopra?) e non abbia molto a che fare con la corretta uso della lingua, intesa come strumento (e non fine) in continua mutazione?SinoItaliano ha scritto:Nessuna solennità intenzionale, gentile Marco
...
- Sandro1991
- Interventi: 251
- Iscritto in data: lun, 28 nov 2011 19:07
Be’, tutto dipende dal contesto; in questo caso si fa sfoggio scherzosamente −credo. Io amo molto la bella prosa, e sono qui per impararla; se usata con giudizio −lasciando perdere mezzi e fini− non ha nulla di snobbistico (meglio con due «b»
).
È un mio parere, c’è chi ama la prosa scarna e funzionale, io, per me, se posso condire... condisco.

È un mio parere, c’è chi ama la prosa scarna e funzionale, io, per me, se posso condire... condisco.

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