Se qualcuno vuole proporre dei traducenti (io mi astengo perché non ho idea di cosa sia, l'ho detto), ben venga, il filone è questo.
P.S.: vedo adesso che se n'è occupato anche il Treccani magazine

Moderatore: Cruscanti
Un caso davvero emblematico della coglioneria anglicizzante che va per la maggiore. Condensa tutta la provincialità del miserabile che tenta di darsi un tono scimmiottando usi e modi di cui gli sfugge il significato. Mi torna in mente il sarcastico commento di Tomasi di Lampedusa a proposito del frac di don Calogero Sedara: «l modello [era] recente ma il verbo londinese si era assai malamente incarnato in un artigiano girgentano».Infarinato ha scritto:Ma certo, ché la nostra è una banalissima «riforma del lavoro», cui si vuol dare una piú suggestiva —cosí almeno si crede— veste alloglotta.
Quando dissi a mio padre che cosa fosse mi fece: «Tutto qui? M'immaginavo chissà cosa!» Evidentemente le studiano bene: usando questi termini stranieri fanno credere alla gente di avere in mente chissà quale riforma rivoluzionaria che risolleverà il Paese.Infarinato ha scritto:Ma certo, ché la nostra è una banalissima «riforma del lavoro», cui si vuol dare una piú suggestiva —cosí almeno si crede— veste alloglotta.
Ma Jumbo e Dumbo non sono lo stesso elefante!sempervirens ha scritto:Jumbo è il simpatico Dumbo.
E Jesi/Iesi dove lo lasciamo?sempervirens ha scritto:Jesolo lo leggiamo Iesolo.
Semmai Henry Jones junior. Indiana è infatti il soprannome del figlio (interpretato da Harrison Ford) del dottor Henry Jones (interpretato da Sean Connery nella pellicola di Steven Spielberg) e che, secondo quanto dice la sceneggiatura, era il nome del cane di famiglia a Las Mesas, in Colorado.sempervirens ha scritto:Quanto a Indiana Jones Junior,
Ho notato che giunior prevale per i nomi stranieri, mentre per quelli italiani si dice ancora (ma per quanto?) iunior, così come juniores/iuniores e seniores, ancora correttamente pronunciati alla latina.sempervirens ha scritto:viene pronunciato mezzo all'inglese e mezzo all'italiana, per alcuni, e tutto all'inglese per altri.
In realtà il giòbs act italico è una banale scopiazzatura del provvedimento di Obama dal quale se ne discosta per alcune caratteristiche importanti. Va considerato per quello che è, una trovata elettoralistica (o, se si preferisce, «bischerata linguistica») e tradotto correttamente con «decreto sul lavoro».sempervirens ha scritto:Come viene pronunciato Jobs Act, per il momento?
Questo per quanto riguarda l'azienda (corporate name), ma le macchine sono sempre marchiate Fiat.sempervirens ha scritto:il problema da loro è ormai risolto perché FIAT è diventato FCA.
No, non prendo le distanze da lei. La lettera in questione, j, non ha mai avuto vita facile italiana pur essendo la meno esotica delle cinque «lettere straniere». Oggi viene letta perlopiù come géi, complice la brevità del nome inglese rispetto a illungo: da qui ad assegnarle un valore [ʤ] rispetto a quello che ha avuto storicamente in italiano (ovvero [j]) il passo è breve. Mi ricordo che alle superiori un'insegnante di matematica mi «corresse» perché avevo letto in una figura geometrica illungo: secondo lei andava letta géi perché «è una lettera che non appartiene all'alfabeto italiano».sempervirens ha scritto:Lei prende le distanze da questo mio punto di vista? Cioè la mia disapprovazione all'aver intrapreso la moda di formare acronimi con parole inglese, in modo che la stringa con la lettera i lunga come testa di parola venga forzatamente fatta leggere come una j inglese.
E come pronunciava Jesi? /'ʤɛzi/?Carnby ha scritto: [S]econdo lei andava letta géi perché «è una lettera che non appartiene all'alfabeto italiano».
Trattandosi di un'insegnante di matematica, credo che non si sia posta neppure il problema.Ivan92 ha scritto:E come pronunciava Jesi? /'ʤɛzi/?
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