Ostico/Ostica

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Moderatore: Cruscanti

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ebbrofiore
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Ostico/Ostica

Intervento di ebbrofiore »

Buonasera a tutti, avrei bisogno di risolvere un problema di ampliamento (o meglio, restringimento) di campo semantico in cui sono incappato. L'aggettivo "ostico", dal latino "hosticum" ostile, viene oggi usato prettamente per accompagnare sostantivi di cose (passaggio ostico, lettura ostica, lingua ostica) con il precipuo significato di "difficile/arduo/impervio"; o anche in campo letterario con il (solo) significato di "ributtante/odioso" [Sabatini Coletti](riferito talvolta anche a persona).
Quanto io mi (vi) chiedo è, facendo appello al significato etimologico della parola, è possibile (e vi pregherei in questo caso di fornirmi fonti da me consultabili) usare l'aggettivo nel senso di "ostile"? Sarebbe errata una frase del tipo "È un uomo ostico ai tradimenti" (nel senso di "ostile, contrario" e non di "difficile")?
Vi ringrazio per l'attenzione.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Quest’accezione è dell’italiano antico (cfr Battaglia). Non si può usare in tal senso oggi, se non con un accorgimento del tipo «nel senso etimologico».
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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ebbrofiore
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Intervento di ebbrofiore »

Purtroppo mi trovo di fronte ad un "incastro" metrico (dovuto a traduzione), in cui "òstico" sostituirebbe "ostìle" nell'accento, senza mutarne la caratteristica fonica. Lei crede che tale espediente sarebbe una circostanza accettata come licenza poetica?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ah, in poesia sí, lo può usare, se rientra nello stile generale. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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ebbrofiore
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Intervento di ebbrofiore »

La ringrazio :)
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