[xCAL] «Ollu» (presentativo)
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- Ferdinand Bardamu
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Sarebbe stato meglio citare la fonte… lo faccio io: Landolfo Iuniore (1077-1137), Historia Mediolanensis.
Cum procul vidissent Mediolanum, Ardericus idem in protensi virga, usque ad Majorem Ecclesiam Civitatis portavit, clamando: Heccum la Stola, Heccum la Stola
C’è da notare che «heccum» si trova all’interno di un discorso diretto. Rimane valido quanto detto sopra riguardo all’aspirata: questa citazione non dimostra granché.
Cum procul vidissent Mediolanum, Ardericus idem in protensi virga, usque ad Majorem Ecclesiam Civitatis portavit, clamando: Heccum la Stola, Heccum la Stola
C’è da notare che «heccum» si trova all’interno di un discorso diretto. Rimane valido quanto detto sopra riguardo all’aspirata: questa citazione non dimostra granché.
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La forma hecce è molto più documentata, e per diversi secoli.
Sulla forma 'vecco' e 'veccolo', equivalenti a 'decco' e 'deccolo':
"Se dobbiamo credere al medesimo Salviati, questo modo di dire, ora escito d'uso, non lo era peranco ai tempi suoi : « Vecco e veccolo invece d' ecco e d'eccolo si dice tutto giorno nel parlar domestico.» Però, se non vecco, d'ecco e deccolo ci rammentiamo di avere udito più volte nel contado senese. Secondo il Salviati, vecco non è per eccovi; ma la v è una semplice aggiunta eufonica; e questa opinione sembra resa assai verosimile dall'altro modo di pronunziare la stessa parola decco."
(Rime del cav. Leonardo Salviati: secondo la lezione originale..., Volume 115,Edizione 17; di Leonardo Salviati, Pietro Vettori, pag. 123 nota 13 )
Son del medesimo parere.
Sulla forma 'vecco' e 'veccolo', equivalenti a 'decco' e 'deccolo':
"Se dobbiamo credere al medesimo Salviati, questo modo di dire, ora escito d'uso, non lo era peranco ai tempi suoi : « Vecco e veccolo invece d' ecco e d'eccolo si dice tutto giorno nel parlar domestico.» Però, se non vecco, d'ecco e deccolo ci rammentiamo di avere udito più volte nel contado senese. Secondo il Salviati, vecco non è per eccovi; ma la v è una semplice aggiunta eufonica; e questa opinione sembra resa assai verosimile dall'altro modo di pronunziare la stessa parola decco."
(Rime del cav. Leonardo Salviati: secondo la lezione originale..., Volume 115,Edizione 17; di Leonardo Salviati, Pietro Vettori, pag. 123 nota 13 )
Son del medesimo parere.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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Intervengo perché, grazie alle ricerche di Ferdinand, mi è tornato in mente qualcosa che vorrei aggiungere al mio intervento d'apertura del filone. 

Nell'intervento iniziale io avevo scritto che:Ferdinand Bardamu ha scritto:Facendo uno spoglio piú approfondito del Rohlfs, ho trovato questi due paragrafi, di cui ricopio alcuni passi.
[...]
Nella latinità volgare d’Italia l’avverbio dimostrativo e c c e è stato sostituito da e c c u m, che propriamente significa ‘eccolo’ (e c c e e u m): eccomi, eccolo, ecco che viene, eccolo venir fuori. Con dativo etico, si ha poi nel toscano eccoti il castello, eccotelo ‘eccolo’, in napoletano eccotíllo (accanto a tècchətə, rafforzato con tè ‘guarda’, propriamente ‘tieni’), nel calabrese èccute vinire u frate ‘ecco che viene il fratello’. Il toscano (Siena, Livorno) dècco deriva dalla fusione con ed; mentre una fusione con ve ‘vedi’ mostra il napoletano vecco.
Ora, grazie a Ferdinand, mi sono invece ricordato che, anche qui da me, esistono (pur essendo poco usate) le espressioni "Èccumi ccà" ed "Èccuti ccà", forse provenienti dal calabrese meridionale o dal siciliano, e che, essendo appunto in una zona linguisticamente di confine, coesistono con la forma arcaica òllu, senza peraltro sovrapporvisi.[Ollu] Non si può, invece, usare al
posto di "eccomi!",
"eccoti!", a meno di ricorrere a perifrasi tipo "ecco che sono arrivato!" o "ecco dov'eri!".
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- Ferdinand Bardamu
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E io sono felice di risponderle, infatti con la sua apparentemente semplice domanda m'ha fatto riflettere su una cosa a cui non avevo mai fatto caso! 
Anzitutto, la frase da lei citata sembra calabrese meridionale, a causa dell'infinito non apocopato (qui da me sarebbe "vení").
Tornando alla domanda, di primo acchito le avrei risposto: no, la frase "Ecco che viene il fratello" da me sarebbe, pari pari, "Ollu ca vene lu frati".
Però... però, dopo aver riflettuto, ho pensato che la frase del Rohlfs, se tradotta letteralmente, anche in italiano ha una diversa sfumatura di significato!
Immaginiamo di star raccontando una storia, in cui, ad esempio, diciamo: «...e mentre stavo parlando con quella bella ragazza, eccoti arrivare il fratello!»
Non è la stessa cosa, vero?
Ebbene, se il significato fosse questo, allora sì, anche noi diremmo "èccuti vení 'u frati". Curioso, no? L'ambito semantico di ollu ed èccuti è differente, almeno nel mio dialetto!

Anzitutto, la frase da lei citata sembra calabrese meridionale, a causa dell'infinito non apocopato (qui da me sarebbe "vení").
Tornando alla domanda, di primo acchito le avrei risposto: no, la frase "Ecco che viene il fratello" da me sarebbe, pari pari, "Ollu ca vene lu frati".

Però... però, dopo aver riflettuto, ho pensato che la frase del Rohlfs, se tradotta letteralmente, anche in italiano ha una diversa sfumatura di significato!
Immaginiamo di star raccontando una storia, in cui, ad esempio, diciamo: «...e mentre stavo parlando con quella bella ragazza, eccoti arrivare il fratello!»

Non è la stessa cosa, vero?
Ebbene, se il significato fosse questo, allora sì, anche noi diremmo "èccuti vení 'u frati". Curioso, no? L'ambito semantico di ollu ed èccuti è differente, almeno nel mio dialetto!

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- Ferdinand Bardamu
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Sono piacevolmente sorpreso che il mio filone abbia sucitato il vostro interesse, e farò del mio meglio per spiegarmi in modo più preciso!Ferdinand Bardamu ha scritto:Grazie. Temo però di non aver ben capito la differenza semantica: quando si usa ollu e quando èccute?

Allora, ollu/a/i è il presentativo normale, e corrisponde all'italiano ecco (salvo che va accordato in genere o numero): «Ollu 'u cani/olli i cani» = «Ecco il cane/i cani»
Si usa anche come interiezione, e corrisponde ad eccolo/a/i:
«(Dov'è la penna?) Olla!»
Non si può usare, invece, con gli altri clitici (mi, ti, ci, vi) e, di solito, si ricorre a giri di parole («sono qui» al posto di «eccomi»).
Tuttavia, esiste anche l'espressione «èccuti», che può essere usata in alcuni contesti, sovrapponibili a quelli del corrispondente italiano «eccoti», in particolare il terzo della voce di Wikizionario: rafforzativo di ecco, nell'esposizione di un racconto (che è, poi, quello che io ho ravvisato nella frase del Rohlfs).
Comunque, il suo uso più comune è dato dall'interiezione «èccuti ccà!», che corrisponde nel significato all'italiano «ecco(ci) qua!/ecco fatto!»
(Anche in senso ironico, del tipo: «ecco che la frittata è fatta!

Ultima modifica di Millermann in data gio, 23 lug 2015 9:41, modificato 1 volta in totale.
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- Ferdinand Bardamu
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Uhm, forse sono un po’ duro di comprendonio, ma no, non mi è ancora chiaro.
Provo: ollu si usa con un riferimento al momento dell’enunciazione, mentre èccute si può usare per descrivere un cambiamento subitaneo in un racconto, con un ancoraggio al tempo verbale, come nella costruzione italiana «ecco + infinito». È cosí?
Provo: ollu si usa con un riferimento al momento dell’enunciazione, mentre èccute si può usare per descrivere un cambiamento subitaneo in un racconto, con un ancoraggio al tempo verbale, come nella costruzione italiana «ecco + infinito». È cosí?

- Millermann
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Perbacco, che contemporaneità!Ferdinand Bardamu ha scritto:Provo: ollu si usa con un riferimento al momento dell’enunciazione, mentre èccute si può usare per descrivere un cambiamento subitaneo in un racconto, con un ancoraggio al tempo verbale, come nella costruzione italiana «ecco + infinito». È cosí?

Se ho ben capito ciò che intende, direi di sì, che è così: equivale alla costruzione italiana « ecco/eccoti + infinito»

Sixie, complimenti per la versatilità nelle "lingue"!

La sua frase è "corretta", anche se il significato mi sembra un po' diverso.

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- Ferdinand Bardamu
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Ha ragione, le chiedo scusa: me ne sono accorto tardi. La sua risposta in parte risolveva il mio dubbio, ma volevo un’ulteriore conferma.Millermann ha scritto:Perbacco, che contemporaneità!
Quindi, se avviene un cambiamento improvviso nella situazione comunicativa presente, si usa ollu: es. «Ollu ca vene u frate [nel preciso momento in cui parlo]». In un racconto, invece, si può usare (dico «si può» perché da quel che ho capito anche ollu è possibile in questo caso, dico bene?) èccute: es. «Stavo facendo il bucato quando èccute ca vene u pustinu». (Perdoni l’enunciato mistilingue e il calabrese maccheronico.) L’ho imbroccata?Millermann ha scritto:Se ho ben capito ciò che intende, direi di sì, che è così: equivale alla costruzione italiana « ecco/eccoti + infinito»

Certo che è diverso il significato : nella frase da lei scritta il parlante stava raccontando di come si stesse intrattenendo con una bella ragazza e - all'improvviso - eccoti arrivare il fratello ( con suo disappunto).Millermann ha scritto:Sixie, complimenti per la versatilità nelle "lingue"!
La sua frase è "corretta", anche se il significato mi sembra un po' diverso.
Nella mia frase, al contrario, il parlante si stava intrattenendo con il fratello della bella ragazza quando, all'improvviso, ella è comparsa ( con sua massima gioia).
Olla ca vene!

Mi perdoni, è il caldo, mi sta facendo evaporare quel poco di cervello che è rimasto.
We see things not as they are, but as we are. L. Rosten
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
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- Millermann
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È un vero piacere conversare con lei, caro Ferdinand, e in particolare in calabrese!Ferdinand Bardamu ha scritto:Quindi, se avviene un cambiamento improvviso nella situazione comunicativa presente, si usa ollu: es. «Ollu ca vene u frate [nel preciso momento in cui parlo]». In un racconto, invece, si può usare (dico «si può» perché da quel che ho capito anche ollu è possibile in questo caso, dico bene?) èccute: es. «Stavo facendo il bucato quando èccute ca vene u pustinu». (Perdoni l’enunciato mistilingue e il calabrese maccheronico.) L’ho imbroccata?

Perfettamente! Anzi, le dirò che il suo secondo esempio, per me, è espresso nell'unico modo possibile: un eventuale uso di ollu al posto di èccuti all'interno del racconto mi sembra improbabile. Si rischierebbe che l'interlocutore, fraintendendo, si guardi intorno alla ricerca del postino, credendo a un improvviso salto dalla narrazione alla realtà!

Per quanto riguarda il suo calabrese maccheronico, mi lasci dire che è ottimo! Se non le do noia, vorrei
darle qualche piccola informazione in più:


Bè, a questo punto, cos'altro posso dire? Viva il Veneto!!!Sixie ha scritto: Nella mia frase, al contrario, il parlante si stava
intrattenendo con il fratello
della bella ragazza quando,
all'improvviso, ella è comparsa ( con sua massima gioia).
Olla ca vene!![]()



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- Ferdinand Bardamu
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Grazie mille. Immaginavo d’aver calabresizzato una parola moderna, italiana. Del resto mi piace anche venetizzare le parole italiane, quando parlo dialetto.Millermann ha scritto:Per quanto riguarda il suo calabrese maccheronico, mi lasci dire che è ottimo! Se non le do noia, vorrei
darle qualche piccola informazione in più:come lei saprà, nella mia zona vige già il vocalismo siciliano, a cinque vocali: mancano completamente le é ed ó (semi)chiuse che, in dialetto, sono sostituite da i ed u (è per questo che ce ne sono così tante!). Ciò avviene solo nelle parole di antica tradizione (di diretta derivazione latina); per quelle moderne (come postino) in genere si cambia solo la finale (quindi, postinu), senza curarsi, né accorgersi, del grado d'apertura delle altre vocali, ché per noi -ehm- sono tutte uguali!
).

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