Graffiti "writing"
Moderatore: Cruscanti
Graffiti "writing"
Salve, da tempo leggo le discussioni presenti in questo foro, senza però aver mai dato un contributo attivo.
Però oggi vorrei illustrare loro il degrado che abbiamo raggiunto.
Guardate questa la voce di Wikipedia: Graffiti Writing (purtroppo non posso inserire il collegamento ipertestuale).
Come molti ben sanno l'italianissima parola "graffiti" è diventata prestito di moltissime lingue. Ora mi chiedo, perché oggigiorno si parla di "writing" e di "writer"? Graffitismo e graffitaro non vanno bene?
Però oggi vorrei illustrare loro il degrado che abbiamo raggiunto.
Guardate questa la voce di Wikipedia: Graffiti Writing (purtroppo non posso inserire il collegamento ipertestuale).
Come molti ben sanno l'italianissima parola "graffiti" è diventata prestito di moltissime lingue. Ora mi chiedo, perché oggigiorno si parla di "writing" e di "writer"? Graffitismo e graffitaro non vanno bene?
Salve, Giallino, e benvenuto! 
Se da tempo ci legge, saprà rispondersi da sé: per esterofilia innata e ormai esasperata.
P.S. Ho spostato qui il filone, ché non era cosa inter nos.

Se da tempo ci legge, saprà rispondersi da sé: per esterofilia innata e ormai esasperata.

P.S. Ho spostato qui il filone, ché non era cosa inter nos.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Grazie
L'avevo messa nella sezione "Inter nos" perché non mi sembrava un forestierismo che richiede una traduzione.
Io studio mediazione linguistica (già traduzione e interpretazione) e recentemente abbiamo discusso come nella lingua inglese vengano usati i termini con radice latina, o meglio francese, per aumentare il registro.
Gli anglicismi che sono entrati nella nostra permeabile cultura sono spesso di un registro molto inferiore, però quest'ultimi vengono utilizzati nei contesti più elevati.
È anche divertente sapere che termini quali "smoking", "footing" e "scooter" non vengano correntemente (oppure non esistano) in inglese. Chi saprebbe spiegarmi come sono giunti fino a noi questi falsi-forestierismi?

L'avevo messa nella sezione "Inter nos" perché non mi sembrava un forestierismo che richiede una traduzione.
Io studio mediazione linguistica (già traduzione e interpretazione) e recentemente abbiamo discusso come nella lingua inglese vengano usati i termini con radice latina, o meglio francese, per aumentare il registro.
Gli anglicismi che sono entrati nella nostra permeabile cultura sono spesso di un registro molto inferiore, però quest'ultimi vengono utilizzati nei contesti più elevati.

È anche divertente sapere che termini quali "smoking", "footing" e "scooter" non vengano correntemente (oppure non esistano) in inglese. Chi saprebbe spiegarmi come sono giunti fino a noi questi falsi-forestierismi?
Ultima modifica di Giallino in data ven, 19 nov 2010 15:38, modificato 1 volta in totale.
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- Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30
[FT] Inter nos
Intervengo un attimo fuori tema. Non capisco perché non riesco a trovare la sezione "inter nos" né nell'indice né attraverso il motore di ricerca interno.
- Infarinato
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Basta un buon dizionario [etimologico]: può cominciare col Treccani…Giallino ha scritto:È anche divertente sapere che termini quali "smoking", "footing" e "scooter" non vengano correntemente (oppure non esistano) in inglese. Chi saprebbe spiegarmi come sono giunte fino a noi questi falsi-forestierismi?

Re: [FT] Inter nos
Provi qui.PersOnLine ha scritto:[...] non riesco a trovare la sezione "inter nos" né nell'indice né attraverso il motore di ricerca interno.

Giallino scrisse:
graffito agg. e s. m. [der. di graffiare]. – 1. agg. Inciso con una punta, detto sia della superficie (pietra, metallo, osso, intonaco, ecc.) che viene incisa, sia del disegno che viene così eseguito: parete g.; vasi g.; e con uso più propriam. participiale: un’iscrizione g. nell’intonaco; un’immagine g. su una lastra di ardesia. 2. s. m. a. Il disegno o l’iscrizione incisi sulla superficie di un oggetto, e più spesso sulle pareti di edifici, o anche su roccia. (Treccani in linea)
L’uso oggi corrente, invece, è influenzato dall’inglese graffiti, sing. e plur., che viene sí dall’italiano, ma il cui senso è stato allargato a indicare qualunque scritta o disegno sui muri o generalmente in luoghi pubblici, sia fatta col gesso o con le micidiali bombolette spray, senza nessun richiamo all’incisione. All’anglicismo è stato poi applicato, certo nella capitale, il suffisso di palazzinaro, cinematografaro, madonnaro. Ancora una volta: meglio uno schietto forestierismo, writer, corpo estraneo di una specie che l’italiano ha dimostrato di saper rigettare, alla lunga, che uno mascherato, da usare senza saper bene quel che si dice.
Visto che è una domanda, mi permetto di rispondere, con un bel po’ di ritardo, di no: graffitaro mi sembra un infelice pastiche anglo-romanesco. Graffito, in italiano è una particolare tecnica, artistica o para-artistica:Graffitismo e graffitaro non vanno bene?
graffito agg. e s. m. [der. di graffiare]. – 1. agg. Inciso con una punta, detto sia della superficie (pietra, metallo, osso, intonaco, ecc.) che viene incisa, sia del disegno che viene così eseguito: parete g.; vasi g.; e con uso più propriam. participiale: un’iscrizione g. nell’intonaco; un’immagine g. su una lastra di ardesia. 2. s. m. a. Il disegno o l’iscrizione incisi sulla superficie di un oggetto, e più spesso sulle pareti di edifici, o anche su roccia. (Treccani in linea)
L’uso oggi corrente, invece, è influenzato dall’inglese graffiti, sing. e plur., che viene sí dall’italiano, ma il cui senso è stato allargato a indicare qualunque scritta o disegno sui muri o generalmente in luoghi pubblici, sia fatta col gesso o con le micidiali bombolette spray, senza nessun richiamo all’incisione. All’anglicismo è stato poi applicato, certo nella capitale, il suffisso di palazzinaro, cinematografaro, madonnaro. Ancora una volta: meglio uno schietto forestierismo, writer, corpo estraneo di una specie che l’italiano ha dimostrato di saper rigettare, alla lunga, che uno mascherato, da usare senza saper bene quel che si dice.
- Ferdinand Bardamu
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- Località: Legnago (Verona)
Paradossi del purismo: meglio l’anglicismo crudo che il traducente strutturalmente ineccepibile ma derivato da un calco…Manutio ha scritto:…meglio uno schietto forestierismo, writer, corpo estraneo di una specie che l’italiano ha dimostrato di saper rigettare, alla lunga, che uno mascherato, da usare senza saper bene quel che si dice.

Fuor di battuta, mi pare che sia valida anche in questo caso l’analisi che Bruno Migliorini fece in «Viveur = Vitaiolo?». Graffitaro, per via del suffisso non toscano, può certamente assumere una sfumatura ironica o spregiativa. C’è però anche un secondo traducente, graffitista, privo della tinta regionale e sprezzante di graffitaro e piú vicino alla connotazione neutra di writer.
Non capisco poi perché non Le vada giú l’allargamento semantico di graffiti. Anche perché il «corpo estraneo», writer, si espelle se si trova il modo di surrogarlo oppure se il denotato scompare. I graffiti erano di moda già nella Pompei di prima dell’eruzione, e dubito che siano destinati a scomparire. Perciò, finché ci sarà chi scrive o disegna sui muri, è meglio chiamarlo graffitista. Se poi scarabocchia o pasticcia, possiamo pure etichettarlo come graffitaro. Meglio di cosí!
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Suggerirei piuttosto, a chi è genuinamente interessato ad approfondire questi argomenti, la lettura di un buon libro sull'interferenza linguistica, ad esempio cominciando con il vecchio (1972) ma ancora validissimo Influssi inglesi nella lingua italiana, di Ivan Klajn.Infarinato ha scritto:Basta un buon dizionario [etimologico]: può cominciare col Treccani…Giallino ha scritto:È anche divertente sapere che termini quali "smoking", "footing" e "scooter" non vengano correntemente (oppure non esistano) in inglese. Chi saprebbe spiegarmi come sono giunte fino a noi questi falsi-forestierismi?
Eh sì, non è una risorsa in rete, va cercato nelle librerie dell'usato; sembra strano, dato che oggi si tende a cercare tutto in rete, ma per approfondire può ancora essere necessario ricorrere alla carta...
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In effetti mi sono sempre chiesta perché si chiamino "graffiti" e come termine mi ha sempre dato fastidio, perché non c'entra niente con l'oggetto in questione. Ora capisco come è arrivato... però resta sempre giusta l'obiezione fatta sopra: sotto nessun punto di vista si possono assimilare a dei graffiti, oggetto tutt'ora esistente. Va bene che nelle lingue esiste anche l'allargamento semantico, però allargando allargando si finisce per scivolare nella confusione, secondo me.
Istintivamente, tanto per rimanere fra le parole straniere, ma di radice neolatina, li ho sempre chiamati "murales" come usava molti anni fa. Stanno sui muri, non sono degli affreschi... ci sarà pure un modo per definire una nuova tecnica artistica nella nostra lingua, oppure la capacità di formare termini adeguati all'epoca corrente si è persa?
Istintivamente, tanto per rimanere fra le parole straniere, ma di radice neolatina, li ho sempre chiamati "murales" come usava molti anni fa. Stanno sui muri, non sono degli affreschi... ci sarà pure un modo per definire una nuova tecnica artistica nella nostra lingua, oppure la capacità di formare termini adeguati all'epoca corrente si è persa?
Ferdinand Bardamu ha scritto:
L’allargamento semantico della parola italiana graffiti l’hanno fatto gli Inglesi, secondo un normalissimo procedimento del quale c’è solo da prendere atto, non da mandar giú niente. Ma che noi ci riprendiamo la parola già nostra in un senso che non coincide affatto con quello originario, quello che tuttora ha in un italiano appropriato, mi sembra segno di scarsa consapevolezza, per non dire altro. Oggi può capitare di sentir chiamare graffito anche la scritta fatta col pennarello sulla parete di una pubblica latrina, fine veramente ingloriosa per la vecchia parola italiana.Non capisco poi perché non Le vada giú l’allargamento semantico di graffiti.
- Ferdinand Bardamu
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Ancora mi è poco chiara la Sua posizione. O, meglio, mi è chiarissima, ma non la condivido per nulla, e non capisco come possa accettare writer (che, come direbbe Migliorini, è una parola meteca) pur di non accogliere l’«orrendo» anglicismo graffiti, parola italianissima prestata agli anglofoni. L’aggiunta di un nuovo significato a una parola non cancella tutti gli altri; per di piú, si tratta sempre di una parola (strutturalmente e storicamente) italiana.
E poi perché chiamare graffito un disegno o una scritta fatti con la bomboletta sul muro dovrebbe essere addirittura «segno di scarsa consapevolezza»? Un graffitista (o graffitaro, secondo i gusti) non può scarabocchiare il suo muro e sapere al tempo stesso che il graffito è anche un’incisione antica o una tecnica di decorazione?
Alla posizione del purismo, incapace di discriminare tra forestierismi necessari e no, preferisco quella del neopurismo. Chiediamoci: graffito è necessario nel nuovo senso derivatoci dall’inglese? Io direi di sí. Il suo denotato si può esprimere in un altro modo? Forse; ma che bisogno c’è di trovare un’altra parola quando graffito è già italiano, senza nemmeno il bisogno di adattamenti? O forse preferisce parlare di writing? La logica secondo cui «forestierismo per forestierismo, è meglio la forma originaria» è parecchio fragile, converrà.
E poi perché chiamare graffito un disegno o una scritta fatti con la bomboletta sul muro dovrebbe essere addirittura «segno di scarsa consapevolezza»? Un graffitista (o graffitaro, secondo i gusti) non può scarabocchiare il suo muro e sapere al tempo stesso che il graffito è anche un’incisione antica o una tecnica di decorazione?
Alla posizione del purismo, incapace di discriminare tra forestierismi necessari e no, preferisco quella del neopurismo. Chiediamoci: graffito è necessario nel nuovo senso derivatoci dall’inglese? Io direi di sí. Il suo denotato si può esprimere in un altro modo? Forse; ma che bisogno c’è di trovare un’altra parola quando graffito è già italiano, senza nemmeno il bisogno di adattamenti? O forse preferisce parlare di writing? La logica secondo cui «forestierismo per forestierismo, è meglio la forma originaria» è parecchio fragile, converrà.
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- Interventi: 19
- Iscritto in data: lun, 09 set 2013 17:17
Assolutamente d'accordo. Non vedo il problema.Ferdinand Bardamu ha scritto:E poi perché chiamare graffito un disegno o una scritta fatti con la bomboletta sul muro dovrebbe essere addirittura «segno di scarsa consapevolezza»? Un graffitista (o graffitaro, secondo i gusti) non può scarabocchiare il suo muro e sapere al tempo stesso che il graffito è anche un’incisione antica o una tecnica di decorazione?
Se poi si vuol fare un favore alla mia lingua, che è stanca di sbiascicare doppie V e successioni di consonanti che non sono proprie della sua nazione io non mi offendo certo

Scherzi a parte, trovo che sia il caso di italianizzare di più e inglesizzare meno, dove è possibile.
Ultima modifica di Ste.Stringa in data gio, 12 set 2013 12:00, modificato 1 volta in totale.
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- Interventi: 1782
- Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09
Secondo me la necessità di trovare un traducente italiano per i graffiti, nasce dal fatto che in questo caso l'allargamento semantico dell'originaria parola italiana ricade esattamente nello stesso campo specialistico.
Faccio un esempio: se dico "traingolo" posso intendere la forma geometrica, ma anche l'oggetto per segnalare un'auto ferma, oppure una relazione a tre. Chi ascolta, però, capisce al volo, dal contesto, a quale significato mi riferisco.
Se parlo di espressione artistica, e dico "graffito", posso intendere un'incisione monocromatica (poi può essere tinta, ma la tecnica base è "incisione") oppure una pittura policroma. Due aspetti, due tecniche artistiche, due campi di riferimento culturale completamente diversi nell'ambito del medesimo gergo tecnico - quello dell'espressione artistica o grafica - indicati col medesimo termine tecnico.
Che a questo punto perde di significatività, dovendo io specificare "un graffito inciso" oppure "un graffito dipinto su muro".
Ma se devo usare, per farmi capire, un aggetivo che specifica, allora tanto vale dire "un disegno inciso" e "un disegno dipinto", usando l'iperonimo "disegno" o "decorazione" o altri che esistono già, senza svuotare un termine che per tradizione consolidata aveva un suo senso e una sua precisa funzione comunicativa.
Alla fine il risultato sarà che salteranno fuori due termini distinti per indicare le due forme di graffiti, magari ripiegando su "incisione" per i primi, e "graffito" per la pittura.
La lingua si evolve, concordo, però il modo in cui lo fa a volte è veramente bizzarro...
Faccio un esempio: se dico "traingolo" posso intendere la forma geometrica, ma anche l'oggetto per segnalare un'auto ferma, oppure una relazione a tre. Chi ascolta, però, capisce al volo, dal contesto, a quale significato mi riferisco.
Se parlo di espressione artistica, e dico "graffito", posso intendere un'incisione monocromatica (poi può essere tinta, ma la tecnica base è "incisione") oppure una pittura policroma. Due aspetti, due tecniche artistiche, due campi di riferimento culturale completamente diversi nell'ambito del medesimo gergo tecnico - quello dell'espressione artistica o grafica - indicati col medesimo termine tecnico.
Che a questo punto perde di significatività, dovendo io specificare "un graffito inciso" oppure "un graffito dipinto su muro".
Ma se devo usare, per farmi capire, un aggetivo che specifica, allora tanto vale dire "un disegno inciso" e "un disegno dipinto", usando l'iperonimo "disegno" o "decorazione" o altri che esistono già, senza svuotare un termine che per tradizione consolidata aveva un suo senso e una sua precisa funzione comunicativa.
Alla fine il risultato sarà che salteranno fuori due termini distinti per indicare le due forme di graffiti, magari ripiegando su "incisione" per i primi, e "graffito" per la pittura.
La lingua si evolve, concordo, però il modo in cui lo fa a volte è veramente bizzarro...
Chi c’è in linea
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