«Gentrificazione»
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«Gentrificazione»
Da qualche anno circola anche in Italia il termine gentrification, adattato in gentrificazione (una definizione qui e qui qualche esempio gugoliano).
L’adattamento fonomorfologico italiano è del tutto fuori luogo. I suffissi -ficare e -ficazione (honni soit qui mal y pense) significano ‹fare, rendere, fabbricare, ecc.›, sicché la gentrificazione dei centri storici dovrebbe essere il fenomeno per cui questi centri storici diventano… gentri, centri di uno col raffreddore?
Al momento non mi vengono in mente traducenti validi che mantengano lo stesso suffisso. Provando a unire un nome e un aggettivo, si potrebbe però fare un riqualificazione esclusiva: quest’ultimo aggettivo potrebbe essere considerato sia nel suo significato proprio (‹che ha forza di escludere›) sia in quello estensivo, acquisito dall’inglese exclusive, che alluderebbe al gentry del forestierismo. Che ne pensate?
L’adattamento fonomorfologico italiano è del tutto fuori luogo. I suffissi -ficare e -ficazione (honni soit qui mal y pense) significano ‹fare, rendere, fabbricare, ecc.›, sicché la gentrificazione dei centri storici dovrebbe essere il fenomeno per cui questi centri storici diventano… gentri, centri di uno col raffreddore?
Al momento non mi vengono in mente traducenti validi che mantengano lo stesso suffisso. Provando a unire un nome e un aggettivo, si potrebbe però fare un riqualificazione esclusiva: quest’ultimo aggettivo potrebbe essere considerato sia nel suo significato proprio (‹che ha forza di escludere›) sia in quello estensivo, acquisito dall’inglese exclusive, che alluderebbe al gentry del forestierismo. Che ne pensate?
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Sembrerebbe di sí. Mentre una riqualificazione è un risanamento di un edificio o di un quartiere inagibile o degradato, ed è quindi un’azione positiva, la gentrificazione è una riqualificazione che ha effetti avversi: agisce di solito risanando aree urbane abitate dai ceti popolari e finisce per costringerne gli abitanti all’emigrazione, per via dell’aumento dei prezzi degli immobili che la ristrutturazione porta con sé.
Secondo me, sì: la gentrificazione non è la «[r]iqualificazione e rinnovamento di zone o quartieri cittadini» (Treccani) come fatto in sé, ma come causa e poi anche come effetto ("circolo virtuoso") della sostituzione del ceto abitativo preesistente con uno di classe sociale superiore. Tale "nobilitazione urbanistica" rientra nel concetto di "gentrificazione".Carnby ha scritto:Ma è davvero qualcosa di differente da una normale riqualificazione?
P.S.: Mi perdoni Ferdinand se stavo preparando il mio intervento mentre lui aveva già finito di scrivere e pubblicato il suo: lui ha evidenziato gli aspetti negativi legati alla "deportazione" (emigrazione più o meno forzata), io quelli positivi connessi alla riqualificazione.
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Re: «Gentrificazione»
Penso che si faccia un errore nel vedere in gentrificazione un termine creato per suffissazione con -ificazione di gentr[y], come si è fatto per pane --> panificazione. È invece un calco omonimico, come tipificazione.Ferdinand Bardamu ha scritto:Da qualche anno circola anche in Italia il termine gentrification, adattato in gentrificazione (una definizione qui e qui qualche esempio gugoliano).
L’adattamento fonomorfologico italiano è del tutto fuori luogo. I suffissi -ficare e -ficazione (honni soit qui mal y pense) significano ‹fare, rendere, fabbricare, ecc.›, sicché la gentrificazione dei centri storici dovrebbe essere il fenomeno per cui questi centri storici diventano… gentri, centri di uno col raffreddore?
- Ferdinand Bardamu
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Re: «Gentrificazione»
È vero, e ti ringrazio della precisazione. Quel che mi premeva sottolineare è che il calco omonimico qui è da evitare, perché, se è vero che forma e significato in inglese e italiano molto spesso coincidono (es. pressurize › pressurizzare, pressura per pressione è antiquato ma comprensibile), in questo caso una parte del significante, e del significato, della parola creata per calco è oscura.Freelancer ha scritto:Penso che si faccia un errore nel vedere in gentrificazione un termine creato per suffissazione con -ificazione di gentr[y], come si è fatto per pane --> panificazione. È invece un calco omonimico, come tipificazione.
È un calco parzialmente analogo a pesticida, con la differenza che in quest’ultimo l’unica anomalia è che in italiano peste è una malattia contagiosa, mentre in inglese pest è un insetto infestante.
Ovviamente sí. Tuttavia, spesso succede che la somiglianza di suono non è sufficiente per creare un calco accettabile. Gentrificazione non è trasparente, com’è, per esempio, il calco omonimico tipificazione citato sopra da Freelancer.Lizard ha scritto:Probabile non c'entri per nulla, ma può essere che il termine di gentry, abbia a che fare con il latino gens, gentis?
Re: «Gentrificazione»
In base a questo principio non avremmo lo stoccafisso, con tanto di varianti dialettali.Ferdinand Bardamu ha scritto:[L]a somiglianza di suono non è sufficiente per creare un calco accettabile. Gentrificazione non è trasparente, com’è, per esempio, il calco omonimico tipificazione citato sopra da Freelancer.
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Re: «Gentrificazione»
Non è proprio la stessa cosa: a differenza d’-ificare, fisso non è un suffisso [dal significato ben preciso], quindi non rischia d’ingenerare confusione nell’ascoltatore né produce un’incongruenza linguistica (semantica, come nel caso di pesticida e digitale [nel senso di «numerico»], o semantica e morfologica come nel caso di referente e, appunto, ??gentrificazione).
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Re: «Gentrificazione»
Questa è una questione interessante. Provo a spiegare perché i due casi non si possono paragonare.Zabob ha scritto:In base a questo principio non avremmo lo stoccafisso, con tanto di varianti dialettali.Ferdinand Bardamu ha scritto:[L]a somiglianza di suono non è sufficiente per creare un calco accettabile. Gentrificazione non è trasparente, com’è, per esempio, il calco omonimico tipificazione citato sopra da Freelancer.
Stoccafisso è una parola d’uso popolare, che presenta un adattamento paretimologico di una parola dell’olandese antico, stocvisch, che significa ‹pesce a bastone› o ‹pesce seccato sui bastoni›.
Gentrificazione, invece, è un termine tecnico della sociologia, ed è, come ha ricordato sopra Freelancer, un calco omonimico, cioè un calco formato partendo dalla somiglianza lessicale tra l’inglese e l’italiano. Ma qui siamo di fronte a una somiglianza molto vaga, sia sotto l’aspetto formale sia, soprattutto, sotto quello semantico: gentry ricorda gente, ma gente non vuol dire ‹piccola nobiltà›. I calchi del linguaggio tecnico-scientifico dovrebbero essere trasparenti, altrimenti tanto vale adottare l’anglicismo crudo (mia modesta opinione).
P.S. Chiedo scusa a Infarinato: ho pubblicato il mio intervento senza avvedermi che lui aveva pubblicato il suo poco prima.
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Re: «Gentrificazione»
…o un [oscuro] grecismo, che è un po’ meglio…Ferdinand Bardamu ha scritto:I calchi del linguaggio tecnico-scientifico dovrebbero essere trasparenti, altrimenti tanto vale adottare l’anglicismo crudo…
Secondo me, la miglior soluzione è (sarà?) quella di trovare un quartiere italiano in cui sia avvenuta tale «riqualificazione speculativa» e usarlo antonomasticamente: e.g., *pariolizzazione.
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Brilliant! A Roma pare che sia Trastevere a subire questo fenomeno. Ci vorrebbe però il parere di qualche esperto che ci legge. Nell’attesa che qualche sociologo o urbanista ci risponda, direi che riqualificazione speculativa è una buona soluzione.
Nobilitazione urbanistica è un tentativo di mantenere il significato di gentry, ma non riesce a trasmettere che si tratta di un fenomeno che ha conseguenze sociali negative.
Abbiamo messo sul piatto qualche proposta: come sempre, con un minimo di sforzo si può sempre trovare un traducente.
Nobilitazione urbanistica è un tentativo di mantenere il significato di gentry, ma non riesce a trasmettere che si tratta di un fenomeno che ha conseguenze sociali negative.
Abbiamo messo sul piatto qualche proposta: come sempre, con un minimo di sforzo si può sempre trovare un traducente.
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In realtà, [se gl’italiani fossero ancora un popolo che ha fiducia in sé stesso (in senso letterale, per carità, non nazionalistico) e] l’italiano una lingua che non «ha paura di sé stessa», di traducenti se ne potrebbero trovare a bizzeffe. A scopo meramente «ricreativo», s’intende, propongo quindi un bell’intronfiamento [delle periferie]. 

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