Si quis autem quod de Tuscis asserimus, de Ianuensibus asserendum non putet, hoc solum in mente premat, quod si per oblivionem Ianuenses ammicterent z licteram, vel mutire totaliter eos vel novam reparare oporteret loquelam. Est enim z maxima pars eorum locutionis; que quidem lictera non sine multa rigiditate profertur.
«Sozzo»
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Nei dialetti liguri abbiamo normalmente susu (s sorda); in alcuni più conservativi suzu (z sorda). Dato che l'esito è u e non ü, per le forme liguri si deve postulare una base con ŭ e non con ū (SŪCIDUS), che può essere il *SUCCEUS di Merlo ma anche un SŬCI(D)US. Per quanto riguarda il grafema -z- nel genovese antico il valore è sicuramente (ts/dz) e non (s). La prova? Scrive il Sommo Dante nel De Vulgari Eloquentia:
Non è che invece la cosa giusta sia usare queste rime per dimostrare che all'epoca di Dante la pronuncia non era quella moderna o presunta tale?Si noti però che la rima è considerata perfetta anche nei casi in cui e ed o aperta rimano con e ed o chiusa, ovvero s e z sorda con s e z sonora. Esempi:
allòri : còri : ardóri (GL I, 2)
cèssa : opprèssa : éssa (GL I, 6)
rispóse : còse : spòśe (Purg. XXIX, 56-58-60)
Tagliacòzzo : mózzo : sóżżo (Inf. XXVIII, 17-19-21)
Ad esempio: il fatto che rispose sia talvolta dittongato
non sta a indicare che la o era aperta?Dante ha scritto:Rispuosemi: "Non omo, omo già fui
e li parenti miei furon lombardi
mantoani per patria ambedui"
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Bravo, Bue (ben tornato!Bue ha scritto:Non è che invece la cosa giusta sia usare queste rime per dimostrare che all'epoca di Dante la pronuncia non era quella moderna o presunta tale?

Questo, sí: conformemente all’etimo [di rispose per quanto riguarda la o, oggi chiusa, e di spose per quel che concerne la s intervocalica, oggi sonora], rispose, cose e spose dovevano anticamente terminare tutte in /'Ose/.Bue ha scritto:Ad esempio: il fatto che rispose sia talvolta dittongato […] non sta a indicare che la o era aperta?
Analogamente (mi sono ormai convinto), si sarà avuto /-tsts-/ [anche] in sozzo.
Cambiando discorso: io non ho mai sentito dire né so/tsts/o con la sorda né (tanto meno) so/dzdz/o con la sonora. La versione che è giunta alle mie orecchie, ovunque sia stato (anche in Settentrione!), è solo quella che i dizionari registrano come "variante roman(esc)a": zózzo! «Ma ti sei visto? sei tutto zozzo [o "inzozzato"]!»
Mi viene il dubbio che sozzo si dica solo in Toscana: è così?
Mi viene il dubbio che sozzo si dica solo in Toscana: è così?
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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A Pistoia esiste un palazzo Sozzifanti e credo esista ancora questo cognome ma con una sola zeta. Va notato che a Pistoia dicono la esse come zeta sorda, più o meno 'il tsole' (quasi zole) come noi diciamo 'intsomma'. Non ho cercato, ma c'è la possibilità di trovarlo scritto Sotsi.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
Sì, ma va specificato che /s/ → /ʦ/ nei nessi /ns, rs, ls/ come in tutta la Toscana, ad eccezione di Firenze e Prato.Scilens ha scritto:Va notato che a Pistoia dicono la esse come zeta sorda, più o meno 'il tsole' (quasi zole) come noi diciamo 'intsomma'.
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