«Serqua» = «gran quantità»
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«Serqua» = «gran quantità»
Riapro la questione di serqua provando ad aggiungere qualche dato e a fare una riflessione piú ampia.
Il significato proprio della parola è «numero di dodici» (cfr. es. Vocabolario degli accademici della crusca, quarta impressione, s.v. «Serqua»). Il Vocabolario distingue dozzina da serqua secondo gli oggetti a cui ciascuna di queste parole si accompagna: serqua «dicesi più propriamente d’uova, di pere, di pani, o altre cose simili».
Tutti i dizionari moderni che ho potuto consultare riportano però anche un’altra accezione, figurata ed estensiva: si vedano le voci che ho citato qui, a cui aggiungo, per soprammercato, lo Zingarelli minore (ed. 2001, «sérqua s.f. 1 Dozzina: una s. di uova. 2 (est.) Grande numero o quantità: una s. di pugni»).
Come si sia giunti all’uso estensivo, è chiaro. Serqua, come dozzina e decina, può avere un valore approssimativo. Si veda, per esempio, questo passo di Giuseppe Giusti:
Chi disse il governo aver conosciuto non esservi luogo a procedere, e chi disse aver voluto che non si scuoprissero altari per paura di propagare il morbo, tanto più che i carcerati avevano chiesto processo ordinario. Quel che posso dire perché lo vidi da me, è che il ministro processante ci s’era messo coll’arco del collo e si stropicciava le mani dall’allegria che gli fosse capitata la bazza di carrucolarne una serqua in galera.
I dizionari moderni, salvo possibili eccezioni, non sono compilati da persone che s’inventano le parole. Inoltre, bisogna rilevare che dal significato approssimativo a quello estensivo è un passo. Si può notare un procedimento simile per altre parole che indicano oggetti di uso quotidiano, come sporta o il regionale cofana, i quali, benché non si riferiscano a un numero piú o meno preciso di cose, possono essere usati figuratamente nell’espressività del linguaggio familiare.
Se un ragionamento di carattere generale non bastasse, porto anche un esempio antico. Nel Pataffio di Franco Sacchetti (nato in Dalmazia da una famiglia di origini fiorentine, e vissuto a Firenze), si trova un serquentina, diminutivo di serqua, che in questo glossario della rivista «Studi di lessicografia italiana» è definito come «dozzina e quindi una buona quantità» (grassetto mio).
Il significato proprio della parola è «numero di dodici» (cfr. es. Vocabolario degli accademici della crusca, quarta impressione, s.v. «Serqua»). Il Vocabolario distingue dozzina da serqua secondo gli oggetti a cui ciascuna di queste parole si accompagna: serqua «dicesi più propriamente d’uova, di pere, di pani, o altre cose simili».
Tutti i dizionari moderni che ho potuto consultare riportano però anche un’altra accezione, figurata ed estensiva: si vedano le voci che ho citato qui, a cui aggiungo, per soprammercato, lo Zingarelli minore (ed. 2001, «sérqua s.f. 1 Dozzina: una s. di uova. 2 (est.) Grande numero o quantità: una s. di pugni»).
Come si sia giunti all’uso estensivo, è chiaro. Serqua, come dozzina e decina, può avere un valore approssimativo. Si veda, per esempio, questo passo di Giuseppe Giusti:
Chi disse il governo aver conosciuto non esservi luogo a procedere, e chi disse aver voluto che non si scuoprissero altari per paura di propagare il morbo, tanto più che i carcerati avevano chiesto processo ordinario. Quel che posso dire perché lo vidi da me, è che il ministro processante ci s’era messo coll’arco del collo e si stropicciava le mani dall’allegria che gli fosse capitata la bazza di carrucolarne una serqua in galera.
I dizionari moderni, salvo possibili eccezioni, non sono compilati da persone che s’inventano le parole. Inoltre, bisogna rilevare che dal significato approssimativo a quello estensivo è un passo. Si può notare un procedimento simile per altre parole che indicano oggetti di uso quotidiano, come sporta o il regionale cofana, i quali, benché non si riferiscano a un numero piú o meno preciso di cose, possono essere usati figuratamente nell’espressività del linguaggio familiare.
Se un ragionamento di carattere generale non bastasse, porto anche un esempio antico. Nel Pataffio di Franco Sacchetti (nato in Dalmazia da una famiglia di origini fiorentine, e vissuto a Firenze), si trova un serquentina, diminutivo di serqua, che in questo glossario della rivista «Studi di lessicografia italiana» è definito come «dozzina e quindi una buona quantità» (grassetto mio).
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data sab, 07 mar 2015 1:50, modificato 1 volta in totale.
Re: «Serqua» = «gran quantità»
Deve essere inteso come una dozzina di pugni.Ferdinand Bardamu ha scritto:2 (est.) Grande numero o quantità: una s. di pugni»).
Come la dozzina non è "una gran quantità", neppure la serqua lo è, che vuol dir lo stesso.
Se chi ha scritto la frase avesse voluto intendere "una gran quantità" avrebbe dovuto usare "sequela" o "caterva" o simili, anche se una scarica di dodici colpi non mi pare trascurabile. Altrimenti sarebbe come dire "una decina di pugni" intendendo con questo "una gran quantità" di pugni, che è un uso altrettanto improprio.
Anche nel passo del Giusti serqua vuol dire precisamente dozzina nello stesso modo in cui dozzina s'adopra in Italiano (12 o circa 12); non certo "una gran quantità", non c'è nessuna ragione per pensarlo.
Una serquentina (non più in uso) è come dire "dozzinetta", uguale uguale, vedere serquentina.
Se si parla come si mangia si sbaglia di meno, serqua non ha nessun significato estensivo oltre "dozzina", a meno che non si sappia cosa significa, e qualora si volesse dire 'una gran quantità' non si userebbe certo il termine dozzina se non per suggerire una quantità che non eccede 13 e non è inferiore a 11.
Quel passo del Giusti potrebbe essere stato frainteso e al termine serqua essere stato attribuito un significato improprio che è diffondere ignoranza volerlo accettare per buono.
Ci si potrebbe ritrovare con qualcosa del tipo "gli fu data una tal serqua di bottoni che non sapeva come fare per portarli a casa", quando una brancata di 12 bottoni entra anche in bocca.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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Non capisco davvero come si possa sostenere che «una serqua di pugni» va inteso come «una dozzina di pugni». Evidentemente secondo lei chi dà una serqua di pugni è una persona molto precisa. 
Potrebbe però svelare quali sono le fonti delle sue affermazioni? Su quali basi lei sostiene che a serqua non si può dare un significato figurato? Intendo: a parte la sua esperienza personale, che molto probabilmente non coincide con l’esperienza di tutti i toscani.

Potrebbe però svelare quali sono le fonti delle sue affermazioni? Su quali basi lei sostiene che a serqua non si può dare un significato figurato? Intendo: a parte la sua esperienza personale, che molto probabilmente non coincide con l’esperienza di tutti i toscani.
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data sab, 07 mar 2015 1:52, modificato 1 volta in totale.
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Aggiungo: conformemente all’etimo, il significato originario di serqua anche in fiorentino non era «dozzina», bensí «misura di cereali».
(…ci sono altri chiari esempi fanfaniani del significato estensivo di serqua, ma mi fermo qui).
E il piú toscano dei toscani, il piú purista dei puristi, Pietro Fanfani, nelle sue Voci e maniere del parlar fiorentino del 1870 scrive: «M’ha infilzato una serqua di bugie le ha dette una dopo l’altra» —e no, non si tratta di dodici bugieIl [i]DELI [/i](sottolineature mie) ha scritto:sérqua,
s. f. ‘misura di cereali’ (seriqua: 1276, Testi sangimignanesi, Firenze, 1956; serqua: 1279, NTF 373, dove è da correggere il sign. di ‘dozzina’) ‘grande numero o quantità’ (1870, P. Fanfani).
● Lat. sĭliqua(m) ‘baccello’ (d’etim. incerta), che già in lat. indicava un’unità di misura. […]

"Un Dodici, Una Dozzina, Una Serqua; nome quest'ultimo, che non fu già, siccome alcun crede, ristretto a denotare dodici uova, come adesso, ma ancora dodici di altre cose, laonde significare dodici pani si scorge in Giovanni Villani; avendovi ancora per maggiore abbondevolezza Serquetta, e Serquettina, siccome Dozzinetta, e Dozzinuccia."
(Manni-Lezioni di lingua toscana- pagg. 58-59)
Prego, Infarinato, non può fermarsi proprio ora, perché a questo punto serve qualche prova vera del fatto che serqua sia indubitabilmente usato da un autore toscano che scrive prima degli anni '60 per designare una quantità che sia sicuramente superiore a tredici, per essere "una gran quantità" non m'aspetto di meno.
Da Lei m'aspetto una dimostrazione seria.
(Manni-Lezioni di lingua toscana- pagg. 58-59)
Veramente non ce n'è necessità, basta che sia uno cui piace la parola perché l'ha colpito per la sua inusitatezza e l'usi a vanvera per far colpo esibendo la propria ignoranza.Ferdinand Bardamu ha scritto:Evidentemente secondo lei chi dà una serqua di pugni è una persona molto precisa.
Prego, Infarinato, non può fermarsi proprio ora, perché a questo punto serve qualche prova vera del fatto che serqua sia indubitabilmente usato da un autore toscano che scrive prima degli anni '60 per designare una quantità che sia sicuramente superiore a tredici, per essere "una gran quantità" non m'aspetto di meno.
Da Lei m'aspetto una dimostrazione seria.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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Gli esempi [anche toscani e antichissimi] qui forniti (…oltre all’etimologia e al [banale, ma scientificamente documentato] ragionamento di carattere generale sull’estensibilità del significato) sono piú che sufficienti, caro Scilens.
Mi dispiace, ma l’onere della [contro]prova spetta proprio a Lei.
Mi dispiace, ma l’onere della [contro]prova spetta proprio a Lei.

Non è possibile dimostrare qualcosa che non c'è. Dimostri Lei che quel significato di "una gran quantità" esiste in qualche testo. Che serqua è sinonimo di dozzina, cosa che io sostengo, è già dimostrato. Se vuole dimostrare che significa anche altro, lo faccia.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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L’ho già fatto.Scilens ha scritto:Dimostri Lei che quel significato di "una gran quantità" esiste in qualche testo.
È Lei che dovrebbe dimostrare che in quegli esempi serqua vale esattamente (o anche approssimativamente) «dozzina»… Ma non si preoccupi: l’invito era puramente «retorico», non essendo possibile né per Lei né per altri farlo.

La questione è chiusa.
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