«Suicidio», «suicidio assistito» o… *«autosuicidio»?

Spazio di discussione su questioni di lessico e semantica

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
domna charola
Interventi: 1782
Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

«Suicidio», «suicidio assistito» o… *«autosuicidio»?

Intervento di domna charola »

GFR ha scritto:non vorrei che gradualmente degenerasse fino a porci nella triste condizione di dover ascoltare un giorno al telegiornale la notizia di un autosuicidio. :)
Veramente, se si considera che il caso americano della signora malata terminale che ha ottenuto l'eutanasia è stato - dopo il fatto - presentato da molta stampa come "suicidio"... (secondo me il termine è cambiato nel momento in cui la possibilità è diventata realtà: si è preferito non sottolineare troppo il fatto che era una soppressione medica di consenziente, per evitare ulteriori polemiche).
Insomma, se quel caso lì ora viene definito "suicidio", la specificazione autosuicidio diviene necessaria.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
Moderatore
Interventi: 5195
Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
Località: Legnago (Verona)

Intervento di Ferdinand Bardamu »

domna charola ha scritto:Insomma, se quel caso lì ora viene definito "suicidio", la specificazione autosuicidio diviene necessaria.
Fermo restando che *autosuicidio non ha senso, il termine per il gesto del fatto di cronaca a cui lei ha fatto riferimento è suicidio assistito.

È comprensibile che in una cronaca, per brevità e perché il contesto lo permette, si usi suicidio e basta. Dopotutto, stando alla sola definizione, il suicidio assistito coincide a tutti gli effetti col gesto volontario di togliersi la vita: la differenza sta in una minor riprovazione sociale — chi sceglie questa soluzione estrema è di solito un malato senza speranze di guarigione, e rimanendo in vita prolungherebbe le sue sofferenze —, nel metodo (il piú indolore possibile) e nell’assistenza fornita da personale specializzato.
domna charola
Interventi: 1782
Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Intervento di domna charola »

Concordo in linea teorica sull'analisi del termine.
Il punto è che, inizialmente non si è usato quel termine, ma si è detto chiaramente che alla scelta individuale consenziente si sovrapponeva un atto da parte di esterni. Ovviamente, orientamenti giuridici che ammettano ciò, provocano infinite polemiche - Chiesa inclusa - sulla liceità di un tale procedimento, in termini morali, etici etc.
La cosa curiosa è che, alla fine - secondo me per sedare gli animi - si è passati direttamente alla definizione "suicidio" e basta, e non credo solo per brevità, dato che la notizia non è che una persona si è suicidata, ma che altri hanno potuto fare ciò senza più nascondersi o essere perseguiti.
Quindi, la dimenticanza secondo me è voluta, per sdoganare una pratica nuova, che suscita dibattiti e che così può passare per "normale".
Ovviamente, a questo punto mi viene la battuta: se quello è "suicidio", allora chi fa da sé si autosuicida!!! Insomma, diciamo pane al pane, perché se non si usano correttamente ed estesamente le varie forme che il lessico offre, si finisce subdolamente per influenzare il lettore facendo passare una cosa per l'altra.
Senza scivolare nella politica, però mi pare che la manovra di stravolgimento della lingua parta dai mezzi di comunicazione, anche deliberatamente (vedi l'inglesorum imperante, che rende incomprensibile tutto ciò che è meglio non comprendere... ).
Insomma, lottare per l'italiano secondo me è anche un dovere di cittadini.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
Moderatore
Interventi: 5195
Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
Località: Legnago (Verona)

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Ho spostato questi interventi fuori tema in una discussione a parte perché a mio avviso la questione che trattano merita un approfondimento.

Risponderò cercando di rimanere il piú possibile sul terreno linguistico. Ovviamente il fatto si presta a manipolazioni e strumentalizzazioni politiche, delle quali qui non possiamo e non vogliamo discutere.

Stando alla definizione che tutti abbiamo presente, un suicida è una persona che si toglie volontariamente la vita.

Ne consegue che una persona che ingerisca consapevolmente una miscela di farmaci letali, preparati appositamente da personale medico, al fine di evitarsi mesi di dolorosa agonia, è un o una suicida, a prescindere da qualunque connotazione morale o moralistica si voglia dare alla parola.

È vero però che il suicida, nell’immaginario comune, è una persona che si uccide in solitudine, alla Werther: per questo, nel caso del malato che pone fine anzitempo alle sue sofferenze, occorre aggiungere l’aggettivo assistito.

Le riconosco però una cosa. Per evitare che quest’atto finisca prigioniero di visioni di parte, è forse opportuno usare una parola meno carica di connotazioni negative. Dopotutto, parliamo di una categoria particolare di persone, i malati terminali, per i quali la morte anticipata a molti sembra un atto di compassione. Un termine neutro allora può essere eutanasia volontaria.
domna charola
Interventi: 1782
Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Intervento di domna charola »

Concordo pienamente.
Il mio insistere sul termine paradossale *autosuicidio era volutamente per sollevare la questione linguistica.
Esiste un termine preciso e già codificato, che si usi - da parte della stampa - quello. Questa è la mia opinione.
E' la forma più corretta, perché comprende tutte le possibili ipotesi che possono essere fatte.
Ad esempio, come lei sopra diceva, se uno beve volontariamente un veleno è un suicida indipendentemente che altri lo abbiano preparato. Ma se si sottopone a un'iniezione fatta da un altro? se consenzientemente accetta che mentre dorme altri operino? E' sempre suicidio? (e qui la dimensione morale non può essere lasciata completamente fuori: come definisco che, di fatto, opera? suicidatore? Tecnicamente resterebbe un omicida, ma non un assassino... assitente d'eutanasia?).

Insomma, secondo me è un campo nuovo che richiede di studiare dei termini precisi e neutri, scevri da giudizi.
Avatara utente
Scilens
Interventi: 1097
Iscritto in data: dom, 28 ott 2012 15:31

Intervento di Scilens »

Tempo fa' fu proposta la locuzione "dolce morte", che comprenderebbe la morte autoindotta per ragioni mediche (suicidio legale?), l'omicidio legale, con consenso della 'vittima' o senza, per ragioni mediche (eutanasia- letteralmente buonamorìa- o interruzione delle cure), l'omicidio legale indolore per ragioni giudiziarie (iniezione letale, per esempio), il suicidio obbligato per ragioni giudiziarie (come quello di Socrate, per esempio).
Tanto per dare qualche spunto.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

E le sue maestre le hanno anche insegnato a scrivere tempo fa' con l'apostrofo?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Scilens
Interventi: 1097
Iscritto in data: dom, 28 ott 2012 15:31

Intervento di Scilens »

Era per evitare l'accento. :)

Scherzi a parte, è una svista: m'è scappato; naturalmente "tempo fa". Grazie per la segnalazione.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Bing [Bot] e 4 ospiti