«Affatto» vs «per nulla/niente»

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«Affatto» vs «per nulla/niente»

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Se il valore originario di affatto è ‘del tutto’, frasi come «questa situazione non è affatto chiara» e «questa situazione non è per nulla chiara» possono essere ritenute equivalenti? A logica, con la prima si dovrebbe intendere che la situazione è solo parzialmente chiara, con la seconda, invece, che la chiarezza è proprio nulla.
Per la stessa ragione, anche frasi come «non fa affatto caldo» non dovrebbero aver senso, perché una persona può sentire o non sentire caldo, ma non «aver caldo» soltanto in parte.
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Zabob
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Intervento di Zabob »

Penso che l'uso di non ... affatto col valore di "per nulla" sia recente.
«Cenerino è diverso da cenerognolo, che non è affatto cenerino ma tende al cenerino.» (Tommaseo, Nuovo dizionario dei sinonimi della lingua italiana)
In questo esempio mi pare evidente che non è affatto significa "non è del tutto".
«Il chop suey, considerato uno dei piatti “cinesi” più famosi, non è affatto cinese, ma americano.»
Mentre qui vuol dire, chiaramente, "non è per niente". Ma a volte, come in questa frase, non è affatto chiaro come debba intendersi quel non ... affatto. 8) Ma attenderei pareri più competenti.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Propongo in anteprima la trattazione del mio DiNo.

AF∙FAT∙TO, avv. /af'fatto/

1. Si usa comunemente con l’avverbio di negazione non per accentuare maggiormente ciò che viene negato; è un uso affine a ‘per niente/per nulla’.

ESEMPI «Domenica mi s’erano affollati intorno tutti i contadini, che, quantunque non comprendessero affatto, stavano ascoltandomi a bocca aperta.» (Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis); «Da ciò conoscerete che la ragione sebbene offuscata d’assai, non era però affatto spenta in quella creatura.» (Nievo, Novelliere campagnolo); «Al Torchiara però non rincresceva affatto la presenza del Blandino.» (Pirandello, L’esclusa); «Tu non sei mutata affatto, e quasi non ti riconosco.» (D’Annunzio, Il ferro); «Caro vecchio amico, non è affatto vero che caricate i disabili.» (CS, 21.01.2012)

È spesso rafforzato da ‘niente’, che si può anche apostrofare: niente affatto o nient’affatto.

ESEMPI «La dieta è imposta e in molti casi niente affatto gradita.» (CS, 24.02.2012); «È un successo nient’affatto ovvio perché ottenuto contro un avversario molto pericoloso, davanti a un grande pubblico...» (CS, 30.05.2011); «Ma è una strategia lunga e complessa, dall’esito nient’affatto scontato.» (R, 13.02.2012); «Resta da vedere se tale ideologia tecnica, niente affatto neutrale, risulti adeguata a corrispondere e guidare lo spirito dei tempi...» (R, 30.03.2012); «La sua poesia, in apparenza semplicissima, è in realtà insidiosa, niente affatto tranquillizzante.» (S, 02.02.2012); «Ma ce n’è una nuova oggi, di torre, proprio lí a un passo, tutta d’acciaio e vetro, apparentemente incongrua ma nient’affatto stridente col contesto.» (S, 26.01.2012)

Niente affatto viene adoperato molto comunemente come semplice risposta negativa (del tipo: «Sei contenta?» «Nient’affatto!»). Si è diffusa la moda d’impiegare, con significato negativo, il solo affatto; si tratta di un uso scorretto e da sconsigliare recisamente perché, essendo il suo significato positivo, ingenera confusione nella comunicazione.

2. Meno comune, e perlopiú letterario, l’uso senza negazione, col significato di ‘interamente, del tutto’. Si pospone ai verbi, e si antepone o si pospone agli aggettivi e agli avverbi; se il verbo è in un tempo composto, affatto va piú spesso tra l’ausiliare e il participio passato, ma si può anche posporre.

ESEMPI «...strignendo che quante piú ne potessono mandare armate il facessono sanza indugio, a.ffine di disfare affatto l’armata di Viniziani e Catalani...» (Villani, Cronica); «...in somma, mi pare d’esser ormai un altr’uomo, e d’essermi quasi affatto ammodernato.» (Tasso, Lettere); «...si può ballare e cenare e divertirci, per scordarsi affatto dei dispiaceri passati.» (Goldoni, Il Prodigo); «...Marcellotto nipotino d’Augusto, morto nell’adolescenza, il quale sarebbe affatto sconosciuto, se non era la vile sublimità di quei versi.» (Alfieri, Del principe e delle lettere); «In età di nove anni e mezzo io mi ritrovai dunque ad un tratto traspiantato in mezzo a persone sconosciute, allontanato affatto dai parenti...» (Alfieri, Vita); «...e la popolazione era giunta, non satolla né affamata, ma, certo, affatto sprovveduta, alla messe del 1628...» (Manzoni, I Promessi Sposi); «...trovò Agnese rincoraggita affatto, e disposta a ritornare a casa...» (Manzoni, ibid.); «Me ne sono affatto dimenticato.» (Foscolo, Viaggio sentimentale di Yorick); «Ma piace pochissimo, ed alle volte appena si sente che sia bello, s’egli o per mancanza di anima, o di coltura, o di arte nella persona, manca affatto d’ogni significazione estranea alla sua significazione naturale...» (Leopardi, Zibaldone); «...dove la osservazione psicologica può trovare argomento di classificarli in modo affatto nuovo, affatto impensato, da sconvolgere molte tabelle e molte opinioni.» (Fogazzaro, Malombra); «Quantunque non avesse con sé che pochi libri e si trovasse affatto impreparato, pure accettò, dopo essersi lasciato molto pregare.» (Pirandello, L’esclusa); «Né parlare si poteva di intonazione. E poi, la volgarità dello stile! Un fraseggio tutto spezzato, mancando affatto la linea; e una sonorità cosí forte da rendersi insopportabile: avremmo dovuto avere i tappi nelle orecchie.» (CS, 12.04.2011)

Anche ripetuto, per rafforzare.

ESEMPI «Venne poi Mirone, che non imitò affatto affatto la verità della natura...» (Vasari, Vite); «...ed io come bramerei che ci fosse, non altrimenti, considerando me stesso, mi persuado affatto affatto che non si trova.» (Leopardi, Lettere); «Disse dunque che dei suoi rapporti con Annetta, come li chiamava Francesca, egli non era affatto affatto soddisfatto.» (Svevo, Una vita); «Non intendo affatto affatto liberarmi della forza simbolica dei nostri “miti”.» (R, 06.11.2011, commento di un utente)
Ultima modifica di Marco1971 in data mer, 22 ago 2012 22:23, modificato 1 volta in totale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Zabob
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Intervento di Zabob »

Marco1971 ha scritto:Propongo in anteprima la trattazione del mio DiNo.

AF∙FAT∙TO, avv. /af'fatto/

1. Si usa comunemente con l’avverbio di negazione non per accentuare maggiormente ciò che viene negato; è un uso affine a ‘per niente/per nulla’.

ESEMPI «Domenica mi s’erano affollati intorno tutti i contadini, che, quantunque non comprendessero affatto, stavano ascoltandomi a bocca aperta.» (Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis); «Da ciò conoscerete che la ragione sebbene offuscata d’assai, non era però affatto spenta in quella creatura.» (Nievo, Novelliere campagnolo); «Al Torchiara però non rincresceva affatto la presenza del Blandino.» (Pirandello, L’esclusa); «Tu non sei mutata affatto, e quasi non ti riconosco.» (D’Annunzio, Il ferro); «Caro vecchio amico, non è affatto vero che caricate i disabili.» (CS, 21.01.2012)
Augurandomi (e augurandole) che il DiNo possa prima o poi vedere la luce, mi e le domando: ma non le pare che, negli esempi di Nievo e Pirandello (soprattutto di Nievo), quei non ... affatto si potrebbero intendere tranquillamente come "non ... del tutto"?

Aggiungo altri due esempi in cui, sempre a mio parere s'intende, non ... affatto è difficilmente interpretabile come equivalente di "per nulla":
  • «La terra non è affatto sciolta dal ghiaccio che al mese di giugno, ed anche allora l'è solamente alla superficie, e nevica continuamente sino al solstizio d'estate.» (Melchiorre Gioia, Filosofia della statistica)
  • «La ragione è si grossa, Che la vedria chi non è cieco affatto» (Berni, Orlando innamorato, cit. in Tommaseo, voce "Affatto")

Per me il secondo esempio significa «la ragione è talmente evidente che la vedrebbe chiunque, a meno che non sia completamente (e non: "per nulla") cieco».
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Vero è che in certi casi l’ambiguità tra per nulla e non del tutto può sussistere, ma il non + verbo + affatto è da intendersi, normalmente, nel primo senso. Diverso il caso di non + affatto + aggettivo, come nel seguente esempio manzoniano:

Già nel venire, egli aveva veduto per le vie un cotal movimento, da non potersi ben definire se fossero rimasugli di sollevazione non affatto compressa, o cominciamenti d’una nuova... (I Promessi Sposi)

Il DIR (Dizionario Italiano Ragionato) pone in luce tale ambiguità:

...come rafforz. di una negazione, Per niente, Per nulla: Non hai affatto ragione, Non sono affatto tranquillo, con possibilità spesso di equivoci («non sono per nulla» cosí come «non sono del tutto tranquillo»).

E allora? Vogliamo comunicare efficacemente? Si riservi l’affatto negato al significato di per niente/nulla, e, per la negazione parziale, si ricorra appunto a non del tutto (= non interamente). Eviteremo cosí inutili fraintendimenti. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non credevo dir cosí bene: l’esempio manzoniano citato sopra è della ventisettana; guardate la correzione nella versione definitiva:

Già nel venire, aveva visto per le strade un certo movimento, da non potersi ben definire se fossero rimasugli d’una sollevazione non del tutto sedata, o princìpi d’una nuova...
:)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Non voglio farle una critica, ma non trova che il numero di citazione nel DINO sia - diciamo - sovrabbondante rispetto alla loro funzione?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

La ringrazio dell’osservazione, che mi permette di spiegare, non solo a lei, quale sia, in un’opera di questo genere, la funzione degli esempi (tutti d’autore o giornalistici). Sulla scia del lavoro compiuto da Grevisse nel monumentale Le bon usage – a cui Serianni esplicitamente s’ispirò per compilare la sua mai abbastanza lodata grammatica – ho optato per un’esemplificazione che risponde a tre criteri:

1. La longevità dell’uso: partendo dal piú antico per arrivare al piú moderno;
2. L’autorevolezza degli autori scelti (il criterio di qualità, la lingua piú sorvegliata);
3. La funzionalità: ogni esempio deve mostrare come la parola o il costrutto si inseriscono in un contesto.

L’abbondanza è voluta anche per mettere in luce le varianti di posizione nella frase, le collocazioni, le reggenze possibili, e, in ultimo, per garantire al lettore assiduo e desideroso di migliorare il proprio italiano la possibilità di educare il proprio orecchio al buon gusto: non v’è nulla di piú sano al mondo, credo, dell’impregnarsi delle buone scritture per formarsi una guida sicura allo scrivere elegante e preciso. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Marco1971, [i]DiNo[/i] ha scritto:«Saperla lontana, distratta e affatto attenta alle esigenze del mio reparto e di me, dei miei validissimi colleghi del mio ospedale e in fondo del servizio che svolgiamo questo mi delude sempre piú.» (CS, 15.10.2010)
Carissimo Marco, non Le pare che codest’esempio sia fuori posto? Qui […costí?], direi proprio che affatto ha il famigerato significato di ‹per niente›. :)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ha perfettamente ragione! Non avevo letto bene, m’ero fermato all’assenza di negazione. La ringrazio di cuore. Provvedo a cambiare l’esempio. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Souchou-sama ha scritto:Carissimo Marco, non Le pare che codest’esempio sia fuori posto? Qui […costí?], direi proprio che affatto ha il famigerato significato di ‹per niente›. :)
Ho sostituito l’esempio con quest’altro:

«Né parlare si poteva di intonazione. E poi, la volgarità dello stile! Un fraseggio tutto spezzato, mancando affatto la linea; e una sonorità cosí forte da rendersi insopportabile: avremmo dovuto avere i tappi nelle orecchie.» (CS, 12.04.2011)

Il costí non lo userei in questo contesto: infatti lo scritto a cui ci riferiamo è vicino a lei (sullo schermo) né piú né meno di quanto sia a me. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Ottimo! (Il nuovo esempio, piú che parlar di musica, parrebbe riferito alla parole di molti italòfoni. :lol:)

Grazie dell’osservazione su costí. :)
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