Grazie a Marco e a Infarinato, gentili come sempre, per le indicazioni; e soprattutto grazie a Lei, Valerio, che ha còlto —ed esemplificato—
perfettamente quello che volevo dire.
valerio_vanni ha scritto:Più in generale, però, mi pare "tutto relativo" nel senso che sembra strano quello che è diverso dal proprio parlato abituale.
Su questo, però, non posso darLe ragione. È piú d’un anno, ormai, che parlo un italiano —si spera— «neutro» in giro per la Lombardia, e
nessuno ha mai battuto ciglio né interrogatomi sul mio accento. Credo che lo stesso valga per chiunque parli un italiano o neutro o del Centro con un accento molto leggero. Quindi, mi pare necessario modificare l’affermazione come segue:
sembra strano quel ch’è diverso e dal proprio accento e da un italiano «senz’accento» — come dicevo prima, nessun milanese percepisce come «strane» le pronunce [ˈme, peɾˈke, ˈse, ˈte, ˈtre] ch’io uso tutt’i giorni e che pure son rare in quasi tutto il Nord Italia. E non è una questione d’«accettazione»: non è che dà loro un po’ fastidio ma ci passan sopra — senza che se n’accorgano, al loro orecchio non suona per nulla strano.

(Soprattutto, come dice Lei, grazie alla tivvú.)
P.S. Ah, un benvenuto anche da parte mia!
