Questione di stile?
Moderatore: Cruscanti
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Questione di stile?
Salve a tutti!
Oggi, dopo essermi imbattuto nel passo sottostante, mi sono fermato a valutare il trapassato che ho evidenziato:
Restava in quello stato per un bel po', poi cambiava tono all'improvviso, cominciava a guardarsi intorno terrorizzata, a toccare la terra come se avesse dovuto aprirsi sotto i suoi piedi e gridava stravolta dall'orrore
La domanda è: se la persona è spaventata e teme che la terra si apra improvvisamente, non sarebbe opportuno il congiuntivo imperfetto e quindi:
...a toccare la terra come se dovesse aprirsi sotto i suoi piedi...
A vostro avviso, si tratta di una questione stilistica o il narratore insinua che la donna sia spaventata perchè la terra avrebbe dovuto aprirsi, cosa che non è accaduta e di conseguenza utilizza il trapassato?
Buona serata a tutti e grazie
Oggi, dopo essermi imbattuto nel passo sottostante, mi sono fermato a valutare il trapassato che ho evidenziato:
Restava in quello stato per un bel po', poi cambiava tono all'improvviso, cominciava a guardarsi intorno terrorizzata, a toccare la terra come se avesse dovuto aprirsi sotto i suoi piedi e gridava stravolta dall'orrore
La domanda è: se la persona è spaventata e teme che la terra si apra improvvisamente, non sarebbe opportuno il congiuntivo imperfetto e quindi:
...a toccare la terra come se dovesse aprirsi sotto i suoi piedi...
A vostro avviso, si tratta di una questione stilistica o il narratore insinua che la donna sia spaventata perchè la terra avrebbe dovuto aprirsi, cosa che non è accaduta e di conseguenza utilizza il trapassato?
Buona serata a tutti e grazie
- Ferdinand Bardamu
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Esempio molto interessante, che ci permette di ragionare sul periodo comparativo-ipotetico. Credo che quasi tutto quel che c’è da dire al riguardo l’abbia detto benissimo Infarinato qui.
Riassumendo: la scelta dei tempi verbali del se comparativo-ipotetico ricalca quella del se ipotetico.
Il congiuntivo trapassato, in questo caso, è dovuto forse piú a una questione di focalizzazione, cioè di punto di vista narrativo, che alla concordanza dei tempi. Ma questa è soltanto una mia ipotesi: attendiamo il parere degli esperti.
Riassumendo: la scelta dei tempi verbali del se comparativo-ipotetico ricalca quella del se ipotetico.
Il congiuntivo trapassato, in questo caso, è dovuto forse piú a una questione di focalizzazione, cioè di punto di vista narrativo, che alla concordanza dei tempi. Ma questa è soltanto una mia ipotesi: attendiamo il parere degli esperti.
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data ven, 17 apr 2015 11:54, modificato 1 volta in totale.
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Grazie mille per la segnalazione Ferdinand, però lì si parlava esclusivamente di presente, mi pare, ed effettivamente quello è un caso davvero arduo. Tuttavia, trovo molto comune nel "se comparativo ipotetico" al presente, utilizzare l'imperfetto del congiuntivo, pur essendo ambiguo, effettivamente
.
Per quanto riguarda il passato, mi ritrovo combattuto.

Per quanto riguarda il passato, mi ritrovo combattuto.
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
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- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
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- Infarinato
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Decalogo del Buon Cruscone, n. 10.Ste.Stringa ha scritto:Guarda, io mi attengo molto di più alla consecutio, ma forse è molto meglio il tuo approccio…

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- Iscritto in data: lun, 09 set 2013 17:17
Mi accodo.
Nelle comparative di analogia (Serianni) o modali senz’altro (Dardano-Trifone) il valore del congiuntivo, in certi casi, si definirebbe meglio se rapportato alla struttura sintattica, e non al contesto pragmatico – contesto, invece, sempre utile per l’indicativo (ma non con come se – comincia a parlare come ti ho insegnato/comincia a parlare come se te lo avessi insegnato). Questo per dire che il congiuntivo qui esprime l’irrealtà, svincolandosi [soprattutto] dall’urgenza deittica.
Dove è richiesta una cronologia relativa, i tempi del congiuntivo mettono ordine negli eventi, se questi sono necessari nella loro concatenazione. Dove incontriamo o proponiamo una modalità sciolta da un riferimento reale, il tempo esemplifica meglio sé stesso se usato sintatticamente (anaforicamente!), con mano semplice.
La duttilità della concordanza temporum dell’italiano rende il quadro opaco. L’orecchio musicale, per dir così, coglie delle armoniche, sì, e riconosce un’intonazione polifunzionale, per dirla in parole buone; e spesso, in sintassi, l’eufonia è già norma, nell’orecchio esercitato – avesse dovuto in luogo di dovesse scombina vagamente la sincronia, senza nessun acquisto semantico di rilievo (e le focalizzazioni diegetiche, al riguardo, aprono un vaso di Pandora: ottimo per la stilistica, meno per il ‘rigore’ grammaticale – dico «rigore» e penso al rasoio di Occam).
Forse si tratta di buonsenso: optare, in casi come questo, [comunque] per il congiuntivo imperfetto.
Nelle comparative di analogia (Serianni) o modali senz’altro (Dardano-Trifone) il valore del congiuntivo, in certi casi, si definirebbe meglio se rapportato alla struttura sintattica, e non al contesto pragmatico – contesto, invece, sempre utile per l’indicativo (ma non con come se – comincia a parlare come ti ho insegnato/comincia a parlare come se te lo avessi insegnato). Questo per dire che il congiuntivo qui esprime l’irrealtà, svincolandosi [soprattutto] dall’urgenza deittica.
Dove è richiesta una cronologia relativa, i tempi del congiuntivo mettono ordine negli eventi, se questi sono necessari nella loro concatenazione. Dove incontriamo o proponiamo una modalità sciolta da un riferimento reale, il tempo esemplifica meglio sé stesso se usato sintatticamente (anaforicamente!), con mano semplice.
La duttilità della concordanza temporum dell’italiano rende il quadro opaco. L’orecchio musicale, per dir così, coglie delle armoniche, sì, e riconosce un’intonazione polifunzionale, per dirla in parole buone; e spesso, in sintassi, l’eufonia è già norma, nell’orecchio esercitato – avesse dovuto in luogo di dovesse scombina vagamente la sincronia, senza nessun acquisto semantico di rilievo (e le focalizzazioni diegetiche, al riguardo, aprono un vaso di Pandora: ottimo per la stilistica, meno per il ‘rigore’ grammaticale – dico «rigore» e penso al rasoio di Occam).
Forse si tratta di buonsenso: optare, in casi come questo, [comunque] per il congiuntivo imperfetto.
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- Interventi: 19
- Iscritto in data: lun, 09 set 2013 17:17
Complimenti per l'analisi. Esprime, in maniera decisamente più esaustiva, il mio pensiero.Ladim ha scritto: La duttilità della concordanza temporum dell’italiano rende il quadro opaco. L’orecchio musicale, per dir così, coglie delle armoniche, sì, e riconosce un’intonazione polifunzionale, per dirla in parole buone; e spesso, in sintassi, l’eufonia è già norma, nell’orecchio esercitato – avesse dovuto in luogo di dovesse scombina vagamente la sincronia, senza nessun acquisto semantico di rilievo (e le focalizzazioni diegetiche, al riguardo, aprono un vaso di Pandora: ottimo per la stilistica, meno per il ‘rigore’ grammaticale – dico «rigore» e penso al rasoio di Occam).
Forse si tratta di buonsenso: optare, in casi come questo, [comunque] per il congiuntivo imperfetto.
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