Alla voce esempio, nel Grande Dizionario della Lingua Italiana De Agostini (già Sàndron), si legge:
(non molto corretta, con questo significato, la loc. ad esempio).
Stesso giudizio nel Gabrielli bivolume:
Meno bene la locuz. ad esempio, us. nello stesso sign.
Vi domando allora: che cos’ha di poco corretto?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Mi risponde il Battaglia, che avevo trascurato di consultare e che chiarisce il significato originario di ad esempio (spiegando cosí l’avversione dei puristi):
12.Ad esempio: a imitazione, a somiglianza; conforme a un modello determinato.
Ma dopo gli esempi, dice anche:
Per recare una prova, una conferma, un paragone (ed è forma analoga, ma piú ricercata, di per esempio).
Quest’uso è dunque recente: prima attestazione presso De Sanctis (1817-1883). Non ne sapevo nulla...
Scusate il monologo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Sí, anche se, parlando, ad esempio mi suona affettato.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ho sempre voluto fare delle ricerche, e ancora continuo a rimandare, circa ad esempio, che presenta un d eufonica tra vocali diverse, che già il vecchio caro Manzoni aveva eliminato nella revisione dei Promessi Sposi. Ovviamente dire o scrivere a esempio è un obbrobrio vero e proprio (secondo me, se è corretto chiedo venia); eppure l'ho trovato più volte usato da una traduttrice di un racconto di Agatha Christie (e ogni volta ho storto il naso).
A esempio, nella tradizione letteraria, si trova sempre quando segue di: a esempio di oppure nella locuzione portare a esempio. Ad esempio come equivalente di per esempio si è probabilmente cristallizzato con la ‘d’ eufonica per via del latino ad exemplum.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Riapro un filone "antico" per chiedere: l'abbreviatura corretta di ad esempio / per esempio, qual è? Si può omettere la preposizione, scrivendo soltanto es.? Soprattutto, va seguita dalla virgola, dai due punti o da nulla? Per semplificare gli interventi successivi, pongo un esempio di un elenco fra parentesi:
1) (ad es.: rose, gladioli, petunie).
2) (ad es., rose, gladioli, petunie).
3) (ad es. rose, gladioli, petunie).
4) (es.: rose, gladioli, petunie).
5) (es., rose, gladioli, petunie).
a.Per esempio (abbrev. p. e., p. es., per es.), formula con cui si introduce un esempio a conforto di una regola, o per chiarire o restringere un’affermazione generica (con questa funzione, è anche com. la locuz. ad esempio, abbreviata ad e., ad es.): un tempo si usava elidere «gli» davanti a i-, p. e.: «gl’Italiani»; qualcuno mi dia una mano: tu, per esempio.
Non è necessario aggiungere alcuna punteggiatura.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.