Ivan92 ha scritto:A ogni modo, le dissi che si sarebbe potuta organizzare una cena. Ma nel pronunciare la frase, deaffricai la
c di
cena e mi scappò /una'ʃena/. Lei, sbigottita, rispose: "Una scéna...teatrale? E per quale motivo, scusa?"


Questo è uno dei casi di cui parlavo: l'ascoltatore percepisce una /ʃ/, è possibile che la intenda come una "sc". E' vero che dovrebbe essere doppia, e che quindi questo [ʃ] al suo orecchio è irregolare, ma in qualche maniera si cerca di ricostruire comunque la parola. Se non conosce il fenomeno allofonico di "c", punta diritto verso una "sc" troppo corta.
Se poi l'ascoltatore fosse del Nord, e avesse quindi una tendenza a geminare [ʃ] meno che al Centro, andrebbe ancora più sicuro verso quell'interpretazione. In questo caso, probabilmente, Infarinato direbbe che "è colpa sua"; io dico che c'è un concorso di colpa.
Sono comunque rari i casi in cui la comunicazione fallisce per regionalità fonetiche: abbastanza frequentemente, però, si perdono elementi di ridondanza linguistica.
Se la trasmissione del suono non è perfetta (rumori ambientali, connessione telefonica scadente) può capitare uno scambio semantico perché manca quell'elemento che avrebbe potuto salvare la parola.
E' un fenomeno che sperimento, ogni tanto, al telefono con la mia ragazza: la connessione è scadente, e lei capisce una parola differente da quella che ho detto. Non a caso: ha sentito le mie vocali, ma nella ricostruzione della parola rovinata scarta la soluzione giusta perché nella sua parlata c'è la versione opposta di "e" "o". Ne sceglie quindi una di quelle che, nella sua parlata, hanno le vocali da me pronunciate.
Se la varietà di Italiano fosse la stessa, ci sarebbero elementi di ridondanza in più.