Il ministro commossa

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
Avatara utente
Manutio
Interventi: 113
Iscritto in data: mar, 12 mar 2013 9:48

Il ministro commossa

Intervento di Manutio »

È un tema discusso per decenni, su cui ognuno ha voluto dire la sua, da quando le donne hanno cominciato ad esercitare mestieri e a rivestire cariche prima riservate agli uomini; ma forse, insisto sul forse, a questo non eravamo ancora arrivati.
Un giornale radio ci racconta che «il ministro, presente al funerale, era commossa» (non è un mio errore di battuta). Qualche giorno prima avevamo appreso, a proposito di un altro esponente femminile del governo, che «il ministro è soddisfatta». Capito? Il sostantivo maschile applicato a una signora può andare, ma l’aggettivo no, è troppo — e tanto peggio per la sintassi. Possibile che non ci sia un articolo del codice penale a sanzionare simili obbrobri? Ad adottare ministra accanto a ministro non ci hanno potuto persuadere né l’analogia formale con la coppia sinistro-sinistra, né la parentela etimologica con maestro-maestra.
Quasi tutti i giorni, poi, sentiamo nominare il cancelliere Angela. (Il partito della cancelliera esiste, ma mi sembra in minoranza.) Domanda: chi si esprime cosí, si fa servire da un cameriere, assistere da un infermiere, paga al cassiere, anche se in tutti questi casi si tratta di signore e signorine? I Tedeschi non hanno esitato ad adottare una parola che finora, per cosí dire, esisteva solo virtualmente: Kanzlerin, Bundeskanzlerin, cosí come dicono regolarmente Ministerin.
Nei primi anni Ottanta circolava in Italia il film francese La banchiera, stavolta al femminile, un po’ forse per influsso del titolo originale La banquière, ma piú perché un banchiere con le sembianze di Romy Schneider sarebbe stato troppo anche per i neoitaliani.
L’unica parola di questo campo che ha avuto un successo incontrastato è senatrice, adottato in tempi ormai lontani, quando la signora senatore sembrava ancora una stonatura. L’intenzione era buona, ma la soluzione a me pare discutibile, anche se nel basso latino è attestato senātrix, nel senso di ‘moglie del senatore’.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
Moderatore
Interventi: 5095
Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
Località: Legnago (Verona)

Intervento di Ferdinand Bardamu »

La morfologia ibrida del femminile dei nomi di carica è stata purtroppo inaugurata ormai da lunga pezza ed è un morbo difficile da curare.

Declinare tutt’i nomi di carica sarebbe piú semplice, piú logico e piú rispettoso dell’eguaglianza tra i sessi.

D’altro canto, la grammatica dovrebbe avere la priorità comunque: si dice «Il sublime soprano Maria Callas» e «l’attenta guardia», anche se, in quest’ultimo caso, ci si riferisce a un uomo. Quindi, se proprio si sceglie il maschile di un nome di carica anche per una donna, si deve coerentemente declinare al maschile anche l’aggettivo e l’articolo.

Di questo argomento abbiamo già discusso in lungo e in largo nel nostro fòro.
Manutio ha scritto:Ad adottare…
Brrr. :D
Avatara utente
Manutio
Interventi: 113
Iscritto in data: mar, 12 mar 2013 9:48

Intervento di Manutio »

Touché. Cerco di restituire la stoccata: mi pare che comunque voglia sempre il verbo ('comunque sia').
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
Moderatore
Interventi: 5095
Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
Località: Legnago (Verona)

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Manutio ha scritto:Touché. Cerco di restituire la stoccata: mi pare che comunque voglia sempre il verbo ('comunque sia').
Ch’io sappia, comunque può essere usato anche con funzione avverbiale (vedi il Gabrielli). Però comprendo che un purista come lei possa riprovare il comunque non accompagnato da un verbo :D; lo dice anche il DISC:

L'uso di comunque non seguito da verbo, ripreso da alcuni puristi, rientra nella funzione di cong. testuale, identica a quella di altri connettivi (tuttavia, mentre, dunque, perciò, così ecc.) e di altre cong. che hanno assunto autonomia nella dimensione del testo (vedi benché, sebbene, casomai ecc.). Tale uso è attestato già a metà dell'Ottocento (dal Tommaseo) e abbonda nella narrativa contemporanea: “O manovale o impiegato o ingegnere, non fa differenza. Comunque, tu Corsini sei uno che ha voluto e saputo elevarsi” (Pratolini)

Comunque (;)), la ringrazio, perché non sapevo che fosse incappato nella censura puristica. Ora l’userò con consapevolezza.
Avatara utente
Manutio
Interventi: 113
Iscritto in data: mar, 12 mar 2013 9:48

Intervento di Manutio »

D’accordo, la proibizione del comunque assoluto è una «regoletta da poco» (Luciano Satta). Ma anche il mio ‘ad adottare’ non era poi questa bruttura.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
Moderatore
Interventi: 5095
Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
Località: Legnago (Verona)

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Non penso neanch’io che il cacofonico incontro di adad sia un errore da penna blu, non si preoccupi. Tant’è che il DOP dice «meno bene». :)
Avatara utente
Zabob
Interventi: 927
Iscritto in data: sab, 28 lug 2012 19:22

Intervento di Zabob »

Manutio ha scritto:...mi pare che comunque voglia sempre il verbo ('comunque sia').
V. regola fantasma n° 20.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Google [Bot] e 0 ospiti