«Gettare un ponte»
Moderatore: Cruscanti
«Gettare un ponte»
Buonasera a tutti. Sperando di non fare troppi svarioni oso intervenire in questo consesso con un'umile richiesta: qualcuno sa perché si dice "gettare un ponte", e che cosa sia la "gittata"? Ho sempre pensato ne fosse la lunghezza ma poi trovo in rete un intervento di Sgarbi che, riferendosi al ponte di Calatrava, afferma: "quella gittata copre la prospettiva della città". Voi cosa ne pensate?
Grazie.
Grazie.
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- Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09
Mi viene da pensare all'ambito poliorcetico o bellico in senso lato: si ricorreva a un ponte per superare un fossato, inteso come elemento difensivo artificiale, o anche come ostacolo naturale; l'equivalente degli attuali genieri "gettava" letteralmente una struttura a passerella dall'altra parte del fosso.
Analogamente il ponte levatoio di una fortificazione si "getta" sull'altra sponda del fossato.
Tutt'oggi del resto i carrarmati getta-ponte seguono lo stesso principio.
Poi possono sorgere confusioni con l'uso delle strutture in calcestruzzo o cemento armato, che data dagli inizi del secolo scorso (il primo ponte di questo tipo in Italia, secondo in Europa, pare risalga al 1910 o giù di lì), nelle quali in gergo tecnico si fa la "gettata" del calcestruzzo sull'armatura in ferro. I due significati convergono nell'oggetto finito, sempre di ponte si tratta, e in un modo o nell'altro si continua a "gettarlo".
La gittata invece è termine tecnico architettonico legato appunto all'ampiezza di un arco, ma nei testi di storia dell'arte l'ho trovato spesso esteso all'oggetto, in frasi tipo "tutto il valore dell'edificio è... nella solenne e replicata gittata dei costoloni" (Argan, L'architettura italiana del '200 e '300), dove oltre a una misura fisica sembra ci si riferisca direttamente all'atto di slanciarsi oltre nello spazio, cioè, non all'oggetto fisico dell'arco ma al suo corrispondente dinamico: l'arco raccorda due punti, come se partisse da un caposaldo per raggiungere l'altro, e in questo movimento ideale interferisce con lo spazio visivo. Da un punto di vista della critica d'arte può così materializzarsi come un ostacolo fisico alla visuale, anzichè ad esempio come un elemento che alleggerisce e dà slancio verso l'alto.
Penso sia un uso di gergo tecnico, rende bene l'idea ma spiegarlo concretamente non mi viene facile.
Analogamente il ponte levatoio di una fortificazione si "getta" sull'altra sponda del fossato.
Tutt'oggi del resto i carrarmati getta-ponte seguono lo stesso principio.
Poi possono sorgere confusioni con l'uso delle strutture in calcestruzzo o cemento armato, che data dagli inizi del secolo scorso (il primo ponte di questo tipo in Italia, secondo in Europa, pare risalga al 1910 o giù di lì), nelle quali in gergo tecnico si fa la "gettata" del calcestruzzo sull'armatura in ferro. I due significati convergono nell'oggetto finito, sempre di ponte si tratta, e in un modo o nell'altro si continua a "gettarlo".
La gittata invece è termine tecnico architettonico legato appunto all'ampiezza di un arco, ma nei testi di storia dell'arte l'ho trovato spesso esteso all'oggetto, in frasi tipo "tutto il valore dell'edificio è... nella solenne e replicata gittata dei costoloni" (Argan, L'architettura italiana del '200 e '300), dove oltre a una misura fisica sembra ci si riferisca direttamente all'atto di slanciarsi oltre nello spazio, cioè, non all'oggetto fisico dell'arco ma al suo corrispondente dinamico: l'arco raccorda due punti, come se partisse da un caposaldo per raggiungere l'altro, e in questo movimento ideale interferisce con lo spazio visivo. Da un punto di vista della critica d'arte può così materializzarsi come un ostacolo fisico alla visuale, anzichè ad esempio come un elemento che alleggerisce e dà slancio verso l'alto.
Penso sia un uso di gergo tecnico, rende bene l'idea ma spiegarlo concretamente non mi viene facile.
La ringrazio molto, egregia domina, si è spiegata benissimo!
Io azzardavo che un ponte si "getta" perché in origine si lanciava una fune all'altra sponda del fiume (quelle sui fossati forse sono più passerelle che ponti, anche se attraversati da ponti levatoi...).
Penso che la gettata del calcestruzzo (ma per alcuni ancora "gittata") tutto sommato non rechi confusione, trattandosi di due ambiti semantici differenti.
Forse, infine, parlando di ostacoli fisico potremmo allora anche dire "quell'altezza toglie visuale alla visione", interpretando così l'intervento di Sgarbi.
Ancora grazie e buona giornata.
Io azzardavo che un ponte si "getta" perché in origine si lanciava una fune all'altra sponda del fiume (quelle sui fossati forse sono più passerelle che ponti, anche se attraversati da ponti levatoi...).
Penso che la gettata del calcestruzzo (ma per alcuni ancora "gittata") tutto sommato non rechi confusione, trattandosi di due ambiti semantici differenti.
Forse, infine, parlando di ostacoli fisico potremmo allora anche dire "quell'altezza toglie visuale alla visione", interpretando così l'intervento di Sgarbi.
Ancora grazie e buona giornata.
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- Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09
Non è la stessa cosa, secondo me.
Non l'altezza in sé del ponte, che anzi sembra basso, e neanche il suo ingombro fisico, ché la struttura in vetro appare quantomai aerea, disturbano l'occhio critico, quanto quella linea sottile che guizza da una riva all'altra del canale, resecando la via d'acqua, quasi a farle perdere la sua identità di comunicazione e farla scadere a ostacolo.
Lì il ponte non c'era, non siamo abituati a vederlo, e proprio lo slanciarsi orizzontale della sua arcata altera irrimediabilmente, tagliandola, una visuale che consideravamo immutabile.
Circa il calcestruzzo, non intendevo dire che si possa fare confusione, in effetti; ma mi sono sorpresa per la coincidenza: dalle passerelle più antiche (o addirittura dalle corde, come lei fa notare) sino alle più moderne tecnologie, i ponti hanno sempre a che fare con qualcosa che si getta.
Non l'altezza in sé del ponte, che anzi sembra basso, e neanche il suo ingombro fisico, ché la struttura in vetro appare quantomai aerea, disturbano l'occhio critico, quanto quella linea sottile che guizza da una riva all'altra del canale, resecando la via d'acqua, quasi a farle perdere la sua identità di comunicazione e farla scadere a ostacolo.
Lì il ponte non c'era, non siamo abituati a vederlo, e proprio lo slanciarsi orizzontale della sua arcata altera irrimediabilmente, tagliandola, una visuale che consideravamo immutabile.
Circa il calcestruzzo, non intendevo dire che si possa fare confusione, in effetti; ma mi sono sorpresa per la coincidenza: dalle passerelle più antiche (o addirittura dalle corde, come lei fa notare) sino alle più moderne tecnologie, i ponti hanno sempre a che fare con qualcosa che si getta.
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Io, quando ho letto il primo messaggio, ho pensato proprio alle gettate di calcestruzzo.domna charola ha scritto:Circa il calcestruzzo, non intendevo dire che si possa fare confusione, in effetti; ma mi sono sorpresa per la coincidenza
Mi accorgo, e me ne scuso, che per l'eccessiva stringatezza non ho reso il mio pensiero, riguardo la frase di Sgarbi.
Intendevo rilevare che, se a proposito di un ponte si può dire che la gittata disturba la prospettiva, di un grattacielo, ad esempio, potremmo forse dire "quell'altezza copre la prospettiva", intendendo con "altezza" la massa dell'edificio.
Credo, ora, almeno di essermi spiegato.
Intendevo rilevare che, se a proposito di un ponte si può dire che la gittata disturba la prospettiva, di un grattacielo, ad esempio, potremmo forse dire "quell'altezza copre la prospettiva", intendendo con "altezza" la massa dell'edificio.
Credo, ora, almeno di essermi spiegato.
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[FT] *«Riguardo _»
Riguardo alla.lorenzos ha scritto:…riguardo la frase di Sgarbi.
Re: [FT] *«Riguardo _»
Già, porti pazienza.
Grazie.
Grazie.
Re: «Gettare un ponte»
Egli è un umanista puro, pertanto escludo abbia inteso riferirsi, in una sorta di figurazione verbale, alla traiettoria balistica (simillima alla curva di quel ponte) che determina la gittata utile di un'arma, come invece d'acchito, a me che ho una formazione tecnicistico-scientifica, era balenato in mente. Credo invece che, da oratore facondo qual è, abbia impiegato gittata nell'accezione di gettata, 6., intendendo con ciò rimarcare la grossolana frapposizione di un argine (come argini sono, nella sostanza, moli, dighe e scogliere) allo sguardo sulla città.
Re: «Gettare un ponte»
Un argine non «copre la prospettiva della città»: la spezza in due.
La copre, invece, un ponte considerato un «orrore», per effetto della sua proiezione nello spazio.
Il termine gittata rende nitidamente il percorso parabolico di un corpo lanciato ad altissima velocità, che, nel suo moto inarrestabile, muta la geometria dello spazio, dal punto di lancio sino alla caduta al suolo.
E Sgarbi non avrebbe potuto usare espressione più efficace.
La copre, invece, un ponte considerato un «orrore», per effetto della sua proiezione nello spazio.
Il termine gittata rende nitidamente il percorso parabolico di un corpo lanciato ad altissima velocità, che, nel suo moto inarrestabile, muta la geometria dello spazio, dal punto di lancio sino alla caduta al suolo.
E Sgarbi non avrebbe potuto usare espressione più efficace.
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