«Sia il meglio che potessimo fare»

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

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Ferdinand Bardamu
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«Sia il meglio che potessimo fare»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Nel suo bloggo, il professor Michele Cortelazzo riporta un suo aggiornamento di Facebook in cui critica una frase d’un politico del Movimento 5 Stelle:

Mi offro di dare opportune lezioni di lingua italiana al sindaco di Mira, Alvise Maniero, soprattutto per quel che riguarda la concordanza dei tempi. Così, potrebbe evitare di scrivere "crediamo sia doveroso capire se tutte le decisioni fino ad ora adottate siano il meglio che potessimo fare."

Forse le mie facoltà intellettuali sono onnubilate, ma, francamente, mi sfugge quale sia l’errore in questa frase.
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Intervento di Freelancer »

dovrebbe essere "...che avremmo potuto fare", no?
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Uhm, però Cortelazzo non parla di modi, ma di concordanza dei tempi. E una relativa limitativa — qual è «il meglio che potessimo fare» — può senz’altro presentare un congiuntivo, se le si vuol dare una sfumatura d’eventualità.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non si capisce proprio la condanna, né quale errore ci sia nella frase... Due esempi letterari:

“Era il meglio che potesse fare. Tu forse lo guardavi con simpatia: non te ne incolpo, siamo tutte state ragazze e so come vanno le cose. Ma saresti stata certo infelice con lui, e tuo padre, il cui unico scopo è la tua felicità, non voleva... Non ti avrei parlato di queste cose, senza i dolori che soffriamo, e se non sapessi che tu sei tanto buona, tanto giudiziosa da comprendere che tuo padre non può voler altro che il tuo bene. È vero, figlia mia?...” (De Roberto, I viceré, 1894)

Finché stanco, per farla breve, di quella continua sorveglianza, prese un giorno il partito di lasciar dormire in pace la moglie e di dare a cucir fuori i varii indumenti delle sue creaturine. Era il meglio che potesse fare, perché la signora Fana, imbestiata nel sonno, infastidita dai continui richiami, cominciava a rispondere con poco garbo al marito. (Pirandello, La giara)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Forse Cortelazzo avrebbe preferito crediamo sia doveroso capire se tutte le decisioni finora adottate fossero il meglio che potessimo fare?…
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

E donde salterebbe fuori quel congiuntivo imperfetto? :D
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Ah, non so: tiro a indovinare. :D Bisognerebbe interrogare esso professore…
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Proverò a chiederlo al diretto interessato. :roll:
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

In proposito ho scritto al prof. Cortellazzo. Ecco la risposta:
Credo che ci sia un equivoco. Sotto la lente di ingrandimento non c'è il
"potessimo fare" (che si trova nei corretti esempi che Lei allega), ma nel
"siano" (a scanso di equivoci, ora lo evidenzierò nel blog). Per
l'agrammaticalità di "siano" è fondamentale proprio quel "fino ad ora
adottate" che colloca l'evento nel passato. Pensi a cosa accadrebbe in una
frase semplice: a me "io vivo fino ad ora a Padova" accanto o al posto di
"Io ho vissuto fino ad ora a Padova" pare del tutto agrammaticale.

La saluto cordialmente

Michele Cortelazzo


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Mi sono accorto di avere scritto CorteLLazzo. Chiedo scusa all'interessato e ai forumisti.
Ultima modifica di Fausto Raso in data dom, 05 mag 2013 18:46, modificato 1 volta in totale.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Grazie, Fausto Raso. :) Comunque, continuo a non capire. Parla addirittura di «agrammaticalità»! La determinazione di tempo «fino ad ora» si riferisce al sostantivo «decisioni» e ne restringe il significato, ma non riguarda il predicato («… siano il meglio che… »), come l’esempio che fa: *Vivo fino ad ora a Padova.

L’autore della frase incriminata, insomma, considera le «decisioni fino ad ora adottate» come un insieme che può essere preso in esame nel presente, e di conseguenza usa un tempo presente.

Voi ritenete agrammaticale una frase come «Le decisioni che abbiamo adottato finora sono il meglio che potessimo fare»? :?:
valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Per me sarebbero stati migliori "siano state il meglio" o "fossero il meglio", ma non mi pare del tutto agrammaticale.
Mi paiono migliori perché le decisioni sono state prese in passato.
Ma d'altra parte, forse, sono decisioni in qualche modo revocabili e che quindi continuano a vivere nel presente (vivono perché riconfermate nel presente).
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Mah, a me non sembra nemmeno marginale, a dir la verità. Chi ha scritto o pronunciato quella frase ha fatto una scelta tanto corretta quanto le alternative («siano state il meglio…» e «fossero il meglio…»).

Poi il censore è un docente universitario, quindi si presume che parli con cognizione di causa; ma il fatto che in questo filone nessuno abbia trovato con certezza l’errore vuol dire qualcosa, no?
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Ferdinand Bardamu ha scritto:La determinazione di tempo «fino ad ora» si riferisce al sostantivo «decisioni» e ne restringe il significato[.]
Concordo e preciso (so che l'ottimo Céline non se ne avrà a male): fino ad ora si riferisce ad adottate, che è participio passato/passivo e indica un'azione ormai compiuta: la puntualizzazione (fino ad ora) serve proprio a sgombrare il campo da possibili incertezze. Nei cavilli del professor Cortelazzo distinguo chiaramente lo stridio dei polpastrelli che tentano di far presa su una parete di specchi.
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domna charola
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Intervento di domna charola »

Secondo me, la frase può avere due sensi:
- Penso (ora) che le decisioni prese (allora) fossero (all'epoca in cui furono prese) il meglio.
- Penso (ora) che le decisioni prese (allora) siano (oggi) il meglio.

Ovvero, posso credere che, anche se oggi, nel contesto attuale, sembrano discutibili, al tempo in cui furono prese non si sarebbe potuto fare meglio. Oppure credo che oggi quelle decisioni (giuste o sbagliate allora, non importa), alla luce della situazione attuale siano il meglio.

Non so grammaticalmente come sia meglio rendere le due idee, però avverto che ci possono essere due significati, e forse questo voleva intendere il politico in questione. D'altra parte quel "sino ad ora adottate" dà l'idea che siano tutt'ora agenti, e non delle decisoni superate, scadute, sostituite da altri.
Probabile che nella lingua scritta, più controllata, si possa e si debba essere più precisi, però come espressione immediata sembra avere senso.
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Re: «Sia il meglio che potessimo fare»

Intervento di Infarinato »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Nel suo bloggo, il professor Michele Cortelazzo riporta un suo aggiornamento di Facebook in cui critica una frase d’un politico del Movimento 5 Stelle…
Tornando al diario virtuale del Nostro (e certo non per giustificare l’italiano a dir poco «approssimativo» della senatrice in questione), noto che viene avallata la stigmatizzazione di la Costa Rica, che è invece la forma piú corretta: che il popolíno della Rete lo ignori è comprensibile, ma che ci caschi anche un linguista è abbastanza grave… :?

Comunque, tranquilli: Michele Cortelazzo non è Manlio Cortelazzo! ;)
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