«Pàdoan»
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«Pàdoan»
Stasera su La7 il deputato del PD Giuseppe Civati ha detto apertamente (e con tono da saputello) che il cognome del ministro Padoan si pronuncia «con l'accento sulla prima a perché piemontese» (d'origine suppongo, dato che è nato a Roma). Il conduttore ha rimarcato dicendo «se no sarebbe Padovàn». L'origine e la caduta di v non c'entrano per nulla, il cognome si pronuncia Padoàn in ogni caso (v. DOP); inoltre sul fatto che sia d'origine piemontese ci sono molti dubbi.
Se c'è qualcuno che usa Twitter può farglielo presente? Ho letto che Civati interagisce volentieri con gli utenti.
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- Ferdinand Bardamu
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Re: «Pàdoan»
«È un fatto ben noto che non c’è campo delle conoscenze umane in cui il primo venuto creda d’aver maggior titolo ad esprimere senza studio scientifico una propria opinione che nelle questioni concernenti la lingua materna.» (Otto Jespersen)Carnby ha scritto:Stasera su La7 il deputato del PD Giuseppe Civati ha detto apertamente (e con tono da saputello) che il cognome del ministro Padoan si pronuncia «con l'accento sulla prima a perché piemontese» (d'origine suppongo, dato che è nato a Roma). Il conduttore ha rimarcato dicendo «se no sarebbe Padovàn».
Prima d’apprendere delle sue origini piemontesi, avrei creduto anch’io che fosse veneto.Carnby ha scritto:L'origine e la caduta di v non c'entrano per nulla, il cognome si pronuncia Padoàn in ogni caso (v. DOP); inoltre sul fatto che sia d'origine piemontese ci sono molti dubbi.
Proverò a scrivergli io.Carnby ha scritto:Se c'è qualcuno che usa Twitter può farglielo presente? Ho letto che Civati interagisce volentieri con gli utenti.

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Scusate, senza volontà d'offendere, ma non vi pare che voler correggere un cognome, anche se solo nell'accento abbia un 'che' di mussoliniano?
Anche un accento è una traccia storica della quale non è detto che si conosca l'origine e volerla cambiare presuppone che sia un errore.
Con la stessa logica andrebbero corretti tanti altri cognomi che hanno forma italiana ma accenti "sbagliati" o vocali più aperte o meno rispetto alla regola.
Per i cognomi dunque non dovrebbe valere la regola, ma solo la tradizione, che li fa passare di bocca in bocca e che può contenere informazioni che non vanno cancellate, perché potrebbero essere l'ultima traccia rimasta della vera origine.
Saluti.
Anche un accento è una traccia storica della quale non è detto che si conosca l'origine e volerla cambiare presuppone che sia un errore.
Con la stessa logica andrebbero corretti tanti altri cognomi che hanno forma italiana ma accenti "sbagliati" o vocali più aperte o meno rispetto alla regola.
Per i cognomi dunque non dovrebbe valere la regola, ma solo la tradizione, che li fa passare di bocca in bocca e che può contenere informazioni che non vanno cancellate, perché potrebbero essere l'ultima traccia rimasta della vera origine.
Saluti.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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Ma qui sono Civati e Renzi che hanno (s)corretto un cognome attribuendogli un'accentazione sballata, perché tutti i conduttori radiofonici pongono correttamente l'accento sull'ultima vocale -àn.
E poi un conto è voler correggere la pronuncia di un marchio ormai noto con una certa pronuncia Bènetton, un conto è correggere l'errata pronuncia di un cognome.
E poi un conto è voler correggere la pronuncia di un marchio ormai noto con una certa pronuncia Bènetton, un conto è correggere l'errata pronuncia di un cognome.
- Ferdinand Bardamu
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No, la reductio ad Hitlerum, no, la pregoScilens ha scritto:Scusate, senza volontà d'offendere, ma non vi pare che voler correggere un cognome, anche se solo nell'accento abbia un 'che' di mussoliniano?

Re: «Pàdoan»
Anche il DiPI riporta quest'unica pronuncia.Carnby ha scritto: ...il cognome si pronuncia Padoàn in ogni caso (v. DOP)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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Sicuramente l'origine è veneta, voce locale per padovano, però può darsi che il padre del ministro in questione sia nato in Piemonte e che la stessa consapevolezza della «veneticità» dell'antroponimo si sia perduta col tempo.PersOnLine ha scritto:Mi sembra anche più logico supporre che il cognome sia di derivazione dialettale per padovano, piuttosto che chissà quale origine piemontese.
- Animo Grato
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Pur sentendomi puntato addosso l'indice accusatore di Jespersen, mi permetto una piccola osservazione. Come argutamente sottolineava Infarinato nell'intervento ricordato da Ferdinand Bardamu, nella scrizione Como confluiscono tanto il nome locale della città (con conseguente pronuncia colla o chiusa) quanto quello italiano (o aperta): in questo senso, il Como italiano può essere considerato una traduzione del Como comasco, sebbene meno appariscente di un caso come Londra/London. Fin qui è farina di Infarinato. La modesta pagnotta che vorrei sfornare colla stessa farina è questa: nel momento in cui "assumiamo" in italiano un cognome di origine dialettale, non sarebbe opportuno garantirne la corretta pronuncia con quel minimo di aggiustamenti imposti dalla lingua d'arrivo? Nel caso specifico, "l'ortografia italiana prevede l'obbligo di segnare l'accento in un numero limitato di casi; per alcuni (polisillabi tronchi e monosillabi bivocalici) l'accordo è generale [...]" (Serianni, Grammatica Italiana, I, 177, grassetto mio). Si segni dunque l'accento su Padoàn, e bando alle incertezze.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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Da qualche parte ho sentito dire che il nome comasco è Còmm mentre il nome in italiano regionale è Cómo.Animo Grato ha scritto:Come argutamente sottolineava Infarinato nell'intervento ricordato da Ferdinand Bardamu, nella scrizione Como confluiscono tanto il nome locale della città (con conseguente pronuncia colla o chiusa) quanto quello italiano (o aperta): in questo senso, il Como italiano può essere considerato una traduzione del Como comasco, sebbene meno appariscente di un caso come Londra/London.
Non mi risulta che il segnaccento sia obbligatorio o previsto su parole polisillabiche non tronche; in ogni caso, ho trovato scritto qualche volta Scálfaro quand'era Presidente della Repubblica, con l'accento acuto, quasi a sottolineare che si trattava di un caso differente da quello obbligatorio in posizione finale di parola.Animo Grato ha scritto:Nel caso specifico, "l'ortografia italiana prevede l'obbligo di segnare l'accento in un numero limitato di casi; per alcuni (polisillabi tronchi e monosillabi bivocalici) l'accordo è generale [...]" (Serianni, Grammatica Italiana, I, 177, grassetto mio). Si segni dunque l'accento su Padoàn, e bando alle incertezze.
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Se il nome è stato stravolto allora è un altro paio di maniche.PersOnLine ha scritto:Ma qui sono Civati e Renzi che hanno (s)corretto un cognome.

Sono in linea di massima daccordo con Infarinato sulle traduzioni in italiano dei toponimi (sotto il loro nome vero, però, specialmente se differisce di più di un accento) e al limite potrei esserlo anche nel particolare caso di Esposito, sulla pronuncia. Però le stesse considerazioni non valgono affatto con tutti i cognomi, come nel caso dei Cenci, che non vuol dire stracci (cénci), perchè infatti deriva dal nome medievale Cèncio e in questo caso si può risalire all'origine proprio grazie all'accento che è stato tramandato, mentre in tanti altri non è così facile.
Soltanto il possessore del cognome è autorevole sulla sua pronuncia.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
Re: «Pàdoan»
L’affermazione riferita sembra quasi una battuta di Totò. Come se il Piemonte fosse un territorio caratterizzato da chissà quali eccentricità linguistiche . . . Ovviamente, in piemontese, “padovano”, “italiano”, “romano” et c. hanno l’accento sulla penultima sillaba. Sembra di ascoltare una sorta di giustificazione - linguisticamente illogica e infondata - in merito al vezzo di voler “sprovincializzare” a ogni costo questi tipi di cognomi. Non ne menziono altri, perché - prevedibilmente - si riceverebbero messaggi di persone assolutamente motivate a convincerci che - almeno nella loro famiglia - la sede dell’accento è stata spostata da cinque generazioni. Probabilmente, la “moda” è un po’ più recente e, inoltre, non so esattamente quanto il concetto legale di “usucapione” - cioè, poter disporre di un bene come di cosa propria con validi effetti giuridici - possa applicarsi ai cognomi delle persone.Carnby ha scritto:Stasera su La7 il deputato del PD Giuseppe Civati ha detto apertamente (e con tono da saputello) che il cognome del ministro Padoan si pronuncia «con l'accento sulla prima a perché piemontese» (d'origine suppongo, dato che è nato a Roma). Il conduttore ha rimarcato dicendo «se no sarebbe Padovàn». L'origine e la caduta di v non c'entrano per nulla, il cognome si pronuncia Padoàn in ogni caso (v. DOP); inoltre sul fatto che sia d'origine piemontese ci sono molti dubbi.
Se c'è qualcuno che usa Twitter può farglielo presente? Ho letto che Civati interagisce volentieri con gli utenti.

E se qualcun altro della stessa famiglia - più attento a motivate esigenze storiche e linguistiche - non fosse d’accordo?

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Concordo con Ippogrifo. 


Certo, vale (= può valere) anche per un cognome come Neri, ma ciò non contraddice affatto il mio ragionamento: si tratta semplicemente d’individuare l’etimo giusto.Scilens ha scritto:Però le stesse considerazioni non valgono affatto con tutti i cognomi, come nel caso dei Cenci, che non vuol dire stracci (cénci), perchè infatti deriva dal nome medievale Cèncio e in questo caso si può risalire all'origine proprio grazie all'accento che è stato tramandato, mentre in tanti altri non è così facile.

La rimando all’ottima osservazione d’Ippogrifo qui sopra.Scilens ha scritto:Soltanto il possessore del cognome è autorevole sulla sua pronuncia.
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