Autàrkeia = Autarcía?

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Ferdinand Bardamu
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Autàrkeia = Autarcía?

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Apro questo filone rifacendomi all’articolo di Bruno Migliorini «Storia del termine ‹autarchia›» (in «Cultura», XIII, 1934, pp. 23-27, ora in La lingua italiana nel Novecento, Firenze, «Le Lettere», 1990, pp. 227-236).

L’adattamento del greco αὐτάρκεια che si è proposto, con scarso successo, è autarcía. Quest’adattamento «corrisponde alla regola tradizionale: trascrivere i vocaboli greci in latino e poi leggere il vocabolo come se fosse latino» (p. 233).

La mia domanda riguarda l’accento: dacché sono ignorante di greco (e, ormai, pure di latino), mi chiedo se lo spostamento dell’accento in autarcía sia dovuto alla regole latine. Il greco φιλοσοφία in latino è phĭlŏsŏphĭa, cioè, in pronuncia ecclesiastica, filosòfia; mi sarei aspettato dunque un *autàrcia.

(Correggete senza pietà i miei sfondoni. :D)
ippogrifo
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LE LINGUE CLASSICHE

Intervento di ippogrifo »

E’ come in monarchia, oligarchia, gerarchia et c. .... La seconda parte del sostantivo è la stessa come in autarchia.
Ovviamente, sono tutte parole di origine greca.
Anche il sostantivo autarchia ci è pervenuto secondo la pronuncia del greco bizantino in cui il dittongo “ει” si pronunciava “i” , proprio come nel greco moderno.
Si può anche applicare al sostantivo “autarchia” - e agli altri - la regola esposta dal Migliorini e da lei riferita. Si ottiene lo stesso risultato. :wink:
Infatti, in “philosophia” - in latino - si ha un' “i” di quantità – durata – breve e l’accento – regoletta ginnasiale – si “sposta” sulla terzultima sillaba. In autarchia, invece, e in tutte le parole simili - anche “riferendole” al latino secondo la modalità del Migliorini – non cambierebbe nulla e l’accento permarrebbe sempre sulla penultima sillaba. Perché - in questo caso - la penultima sillaba va considerata di quantità lunga. Se si considera il dittongo – due vocali – è lunga. Ma è lunga anche se si considera la pronuncia bizantina - o moderna - . In questo caso si avrebbe un' “i” derivata da un dittongo e, quindi, lunga che, perciò, “reggerebbe” l’accento. :wink:
Diversamente da quanto accade - in latino - coll' “i” di “philosophia” che è di quantità breve e non “sopporta” l’accento. In greco, ovviamente, la regola non si applica e il greco ha - tuttora - l’accento di filosofia tranquillissimamente sulla penultima sillaba.
Ho cercato di fornire un chiarimento puramente descrittivo . . .
Senza addentrarmi in spiegazioni "causali" del fenomeno linguistico.
In realtà, l’accento nel latino e nel greco classico non sono la stessa cosa e, inoltre, andrebbe spiegato perché alcuni sostantivi greci hanno “ει” - dittongo, quindi di quantità lunga - e altri “ι” - di quantità breve - . . .
Il greco attuale - come l'italiano e le altre lingue neo-latine - ha perduto il valore distintivo della quantità vocalica. L'eredità italiana della diversità di quantità vocalica originaria consiste nella differenza di apertura/chiusura delle vocali.
ippogrifo
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Re: LE LINGUE CLASSICHE

Intervento di ippogrifo »

ippogrifo ha scritto:E’ come in monarchia, oligarchia, gerarchia et c. .... La seconda parte del sostantivo è la stessa come in autarchia
Non avevo riletto il messaggio precedente. Anche se tutto il resto del messaggio precedente è corretto, la frase riportata contiene una svista - confusione tra accento e seconda parte del sostantivo - .
Chiarisco per precisione, anche se ciò non ha alcun impatto su quanto già scritto né - ovviamente - sulla pronuncia italiana.
Il sostantivo greco da cui è derivato in italiano il sostantivo autarchia NON HA la stessa "radice" delle tre parole monarchia, oligarchia e gerarchia che, invece, condividono tra loro la stessa etimologia. Non mi dilungo su aspetti linguistici che non riguardano direttamente la lingua italiana. Tutto qui.
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Re: Autàrkeia = Autarcía?

Intervento di Infarinato »

Chiariamo meglio [su c/ch]: autarchía¹ (o [l’etimologicamente piú corretto, ma raro] autarcía < αὐτάρκεια) non ha nulla (a) che vedere con autarchía² (< αὐταρχία, quindi mai *autarcía ). ;)
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Intervento di Carnby »

È la stessa differenza che c'è in inglese tra autarky e autarchy. Sospetto che ci sia stata anche in italiano una certa confusione tra i due termini che ha portato all'emarginazione del legittimo autarcia (che avrebbe anche permesso di distinguere meglio i due concetti).
ippogrifo
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RE: GRECO

Intervento di ippogrifo »

Certo, alcuni avvertono anche una certa sovrapposizione dei campi semantici dei due concetti.

Tornando al greco, mentre - ovviamente - tutti i medici che conosco pronunciano cinema - letteralmente, "movimento" - come i comuni mortali, esiste una differenza di pronuncia in merito al disturbo che può conseguire non dalla frequentazione delle sale cinematografiche, ma dagli spostamenti durante i viaggi.

I meno giovani - anche docenti universitari - pronunciano "cinetosi" - che dovrebbe essere l'esito "canonico" del fonema "k" - kàppa - della parola greca - anche se si tratta di formazioni scientifiche piuttosto recenti -, mentre i più giovani - che, ad es., hanno studiato su testi scritti in inglese e avuto esperienze all'estero - pronunciano e scrivono frequentemente "chinetosi".

L'inglese possiede, evidentemente, la parola "cinema", ma adotta, invece, "k" - pronunciata, ovviamente, "k" - nella trascrizione di parole scientifiche: ad es., "kinematics, kinetics" - cinematica, cinetica -et c. .
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Carnby ha scritto:È la stessa differenza che c'è in inglese tra autarky e autarchy. Sospetto che ci sia stata anche in italiano una certa confusione tra i due termini che ha portato all'emarginazione del legittimo autarcia (che avrebbe anche permesso di distinguere meglio i due concetti).
Allo scarso successo dell’adattamento legittimo autarcía hanno contribuito diversi fattori, secondo Migliorini. Innanzitutto, «la discordanza tra la pronunzia scolastica della k greca e quella della c latina nei gruppi ce, ci, cy (e sce, sci) costituisce una difficoltà costante, che mette in pericolo la regola di trascrizione in quei casi in cui non esiste già una trascrizione latina saldamente entrata nell’uso» (p. 234).

In secondo luogo, a partire dal primo Ottocento «si cominciano a adottare in notevole quantità grecismi traslitterati direttamente dal greco anziché trascritti prima in latino» (ivi), quindi la regola di trascrizione tradizionale ne esce indebolita.

Ma, nel nostro caso, si è fatta sentire soprattutto «l’attrazione di αὐταρχία, promossa dalla duplice somiglianza di suono e di significato, e ancor più dalla vitalità dei composti in -archia entrati nelle lingue moderne: monarchia, oligarchia, gerarchia, ecc.» (p. 235).
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