Ritorno ancora una volta su abstract poiché, avendo alzato la questione della revisione della lista, è emerso che la scelta dei traducenti del forestierismo rimane controversa.
Dunque, mi propongo di elencare di seguito tutti i possibili traducenti già menzionati e non che potrebbero esser ritenuti dei buoni sostituiti per il forestierismo —soltanto, a mio avviso— ad una prima anallisi. Le definizioni di riferimento sono quelle del Treccani in linea. Ho aggiunto inoltre sbarrature mie, indicanti punti a sfavore dell'adozione.
Compendio: Riassunto, esposizione sommaria, sintesi; come titolo di opere, indica sia un testo che riduce in breve una o più opere d’altro autore, esponendone gli elementi e argomenti essenziali, sia un breve e succinto trattato di qualsiasi scienza.
Epitome: Riassunto, compendio di un’ampia opera, per lo più di contenuto storiografico, fatto soprattutto a scopo didattico.
Estratto: Compendio di un libro, di uno scritto, di un documento e sim., fatto trascrivendo i passi più importanti o riassumendone le idee principali.
Riassunto: Discorso o, più spesso, scritto che riassume, che espone brevemente i punti essenziali di altri discorsi o scritti, o che informa succintamente intorno a un fatto o a una serie di fatti.
Sinossi: Compendio, esposizione sintetica e schematica di una materia, di una disciplina, di una scienza, di un periodo storico o letterario, ecc., fatta in modo che i dati si possano facilmente e rapidamente trovare o confrontare tra loro (ricorrendo talora alla sistemazione in tavole sinottiche e alla disposizione in colonne parallele).
Sintesi: Nel linguaggio com., l’operazione intellettuale con cui di una materia, di un’argomentazione, di un insieme logico o anche di un complesso di fatti si raccolgono i concetti o gli elementi essenziali; quindi, genericam., compendio, esposizione riassuntiva, e sim.
Sommario: Brevissimo riassunto, in forma di indice o anche di esposizione compendiosa, degli argomenti trattati in un’opera, in una rivista o periodico, in un articolo, in un capitolo, per lo più messo in principio dell’opera o della parte che interessa, meno spesso in fine, talvolta anche in margine al testo.
Sunto: Compendio, esposizione abbreviata, per sommi capi, orale o scritta; riduzione di un testo in forma più breve.
In fin dei conti, mi pare che l'unica soluzione appropriata sia sommario, che ha dalla sua il fatto di essere un compendio di sole testi scritti e soprattutto di esser presentato per lo piú in principio di opera. L'unica cosa che gli manca è l'uso specifico in testi scientifici, ma pazienza: è proprio la soluzione piú vicina.
Sunto —invece—, ch'è presente nella lista, mi pare veramente troppo generico.
«Abstract»
Moderatore: Cruscanti
«Abstract»
Non pigra quies.
Invece, se guarda le definizioni di abstract nell’Oxford Advanced e nel Cambridge Advanced, si accorgerà che sunto è perfettamente acconcio. 
Non complichiamo per amor di complicazione, è un concetto semplice, e qualsiasi traducente approssimante andrebbe bene. Qui, mi pare, siamo confrontati alla mania di vedere un senso precisissimo nel termine straniero, senso precisissimo inesistente ma fabbricato da chi non sa pensare nella propria lingua.

Non complichiamo per amor di complicazione, è un concetto semplice, e qualsiasi traducente approssimante andrebbe bene. Qui, mi pare, siamo confrontati alla mania di vedere un senso precisissimo nel termine straniero, senso precisissimo inesistente ma fabbricato da chi non sa pensare nella propria lingua.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09
Il termine è usato molto nel campo delle pubblicazioni scientifiche, compresi gli interventi ai convegni che poi daranno luogo a pubblicazione scientifica in testi quali gli "Atti del Convegno".
Non so se si usa in altri campi, però, per quanto riguarda quanto sopra, ritengo sarebbe più produttivo dare un'occhiata anche a quanto utilizzato da tutti quei ricercatori e studiosi che, pur facendo ricerca a livello internazionale, si ostinano ancora a tentar di parlare italiano, qualche volta...
Altrimenti si finisce per produrre un doppione che non sarà usato nè dagli italoparlanti del settore (che hanno già il proprio termine consolidato dall'uso) né dagli anglomani ostinati (che tanto non l'userebbero comunque).
Ora, io normalmente quando pubblico su riviste del mio settore, ricevo la richiesta di allegare il "riassunto", termine nell'uso per indicare una breve esposizione:
- della situazione al contorno
- del metodo di indagine applicato e dei dati a cui è stato applicato
- delle conclusioni raggiunte;
il tutto senza dilungarsi sul cuore del lavoro, ovvero la descrizione analitica dello svolgimento del lavoro, delle correlazioni e delle considerazioni che hanno portato alle conclusioni.
In pratica diventa un po' la somma del pargrafo "premessa" e del paragrafo "conclusioni".
E non sempre viene posto all'inizio, in alcune riviste esso è posto in coda al lavoro, prima della bibliografia (anche se quest'uso è meno diffuso).
Quella cosa lì viene chiamata "riassunto"; ora, nell'ambito della naturale evoluzione di una lingua, si può anche pensare all'ampliamento del significato del termine anche a questa accezione, ormai entrata nell'uso per un'ampia categoria di scriventi e parlanti.
Fermo restando che poi, nell'articolo effettivo, l'oggetto in questione sarà sempre indicato come "abstract", per il semplice fatto che, se ancora si riesce a pubblicare in italiano, esso comunque è previsto per essere in inglese, ovvero per rendere fruibile il testo anche oltr'alpe, in modo che con una rapida scorsa degli elementi base (premesse-conclusioni), il lettore possa capire se valga la pena impegnarsi in una traduzione dell'intero testo oppure se esso esuli dai suoi interessi specifici.
Ovviamente, rivolgendosi in inglese ad un anglo-leggente, anche il titolo va nella lingua del ricevente.
Tralasciamo che poi, per comodità, le riviste ti richiedano direttamente l'"abstract", intendendo specificatamente un riassunto "pensato" in inglese, ovvero secondo i canoni internazionali, e non la pedissequa traduzione del riassunto italiano (che, ovviamente, trasferita pari pari in un altro idioma, rischia di fare strage delle sue strutture linguistiche peculiari... se non di generare dei mostri linguistici... per parità, se mi rivolgo ad un inglese rispetto la sua lingua come pretendo che egli rispetti la mia...), per cui il termine inglese indicante un oggetto pensato e scritto in inglese e rivolto a lettori inglesi, temo continuerà a resistere imperterrito nell'uso degli addetti ai lavori...
ohimè...
Non so se si usa in altri campi, però, per quanto riguarda quanto sopra, ritengo sarebbe più produttivo dare un'occhiata anche a quanto utilizzato da tutti quei ricercatori e studiosi che, pur facendo ricerca a livello internazionale, si ostinano ancora a tentar di parlare italiano, qualche volta...
Altrimenti si finisce per produrre un doppione che non sarà usato nè dagli italoparlanti del settore (che hanno già il proprio termine consolidato dall'uso) né dagli anglomani ostinati (che tanto non l'userebbero comunque).
Ora, io normalmente quando pubblico su riviste del mio settore, ricevo la richiesta di allegare il "riassunto", termine nell'uso per indicare una breve esposizione:
- della situazione al contorno
- del metodo di indagine applicato e dei dati a cui è stato applicato
- delle conclusioni raggiunte;
il tutto senza dilungarsi sul cuore del lavoro, ovvero la descrizione analitica dello svolgimento del lavoro, delle correlazioni e delle considerazioni che hanno portato alle conclusioni.
In pratica diventa un po' la somma del pargrafo "premessa" e del paragrafo "conclusioni".
E non sempre viene posto all'inizio, in alcune riviste esso è posto in coda al lavoro, prima della bibliografia (anche se quest'uso è meno diffuso).
Quella cosa lì viene chiamata "riassunto"; ora, nell'ambito della naturale evoluzione di una lingua, si può anche pensare all'ampliamento del significato del termine anche a questa accezione, ormai entrata nell'uso per un'ampia categoria di scriventi e parlanti.
Fermo restando che poi, nell'articolo effettivo, l'oggetto in questione sarà sempre indicato come "abstract", per il semplice fatto che, se ancora si riesce a pubblicare in italiano, esso comunque è previsto per essere in inglese, ovvero per rendere fruibile il testo anche oltr'alpe, in modo che con una rapida scorsa degli elementi base (premesse-conclusioni), il lettore possa capire se valga la pena impegnarsi in una traduzione dell'intero testo oppure se esso esuli dai suoi interessi specifici.
Ovviamente, rivolgendosi in inglese ad un anglo-leggente, anche il titolo va nella lingua del ricevente.
Tralasciamo che poi, per comodità, le riviste ti richiedano direttamente l'"abstract", intendendo specificatamente un riassunto "pensato" in inglese, ovvero secondo i canoni internazionali, e non la pedissequa traduzione del riassunto italiano (che, ovviamente, trasferita pari pari in un altro idioma, rischia di fare strage delle sue strutture linguistiche peculiari... se non di generare dei mostri linguistici... per parità, se mi rivolgo ad un inglese rispetto la sua lingua come pretendo che egli rispetti la mia...), per cui il termine inglese indicante un oggetto pensato e scritto in inglese e rivolto a lettori inglesi, temo continuerà a resistere imperterrito nell'uso degli addetti ai lavori...

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Re: «Abstract»
Sottoscrivo a due mani alle parole di Marco:
I Rendiconti Lincei bastano?
Altri traducenti sarebbero teoricamente possibili (sunto in particolare), ma è poco produttivo (e poco professionale) perdersi in inutili bizantinismi quando ne esiste già uno registrato o comunque sostenuto dall’uso cólto.
Si ricordino inoltre i criteri (1a–c) per la compilazione della lista.
La questione è chiusa. Grazie.
Come hanno già detto Marco Curreli e Domna Charola qui sopra, il termine [abstract] è usato in àmbito scientifico, in contesti in cui in italiano s’è sempre detto e scritto riassunto.Marco1971 (grassetto mio) ha scritto:Qui, mi pare, siamo confrontati alla mania di vedere un senso precisissimo nel termine straniero, senso precisissimo inesistente ma fabbricato da chi non sa pensare nella propria lingua.
I Rendiconti Lincei bastano?
Altri traducenti sarebbero teoricamente possibili (sunto in particolare), ma è poco produttivo (e poco professionale) perdersi in inutili bizantinismi quando ne esiste già uno registrato o comunque sostenuto dall’uso cólto.
Si ricordino inoltre i criteri (1a–c) per la compilazione della lista.
La questione è chiusa. Grazie.
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