Guardi che queste abbreviazioni, nell’italiano parlato, sono una cosa naturalissima e osservabile, poco o nulla conta l’inglese in questo.Freelancer ha scritto:...non della necessità di abbreviare una parola italiana per conformarsi alla corrispondente inglese.
«App»
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Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Nient’affatto! Dove l’ho scritto? Io dico che in italiano queste abbreviazioni sono cosa normale. Anche uni per università, per ampliare la lista. Questo non è un influsso dell’inglese, è un fenomeno proprio, credo, di tutte le lingue.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Il modo tradizionale di formare i diminutivi in italiano è comunque quello di prendere la parte finale della parola. Negli antroponimi si pensi a Lino, Gino ecc. mentre Giannino per Giovanni, diffuso in Toscana, è più l'eccezione che la regola. La tendenza a prendere la prima parte del nome (Ale, Vale ecc.) è recente e non si può escludere un'influenza – sia pur indiretta – dell'inglese che ha questa caratteristica (per es. Alec ← Alexander, Brad ← Bradley ecc.).
Non stiamo parlando di diminutivi, ma di abbreviazioni.Carnby ha scritto:Il modo tradizionale di formare i diminutivi in italiano...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Ferdinand Bardamu
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Pochi giorni fa sono stato in Francia. Nei manifesti pubblicitari di aziende che offrono servizi non compare la parola app, ma appli (almeno in quelli che mi è capitato di vedere). Qui un esempio dell’uso di appli nel maggiore giornale francese.
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Sí, i francesi usano il termine appli, ma in italiano non si potrebbe dire appí (sarebbe la pronuncia delle prime due lettere, cioè ap, comprensibile perché simile all'inglese app)?Ferdinand Bardamu ha scritto:Pochi giorni fa sono stato in Francia. Nei manifesti pubblicitari di aziende che offrono servizi non compare la parola app, ma appli (almeno in quelli che mi è capitato di vedere). Qui un esempio dell’uso di appli nel maggiore giornale francese.

- Ferdinand Bardamu
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Mi sembra un’abbreviazione poco naturale. Da bicicletta si è fatto bici, da cinema cine, quindi da applicazione farei appli. In ogni caso, giacché appli non è affatto comune in italiano (cercando in Google se ne trova giusto un esempio, qui), io mi attengo a applicazione. Per quanto mi riguarda, non riesco proprio a dire app, che mi sembra una parola poco espressiva, quasi come un’interiezione.fiorentino90 ha scritto:Sí, i francesi usano il termine appli, ma in italiano non si potrebbe dire appí (sarebbe la pronuncia delle prime due lettere, cioè ap, comprensibile perché simile all'inglese app)?
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Sí, à ragione. È un'abbreviazione inventata a tavolino.Ferdinand Bardamu ha scritto:Mi sembra un’abbreviazione poco naturale.fiorentino90 ha scritto:Sí, i francesi usano il termine appli, ma in italiano non si potrebbe dire appí (sarebbe la pronuncia delle prime due lettere, cioè ap, comprensibile perché simile all'inglese app)?
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