«Charity shop»
Moderatore: Cruscanti
«Charity shop»
Si stanno diffondendo anche in Italia, senza che a nessuno venga in mente di chiamarli con un nome italiano.
Il charity shop è anzitutto un negozio di abiti smessi che (uso la definizione chiara e semplice che ho trovato qui) «riceve vestiti in regalo, li rimette a posto e li vende a prezzi molto bassi. I soldi servono a finanziare progetti umanitari».
Una sorta di vintage a scopo benefico, insomma.
Ma il vestiario, per quanto prevalente, non è l'unico genere trattato in questi esercizi: vanno bene anche, nel caso p.e. di bambini, libri, CD e DVD, giocattoli e carrozzine che ai pargoli ormai cresciuti non servono più ma possono giovare a qualcun altro.
Su Wikipedia (voce Mercatino dell'usato) viene reso alla lettera, con "negozio di beneficenza".
Il charity shop è anzitutto un negozio di abiti smessi che (uso la definizione chiara e semplice che ho trovato qui) «riceve vestiti in regalo, li rimette a posto e li vende a prezzi molto bassi. I soldi servono a finanziare progetti umanitari».
Una sorta di vintage a scopo benefico, insomma.
Ma il vestiario, per quanto prevalente, non è l'unico genere trattato in questi esercizi: vanno bene anche, nel caso p.e. di bambini, libri, CD e DVD, giocattoli e carrozzine che ai pargoli ormai cresciuti non servono più ma possono giovare a qualcun altro.
Su Wikipedia (voce Mercatino dell'usato) viene reso alla lettera, con "negozio di beneficenza".
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Re: «Charity shop»
Io parlerei di "rigattiere solidale" (con l'accezione di "impegnato in campo sociale" assunta da solidale attraverso espressioni ormai comuni come "equo e solidale").
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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Rivendita solidale? (Anche: negozio, bottega etc. oltre, ovviamente, a rigatteria.)GFR ha scritto:Con rigattiere ha centrato il significato, però a me dà un'idea di robaccia, di cose finite lì in alternativa alla discarica. Si potrebbe, non dico nobilitare, ma almeno ingentilire la traduzione?
Rivendita è perfetto, poiché i capi vengono rivenduti.Infarinato ha scritto:Rivendita solidale? (Anche: negozio, bottega etc. oltre, ovviamente, a rigatteria.)GFR ha scritto:Con rigattiere ha centrato il significato, però a me dà un'idea di robaccia, di cose finite lì in alternativa alla discarica. Si potrebbe, non dico nobilitare, ma almeno ingentilire la traduzione?
Bottega solidale invece non si può usare perché è già un marchio registrato.
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A parte il puro e semplice e in definitiva onesto rigattiere e le valide varianti suggerite‚ perché no a bottega solidale? Certo ci sono ragioni di opportunità‚ per non ingenerare equivoci‚ ma si può registrare come marchio un nome comune e privare la collettività del suo libero utilizzo? Un esempio: un conto è registrare Scarambù per indicare un negozio di scarpe marroni e un conto è registrare Scarpe marroni. Forse sono confuso solo io.
Se apro un charity shop e scrivo sull'insegna «Bottega solidale» corro un certo rischio che La Bottega Solidale S.C.S.R.L., che magari sta a un isolato di distanza, mi faccia causa. Non sono un legale ma mi sembra plausibile.
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Purtroppo, pare che sia proprio così. Siamo nello stato in cui il tifoso della nazionale è stato privato del diritto di inneggiare alla squadra col più naturale degli slogan, senza con questo manifestare approvazione a una corrente politica... figurarsi cosa può contare una serie di comuni vocaboli assemblati in una sequenza.
Si può specificare che il negozio è una bottega solidale (nome comune e relativo aggettivo), ma non si può intitolare il negozio "Bottega Solidale" maiuscolo, nome proprio già registrato.
Si può specificare che il negozio è una bottega solidale (nome comune e relativo aggettivo), ma non si può intitolare il negozio "Bottega Solidale" maiuscolo, nome proprio già registrato.
Neanche minuscolo secondo me. Il proprietario del marchio potrebbe (e giustamente, a mio parere) appellarsi al fatto che il nome, per quanto non identico, può ingenerare confusione nel consumatore. Per lo stesso motivo non potrei mettere in commercio, che so, un tonno Palmira o un profumo Dolce Gabbiano.domna charola ha scritto:[N]on si può intitolare il negozio "Bottega Solidale" maiuscolo, nome proprio già registrato.

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E che dire della scarpa Scarpa? 
Mi verrebbe voglia di aprire un negozio di calzature e battezzarlo "La Scarpa": sono proprio curioso di vedere fino a che punto avrebbe l'improntitudine di spingersi l'idiozia del "marchio registrato".
Oppure, giocando sul loro lurido terreno, potrei registrare la lettera "r": ora, tanto per cominciare, calcolo quanto mi dovreste tutti voi per il suo uso non autorizzato in questo foro.

Mi verrebbe voglia di aprire un negozio di calzature e battezzarlo "La Scarpa": sono proprio curioso di vedere fino a che punto avrebbe l'improntitudine di spingersi l'idiozia del "marchio registrato".
Oppure, giocando sul loro lurido terreno, potrei registrare la lettera "r": ora, tanto per cominciare, calcolo quanto mi dovreste tutti voi per il suo uso non autorizzato in questo foro.
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Mi toccheЯà scЯiveЯe così d'oЯa in poi.Animo Grato ha scritto:Oppure, giocando sul loro lurido terreno, potrei registrare la lettera "r": ora, tanto per cominciare, calcolo quanto mi dovreste tutti voi per il suo uso non autorizzato in questo foro.

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No, in genere la protezione del marchio si riferisce solo al nome preciso. Il tonno Palmira può quindi avere libero corso, come molte altre marche che rifanno il verso a marchi famosi. Il punto è che molto spesso questi quasi omonimi, oltre che riferirsi alla medesima categoria merceologica, sfoggiano anche aspetto, colore, confezione identici a quelli originali, e a quel punto quindi scatta il concetto di contraffazione.
Voglio dire, potrei mettere in commercio una bicicletta FIAP, ma un'utilitaria tondolotta FIAP 500 no...
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Consiglierei di dare un'occhiata a questo, prima di trarre conclusioni affrettate, e anche a quest'altro.Zabob ha scritto:Rivendita è perfetto, poiché i capi vengono rivenduti.Infarinato ha scritto:Rivendita solidale? (Anche: negozio, bottega etc. oltre, ovviamente, a rigatteria.)GFR ha scritto:Con rigattiere ha centrato il significato, però a me dà un'idea di robaccia, di cose finite lì in alternativa alla discarica. Si potrebbe, non dico nobilitare, ma almeno ingentilire la traduzione?
Bottega solidale invece non si può usare perché è già un marchio registrato.
Ultima modifica di PersOnLine in data mar, 04 nov 2014 19:30, modificato 1 volta in totale.
Il secondo collegamento non funziona.PersOnLine ha scritto:Consiglierei di dare un'occhiata a questo, prima di trarre conclusioni affrettate, e anche a quest'altro.
Non mi vengono in mente altri casi, se non quello di una decina d'anni fa, quando la FIAT ritenne opportuno cambiare il nome di un modello di auto che stava per immettere sul mercato da Gingo a (Nuova) Panda, poiché Renault (data la somiglianza con Twingo) minacciava di intentare una causa legale.
Ad ogni modo penso che abbiate ragione, poiché vedo che qualche altra bottega solidale già esiste.
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