
L'italiano invaso da 9000 anglicismi (di Michele di Pisa)
Moderatore: Cruscanti
L'italiano invaso da 9000 anglicismi (di Michele di Pisa)
Vi segnalo questo interessante articolo pubblicato sul bloggo di Michele di Pisa. 

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- Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30
Se dice che Arrigo Castellani è scomparso «lo scorso giugno», siamo tra luglio 2004 e maggio 2005.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Alla fine dell'articolo Michele di Pisa scrive:
«Perché questo intervento non rimanga uno sterile pianto, mi permetto di proporre all’Ordine l’istituzione di un ristretto gruppo di lavoro che segnali direttamente ai direttori e ai colleghi interessati i più macroscopici casi di abuso linguistico, suggerisca le correzioni e, magari su questo stesso giornale, con una rubrichina di pochissime righe, faccia delle proposte concrete, alternative all’inarrestabile pressione di neoanglicismi» (sottolineatura mia).
Poi è stato effettivamente creato questo «gruppo di lavoro»?
«Perché questo intervento non rimanga uno sterile pianto, mi permetto di proporre all’Ordine l’istituzione di un ristretto gruppo di lavoro che segnali direttamente ai direttori e ai colleghi interessati i più macroscopici casi di abuso linguistico, suggerisca le correzioni e, magari su questo stesso giornale, con una rubrichina di pochissime righe, faccia delle proposte concrete, alternative all’inarrestabile pressione di neoanglicismi» (sottolineatura mia).
Poi è stato effettivamente creato questo «gruppo di lavoro»?

La parte della popolazione che realmente sente questo grave problema è un’esigua minoranza, e neanche culturalmente arretrata. Basta vedere come scrivono i linguisti, e la loro propensione all’adozione di online, ecc. Dunque, se alla base non c’è sensibilità per questa piaga, che tale non è considerata ma fatalità d’una presunta «evoluzione», mi pare difficile non solo ragionare con questa gente, ma anche sperare in una qualsiasi forma di cambiamento senza l’appoggio di un’improbabile legge.
Non è pessimismo, credo, il mio, ma realismo. Ovviamente incoraggio tutte le possibili iniziative, ma rimango scettico sul loro esito positivo.
Non è pessimismo, credo, il mio, ma realismo. Ovviamente incoraggio tutte le possibili iniziative, ma rimango scettico sul loro esito positivo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30
Ma per lei anche con l'istituzione del CSLI non cambierebbe niente?Marco1971 ha scritto:…mi pare difficile [...] sperare in una qualsiasi forma di cambiamento senza l’appoggio di un’improbabile legge.
Non è pessimismo, credo, il mio, ma realismo. Ovviamente incoraggio tutte le possibili iniziative, ma rimango scettico sul loro esito positivo.
Il CSLI non solo non si farà mai, ma quand’anche si facesse, dubiterei e della competenza dei suoi membri, e del loro effettivo potere per riportare la lingua a uno stato decente.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30
- u merlu rucà
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- Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41
Trent'anni fa nelle delibere della pubblica amministrazione si trovavano geosinonimi, dialettismi, regionalismi, ma era tutta roba di casa nostra. Ora, anche nei paesi più sperduti, fa tendenza usare anglismi, impiegati spesso a sproposito.
Anche nei fori patriottici, si aprono topic, thread, post in difesa della lingua italiana e si citano link.
Anche nei fori patriottici, si aprono topic, thread, post in difesa della lingua italiana e si citano link.
- Infarinato
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- Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
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Mi vo viepiú convincendo che tutto quel che attiene alle leggi non funziona e che l’unica è tentare, per altre vie, di sensibilizzare la gente attraverso la suggestione di un’opera normativa che educhi al buon gusto. Per questo spero che il mio dizionario possa essere utile in questa direzione.PersOnLine ha scritto:Ma allora lei che tipo di intervento legislativo intende? Io penso che più che obbligare la pubblica amministrazione a usare i traducenti ufficiali non si possa fare, e il CSLI servirebbe proprio a questo, oltre che stilare il dizionario ufficiale.


Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30
Con «senza l’appoggio di un’improbabile legge» credevo che lei auspicasse un intervento di natura legislativa: non è forse quello che è avvenuto in Francia?

A loro discapito va anche detto che, nella maggior parte dei casi, il responsabile dei contenuti non coincide con colui che si occupa della gestione tecnica del sito. Noi, appunto, siamo «unici»!u merlu rucà ha scritto:Anche nei fori patriottici, si aprono topic, thread, post in difesa della lingua italiana e si citano link.

Sí, perché in Francia – e, piú latamente, in tutta la francofonía – c’erano le premesse: popoli presso i quali è abbastanza diffusa la preoccupazione per la «purezza» della lingua. Inoltre c’è l’istituzione ufficiale, l’Académie française. Da noi tutto questo non esiste: né istituzione ufficiale preposta alla tutela della lingua e che prende decisioni che nessuno mette in discussione, né sentimento di fedeltà verso la lingua.PersOnLine ha scritto:Con «senza l’appoggio di un’improbabile legge» credevo che lei auspicasse un intervento di natura legislativa: non è forse quello che è avvenuto in Francia?
Per questi motivi ho l’impressione che un intervento dall’alto 1) non ci sarà e 2) non sortirebbe alcun effetto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Quello che tento di dire è che la violenza – e le leggi, in qualche modo, sono violenza – non è molto produttiva. Gli esseri umani sono governati piuttosto dai sentimenti, credo. Riscoprire la bellezza della lingua attraverso la letteratura mi appare allora qualcosa di piú fecondo, perché l’imposizione è sterile, ma può dare buoni frutti, invece, ripercorrere, senza fronzoli, la storia della lingua a pezzetti, per ridare il gusto. Forse. Forse forse. Chissà.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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