«Che (pron.) eppure»

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«Che (pron.) eppure»

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Oggi ho sentito la frase «...e io conosco anziani che eppure sanno usare il computer» (pronunciato: /kep'pure/): il cui significato era indubbiamente '...i quali ciò nonostante...', e no '...i quali anche...' o simili; il che mi fa escludere che si tratti di un pure, pur avendo ugualmente valore avverbiale. Ho visto che il Treccani esclude la funzione avverbiale per eppure, benché pure l'avesse in antichità, tuttavia l'uso è testimoniato dalla rete; si tratta di un uso nuovo (magari nato dalla fusione di quelli di pure ed eppure) o ho sbagliato io l'analisi?
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Re: «Che (pron.) eppure»

Intervento di Infarinato »

No, sarà stato un che pure con che regolarmente raddoppiante: /ke*/.

Perché, secondo Lei, non potrebbe trattarsi di pure? (Si vedano le accezioni 2 e 3a del Treccani, che mi sembra facciano al caso nostro.)
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Re: «Che (pron.) eppure»

Intervento di PersOnLine »

Nell'accezione 2, come avverbio, vale come anche, invece in quella frase era chiaramente avversativo; nella 3a, invece, leggo che è congiunzione, ma nella frase citata non è mica avverbio?
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Re: «Che (pron.) eppure»

Intervento di Infarinato »

Direi che si tratta d’una congiunzione testuale: veda anche il Sabatini-Coletti (n. 2 del secondo punto).
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Intervento di PersOnLine »

Ma è quindi normale che sia dopo un pronome?
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Marco1971
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Re: «Che (pron.) eppure»

Intervento di Marco1971 »

PersOnLine ha scritto:Oggi ho sentito la frase «...e io conosco anziani che eppure sanno usare il computer» (pronunciato: /kep'pure/)...
Mi pare una frase normale se è che pure. Forse la posizione piú usuale sarebbe stata che sanno pure usare..., ma che pure sanno usare dà maggior enfasi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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