È anche un discorso diatopico, o meglio (visto che si tratta della stessa regione) «diacorico»: a Pi/s/a, per esempio, come persuasivamente argomenta anche il Castellani, si è probabilmente sempre detto
su/z/
ina e
pi/z/
ello fin da epoca [alto]medievale, cioè già dall’epoca in cui presumibilmente si ebbe la prima massiccia ondata di sonorizzazione dell’
s intervocalica in virtú d’una moda settentrionaleggiante che percorse la regione (V–VI sec. secondo il Castellani —
ça va sans dire:
susina e
pisello sono attestati solo molti secoli dopo!).
P.S. Ai [giovani] pi/s/ani che dicono *
Pi/z/
a (insieme a *
ca/z/
a, *
co/z/
a etc., ma —si badi—
solo quando si sforzano di parlar «bene»), invece, bisognerebbe semplicemente ritirar la cittadinanza con cerimonia pubblica da concludersi (
ovviamente) con un bel «tuffo accompagnato» dal Ponte di Mezzo.
