Nel Manuale di fonetica italiana di Bertinetto (citato qui) si sostiene che la pronuncia di continuiamo è «contin[ɥja]mo (dove il legamento labio-palatale [ɥ] si crea da quello labio-velare [w] per assimilazione con [j])»; poco più avanti si afferma che lo stesso nesso labio-palatale si può realizzare «in pronuncia veloce in parole che normalmente non l[o] presentano», come quiete ([kwiˈɛte] → [ˈkɥjɛte]).
Combinazione (o forse no, ché forse allude proprio al Bertinetto), continuiamo è un esempio riportato anche da Canepari, che sembra negare che la sequenza [CɥjV] sia "italiana".
Vorrei sapere se a vostro parere sia corretta la posizione di Bertinetto o quella di Canepari e se il caso di continuiamo si possa estendere anche ad altre parole come abituiamo, attribuiamo o residuiamo; su languiamo, colloquiale, deliquio ho meno dubbi perché direi che si dovrebbero comportare come quiete, così come diminuiamo che se non sbaglio dovrebbe pronunciarsi /diminuˈjamo/.
«Continuiamo»
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«Continuiamo»
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Ha ragione il Canepàri, come quasi sempre in questi casi.
Temo che con [ɥj] Bertinetto et al. intendano proprio quei foni menzionati dallo stesso Luciano, coi quali [in una trascrizione molto stretta] si vorrebbe rappresentare il processo di coarticolazione cui va naturalmente incontro la sequenza [wj], ma che non sono [ɥj].
Quanto agli altri vocaboli da Lei citati, in realtà solo -gui- e -qui- hanno [wj], tutti gli altri (compreso continuiamo) hanno [uj] (e [wj] solo come possibile, non obbligatoria, realizzazione a ritmo allegro).
Temo che con [ɥj] Bertinetto et al. intendano proprio quei foni menzionati dallo stesso Luciano, coi quali [in una trascrizione molto stretta] si vorrebbe rappresentare il processo di coarticolazione cui va naturalmente incontro la sequenza [wj], ma che non sono [ɥj].
Quanto agli altri vocaboli da Lei citati, in realtà solo -gui- e -qui- hanno [wj], tutti gli altri (compreso continuiamo) hanno [uj] (e [wj] solo come possibile, non obbligatoria, realizzazione a ritmo allegro).
Quindi /attriˈbujamo/, /contiˈnujamo/, /abiˈtujamo/, /lanˈgwjamo/, /de'likwjo/, giusto?(*)
Ho ancora qualche dubbio su diminuiamo, però: se c'è uno iato in "dimin/uˈi/re", "dimin/uˈi/sco", ecc. dovrei avere /diminuˈiamo/ o al più /diminuˈjamo/ – non /dimiˈnujamo/.
(*) Ho visto in séguito che sul DiPI c'è attribuiamo /attribuˈjamo, -wiˈa/. Il fatto è che in abituare e contribuire (e continuare) faccio più fatica a sentire l'iato – in altre parole diminuire non lo pronuncerei /dimiˈnwire/ nemmeno a ritmo allegro, mentre tendo a dire /contriˈbwire/ anche parlando lentamente perché rientra nella mia pronuncia spontanea.
Ho ancora qualche dubbio su diminuiamo, però: se c'è uno iato in "dimin/uˈi/re", "dimin/uˈi/sco", ecc. dovrei avere /diminuˈiamo/ o al più /diminuˈjamo/ – non /dimiˈnujamo/.
(*) Ho visto in séguito che sul DiPI c'è attribuiamo /attribuˈjamo, -wiˈa/. Il fatto è che in abituare e contribuire (e continuare) faccio più fatica a sentire l'iato – in altre parole diminuire non lo pronuncerei /dimiˈnwire/ nemmeno a ritmo allegro, mentre tendo a dire /contriˈbwire/ anche parlando lentamente perché rientra nella mia pronuncia spontanea.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Ma la desinenza di 1ª persona plurale, quando, ovviamente, non è assimilata da una postalveolare o palatale precedente (come in vagliamo, sogn{i}amo, lanciamo, mangiamo o lasciamo —in gonfiamo le due [j] teoriche si riducono a una), è sempre [ˈjaːmo] tranne —se n’è parlato di recente
— quando il tema verbale termini in [i], nel qual caso si riduce a [ˈaːmo]… ma in ogni caso sempre con [a] accentata!

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