
Opera d'arte = lavoro?
Moderatore: Cruscanti
Opera d'arte = lavoro?
Ho sempre pensato che usare "lavoro" come sinonimo di "opera" in senso artistico (i lavori per violino di ..., i lavori su tela di ...) fosse un anglicismo, ma in alcuni vocabolari in rete li ho trovati come sinonimi. Lo sono davvero? 

- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
- Interventi: 5195
- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
Escluderei l'anglicismo: si tratta di un normale passaggio dall'astratto al concreto. Per esempio, espressione può essere sia l'atto e il modo di esprimere qualcosa, sia la parola concreta con cui quel qualcosa viene espresso.
Riporto l'accezione concreta secondo il Treccani in linea (accezione 2b), col corredo d'esempi:
Il risultato del lavoro, l’opera compiuta (anche di opere dell’ingegno): la sarta ha riportato il l.; consegnare, ritirare un l.; esposizione degli ultimi l. (di un pittore, scultore); un pregevole autore di l. drammatici; un l. in legno, in pietra, in muratura; un l. d’intarsio, di mosaico… [altri esempi seguono]
Riporto l'accezione concreta secondo il Treccani in linea (accezione 2b), col corredo d'esempi:
Il risultato del lavoro, l’opera compiuta (anche di opere dell’ingegno): la sarta ha riportato il l.; consegnare, ritirare un l.; esposizione degli ultimi l. (di un pittore, scultore); un pregevole autore di l. drammatici; un l. in legno, in pietra, in muratura; un l. d’intarsio, di mosaico… [altri esempi seguono]
Eppure Google Libri mi dà 5.940 risultati per lavori per pianoforte. La piú antica che mi è riuscito di trovare è questa:
...tuttavia l’esecuzione de’ suoi lavori per pianoforte affidava al Pianté... (Atti della Accademia pontaniana, 1825)
Inoltre, il Battaglia riporta l’accezione di opera artistica, e cita Dante (Par., I, 13).
...tuttavia l’esecuzione de’ suoi lavori per pianoforte affidava al Pianté... (Atti della Accademia pontaniana, 1825)
Inoltre, il Battaglia riporta l’accezione di opera artistica, e cita Dante (Par., I, 13).

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- marcocurreli
- Interventi: 625
- Iscritto in data: ven, 25 set 2009 22:36
- Località: Cagliari
Grazie ancora. Forse sono un po' troppo schizzinoso.
Appunto, io intendo le opere complete e riconosciute come tali; potrei dire pezzi, composizioni, opere, musiche, ma lavori in quel senso, io, lo troverei poco adatto.marcocurreli ha scritto:Lavoro è più generico di opera (artistica), o almeno è sentito come tale, per cui a mio avviso dicendo lavori per pianoforte si intende mettere assieme opere vere e proprie e altri lavori come studi, appunti, opere non completate.
Io direi il contrario: opera ha 25 accezioni distinte nel Battaglia, contro le 18 di lavoro. Poi ognuno ha la propria percezione personale della lingua, com’è normale che sia.marcocurreli ha scritto:Lavoro è più generico di opera (artistica)...

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Lascio, col vostro permesso, una privata traccia idiolettale. Naturalmente, le mie considerazioni si rivolgono all’ambito di maggior pregio.
Non parlerei di maggiore o minore «genericità» (né di prestito); guarderei semmai a una [facile] inferenza metaforica – su cui poggerebbero sia le considerazioni di Ferdinand sia la probabilissima trafila [l’uso] che ha tratto l’accezione nei corpora citati da Marco.
Ad ogni modo, il termine «lavoro» indicherebbe preferibilmente la fatica intellettiva, il processo creativo (tradotto nel tempo e nello spazio) osservato attraverso le successive fasi compositive o interpretative (i mezzi dell’arte, la biografia etc.); in ultimo anche il fervore, ‘sudore’ psicologico e, perché no, fisico. «Opera» avrebbe (e di solito ha) una funzione auspicabilmente estetica, intellettuale nel suo senso più complesso [e risultativo]: individuerebbe ciò che può essere considerato a buon diritto compiuto, non più appartenente a un individuo, ma [ormai] espressione di un’«istituzione».
Insomma, la solidarietà lessicale tra «opera» e «arte» rende la prima quel che la seconda impone, mi pare.
Forse il caro Vittorio vede nell’estensione della creatività soprattutto gli aspetti dell’«opera», e allora le misure del «lavoro» gli comunicano una qualche ristrettezza.
Non parlerei di maggiore o minore «genericità» (né di prestito); guarderei semmai a una [facile] inferenza metaforica – su cui poggerebbero sia le considerazioni di Ferdinand sia la probabilissima trafila [l’uso] che ha tratto l’accezione nei corpora citati da Marco.
Ad ogni modo, il termine «lavoro» indicherebbe preferibilmente la fatica intellettiva, il processo creativo (tradotto nel tempo e nello spazio) osservato attraverso le successive fasi compositive o interpretative (i mezzi dell’arte, la biografia etc.); in ultimo anche il fervore, ‘sudore’ psicologico e, perché no, fisico. «Opera» avrebbe (e di solito ha) una funzione auspicabilmente estetica, intellettuale nel suo senso più complesso [e risultativo]: individuerebbe ciò che può essere considerato a buon diritto compiuto, non più appartenente a un individuo, ma [ormai] espressione di un’«istituzione».
Insomma, la solidarietà lessicale tra «opera» e «arte» rende la prima quel che la seconda impone, mi pare.
Forse il caro Vittorio vede nell’estensione della creatività soprattutto gli aspetti dell’«opera», e allora le misure del «lavoro» gli comunicano una qualche ristrettezza.
Chi c’è in linea
Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 4 ospiti