Febbre - febbrone

Spazio di discussione su questioni di lessico e semantica

Moderatore: Cruscanti

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Per aspera ad astra.
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Febbre - febbrone

Intervento di Per aspera ad astra. »

Buongiorno a tutti!
Febbre è femminile, perché mai l'accrescitivo dovrebbe essere maschile? Non dovrebbe essere "febbrona"?
Ho un cervello, non sono analfabeta e non sento l'irrefrenabile bisogno di deturpare la mia lingua madre con "k" e abbreviazioni.
domna charola
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Intervento di domna charola »

...lampante esempio di sessimo linguistico! :shock:

Da denunciare al garante per la parità linguistica :P
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Infarinato
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Re: Febbre - febbrone

Intervento di Infarinato »

Per aspera ad astra. ha scritto:Febbre è femminile, perché mai l'accrescitivo dovrebbe essere maschile? Non dovrebbe essere "febbrona"?
È un procedimento normale in italiano, e la ragione è probabilmente duplice: da una parte, in italiano il genere maschile è quello non marcato (ed è quindi avvertito come «piú neutro»); dall’altra, esso richiama [perlomeno nel mondo animale] l’idea di un qualcosa di «piú grande», costituendo quindi la scelta «piú naturale» per un «accrescitivo»… ;)
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Animo Grato
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Re: Febbre - febbrone

Intervento di Animo Grato »

Infarinato ha scritto:È un procedimento normale in italiano
Si dice anche un donnone, eppure donna è femminile, e non solo grammaticalmente!
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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Carnby
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Re: Febbre - febbrone

Intervento di Carnby »

Infarinato ha scritto:dall’altra, esso richiama [perlomeno nel mondo animale] l’idea di un qualcosa di «piú grande», costituendo quindi la scelta «piú naturale» per un «accrescitivo»…
Nel mondo inanimato esiste anche il contrario: una coltella è più grande di un coltello, una buca è più grande di un buco. Il fenomeno però viene spesso ignorato dalle grammatiche.
Per aspera ad astra.
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Intervento di Per aspera ad astra. »

Grazie a tutti :-)
Ho un cervello, non sono analfabeta e non sento l'irrefrenabile bisogno di deturpare la mia lingua madre con "k" e abbreviazioni.
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Infarinato
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Re: Febbre - febbrone

Intervento di Infarinato »

Carnby ha scritto:Nel mondo inanimato esiste anche il contrario: una coltella è più grande di un coltello, una buca è più grande di un buco. Il fenomeno però viene spesso ignorato dalle grammatiche.
Se non ricordo male, c’è qualcosa al riguardo anche nella Grammatica del Serianni: ad es., la differenza tra buca e buco non è solo questione di «grande» ~ «piccolo», ma anche di «artificiale» ~ «naturale», etc.

Comunque, anche nel mondo animale non mancano specie in cui la femmina è piú grande del maschio: si parlava in generale:)
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Manutio
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Intervento di Manutio »

Abbiamo cominciato con febbrone, ma la lista degli -one applicati a femminili è lunghissima: scarpone, maglione, barcone, finestrone, inutile continuare. Quello che si è detto sul maschile come genere ‘non marcato’, quasi non-genere, è vero, ma qualche volta il cambiamento di genere, insieme col suffissso, può portare una nota di espressività, in vari sensi. Cosí lo scalone non è solo una scala grande, ma ha la connotazione dell’imponente e monumentale, e il macchinone quella del lussuoso. È anche vero che le dimensioni non c’entrano sempre, come se il maschile si adattasse al grande. Nel gergo giornalistico, per articolessa s’intende un articolo di eccessiva lunghezza, con la connotazione del prolisso e noioso. Anche la pennellessa è un grosso pennello, molto largo. Nel nostro caso, -essa, applicato a dei maschili, può dare l’idea della grandi dimensioni, ma anche suggerire una sfumatura di vario genere, anche peggiorativa, un po’ irridente (le femministe, mi pare, non lo amano), salvo dov’è vecchio e ben radicato: principessa non ha niente di derogatorio.
Un altro fatto che sarà da ricordare in questo contesto: nelle lingue che hanno il neutro, dal greco antico e moderno al tedesco, è molto spesso neutro il diminutivo: ‘piccola cosa’. Il genere grammaticale non è una categoria morta, relitto di chissà quale arcaica concezione animistica!
valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Io come diminutivo di "cazzuola" ho sentito sia cazzuolina che cazzuolino.
Un caso in cui il diminutivo è maschile.
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Scilens
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Re: Febbre - febbrone

Intervento di Scilens »

Carnby ha scritto:Nel mondo inanimato esiste anche il contrario: una coltella è più grande di un coltello, una buca è più grande di un buco. Il fenomeno però viene spesso ignorato dalle grammatiche.
Come la cipressa (un'altra varietà di cipresso -mi corregge mia moglie-) è più grande e larga del cipresso.
La ragione c'è, ma va ricercata nella lingua etrusca, cosa che non fa nessuno, non è accettabile.
PaDaSu
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Re: Febbre - febbrone

Intervento di PaDaSu »

Scilens ha scritto:La ragione c'è, ma va ricercata nella lingua etrusca, cosa che non fa nessuno, non è accettabile.
Sappiamo ancora poco della lingua etrusca, anche se molto di più di qualche anno fa. Tuttavia non siamo in grado di poter fare, in modo scientificamente valido, alcuna deduzione organica circa il retaggio del sostrato etrusco nella lingua toscana.

Per quanto riguarda i generi, gli etruschi li adoperavano solo nei nomi propri (e nei gentilizi che erano appunto derivati dai nomi) e nei pronomi.
Ma mentre nei nomi i generi sono distinti fra maschile e femminile, i pronomi sono fra animati/inanimati.

La cosa strana è che la stessa distinzione (animati/inanimati) si applica invece a tutti i plurali.
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Scilens
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Re: Febbre - febbrone

Intervento di Scilens »

PaDaSu ha scritto:
Scilens ha scritto:La ragione c'è, ma va ricercata nella lingua etrusca, cosa che non fa nessuno, non è accettabile.
... non siamo in grado di poter fare, in modo scientificamente valido, alcuna deduzione organica circa il retaggio del sostrato etrusco nella lingua toscana.
Infatti, come dicevo, non è accettabile.
Mi riallaccio a Infarinato per il tentativo di spiegazione. A termini invertiti, però, perché molte parole etrusche finiscono per a, anche senza essere femminili, ovvero genere "non marcato", come dice:

"È un procedimento normale in italiano, e la ragione è probabilmente duplice: da una parte, in italiano il genere maschile è quello non marcato (ed è quindi avvertito come «piú neutro»); dall’altra, esso richiama [perlomeno nel mondo animale] l’idea di un qualcosa di «piú grande», costituendo quindi la scelta «piú naturale» per un «accrescitivo»"

Del resto in latino pecten-pectinis è maschile, come è stato stabilito che fosse anche italiano il pettine, ma in toscano è 'la pèttina', che non è più grossa del pèttine, è la stessa cosa,, e il suffisso -ena e la radice non sono latini. Eppure la pettina in italiano sembra femminile, ma in etrusco, sebbene non sia attestato, non lo è, non ha genere.

Il peggiorativo femminile invece si limita perlopiù ai termini in -essa, fateci caso. Per questo suffisso non ho ancora nessuna spiegazione certa, anche se un'idea ce l'avrei. Ma è presto per dirla.
Il 'pennellessa' citato sopra si riferisce alla sola forma, non alla grandezza, perché il pennello di norma ha sezione tonda e la pennellessa è a sezione quadrata.


Oltre a -one accrescitivo ce n'è un altro, più vicino al significato originario, che è quello di amicone o argentone. Il significato non è quello della radice ma gli si avvicina. L'amicone è un tipo amichevole e gioviale, ma non può dirsi amico, mentre l'argentone somiglia all'argento.

In etrusco i femminili riconosciuti sono ancora molto pochi, ma si può citare come esempio "lautni" -famiglio, liberto- e "lautnitha".
Avatara utente
Scilens
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Intervento di Scilens »

PaDaSu ha scritto: i pronomi sono fra animati/inanimati
Forse si riferisce a "unuch" e la risposta credo che sia qui, nel neutro
Manutio ha scritto: nelle lingue che hanno il neutro, dal greco antico e moderno al tedesco, è molto spesso neutro il diminutivo: ‘piccola cosa’.
però i plurali non sono tutti in -chva, che è il suffisso caratteristico -secondo Agostiniani, ma c'è chi dubita- dell'inanimato. Mi piacerebbe qualche informazione in più, anche se forse sforiamo l'argomento.
PaDaSu
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Re: Febbre - febbrone

Intervento di PaDaSu »

Scilens ha scritto: però i plurali non sono tutti in -chva, che è il suffisso caratteristico -secondo Agostiniani, ma c'è chi dubita- dell'inanimato. Mi piacerebbe qualche informazione in più, anche se forse sforiamo l'argomento.
Gentile Scilens,
avere dubbi non solo è lecito, ma anche doveroso.
Facchetti dice (AION, 2009): "in etrusco il morfema -r(a-) è marca del plurale degli animati, mentre -(χ/c)va del plurale degli inanimati (quest’ultimo omesso con i numerali), come definitivamente dimostrato in Agostiniani 1993".
Tuttavia, chi scrive pur riconoscendo l'autorevolezza dell'Agostiniani e del Facchetti, è del parere (sperando che la digressione non appaia troppo lunga all'Amministratore :oops: ) che, non ci si debba accontentare di questa (probabile?) semplificazione che, tale non sembra, solo alla luce delle limitate conoscenze attuali della lingua in oggetto.
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